venerdì 28 dicembre 2012

rottamami a capodanno


a me la tiritera dello spumante, dei trenini stile “canale italia” e delle lenticchie m’aveva sfiancato già quando avevo 18 anni (portati male). figurati adesso che ne ho fatti 41 e c’ho il mal di gola da tre giorni.
chiamate renzi, voglio essere rottamato a capodanno insieme al mio blog.
quest’anno all’ultimo vado al cinema: magari un bell’hobbit proprio a cavallo della mezzanotte e passa la paura.
comunque, se a differenza mia festeggi il 31 buttandoti nel vortice sensuale delle danze, metti la musica giusta. tipo il regghe. tipo il fanchi.
(sì, c’è conflitto d’interessi: tra gli sciamannati del video ci suona un mio consanguineo. fate la legge sul conflitto d’interessi e tolgo il link).

e buon anno a tutti

lunedì 17 dicembre 2012

rob de ciod come aperitivo. con sondaggio


rob de ciod*.
ricevo questo sms da un esemplare femmina, 38 anni, con laurea: “ke dici se paxaxi per ape domani 19+30? devo già exere zona tuo office 18+30. c 6?”
rispondo: “vuoi invitarmi a bere un aperitivo o farmi la supercazzola**? nel primo caso prendo un tarapìa tapiòco. nel secondo anche”.
ti chiedi ancora perché esco sempre con gli altri due scappati di casa? l’alternativa è farsi venire la caipi-rogna già all’aperitivo.

* letteralmente “cose da chiodi” (cose da pazzi).
come si dice dalle tue parti “rob de ciod”? alle prime dieci risposte una caipi-rogna in omaggio. buffet libero, fatto avariare da me in persona. la toilette è in fondo al corridoio. sì, ma falla seduto invece di spruzzare dappertutto: siamo mica ai bagni dell’autopista. 

venerdì 7 dicembre 2012

“e c’è sempre un gran sole a sorprenderci”


se il lavoro mi soffoca e là fuori c’è pioggia, ripenso alla signora marta. me lo sono imposto come un mantra quello di ripensare alla signora marta.
per cent’anni, tutti i giorni a disinfettare gabinetti, a far bollire pentoloni di spaghetti per tre adulti e dodici bambini e a pulire il culo di figli non suoi. e sempre con quel borbottante buonumore.
l’ho vista l’ultima volta quindici anni fa: era un venerdì e io me ne andavo da quella comunità dopo un anno di servizio civile e di civili lezioni di borbottante buonumore.
pioveva. salutandomi, mi disse sorridendo che le piaceva il sole e non le sembrava giusto congedarci in un giorno di pioggia.
ricordo che mi sono chiuso la porta della comunità alle spalle e ho fatto le scale di corsa per arrivare il prima possibile alla macchina. poi mi sono seduto al volante e finalmente sono scoppiato a piangere.
ieri, che pioveva forte, ho saputo che la signora marta se ne è andata. ho rivisto il suo borbottante buonumore, pensando al mio comodo lavoro e all’incalcolabile fortuna di dover pulire solo il gabinetto di casa mia.
questa mattina c’era un gran sole a sorprenderci.  

(“terra degli uomini”, lorenzo jovanotti)

mercoledì 28 novembre 2012

fornelli disperati – miwa, lanciami gli ingredienti!


il problema è che non so fare la spesa.
se decidessi di cucinare una pasta con i gamberetti e le zucchine, per dire, finirei per andare al supermercato, distrarmi perché c’incontro il solito amico con prole (che è sempre, sempre, sempre lì tanto che ha dato disponibilità come attaccapanni all’ingresso) e poi comprare solo le patatine e la coca cola. come minimo dovrei prendere anche la pasta, i gamberetti e le zucchine: o no?
se poi, sempre per dire, quel piatto lo volessi accompagnare con un vino bianco, andrei a cercarlo al reparto cosmesi biologica perché il sensore mi si aggancia regolarmente al sedere di una bionda col pallino naturalista. 
così, quando torno a casa mi ritrovo ogni volta nudo davanti ai fornelli (è una metafora). con le pentole ma senza gli ingredienti. un po’ come la testa bionica di jeeg robot d’acciaio privata dei suoi componenti. 
a questo punto se trovo una miwa che mi fa la spesa la sposo (l’ho scritto solo perché “spesa e sposo” fanno una felice allitterazione. ovvio. che far allitterare “spesa e trombo” mi risulta più difficile, avendo studiato le figure retoriche al cepu).

piesse – guarda qua: www.youtube.com/watch?v=dzufsq9ncdq
come lanciava gli ingredienti lei non li lancia più nessuno. altro che maledetta parodi.

arripiesse – l’immagine di miwa in versione manga è osè, oltre che coperta da copirait.
lo so.
l’ho pubblicata frettolosamente perché temevo me la soffiasse razzinker per il suo nuovo tuitter.  

giovedì 15 novembre 2012

tre cinesi (senza il contrabbasso)


tredici e trenta di giovedì. cammino nei paraggi del mio ufficio alla ricerca di un panino. un semplice panino con la coppa e i carciofini: lo si può avere in questo marasma di locali fescion per irine e katiuscie di un metro e ottantacinque senza i tacchi, designer di chiappe e aspiratori nasali coi calzoni aderenti arrotolati al polpaccio?
è molto difficile.
disincantato dai menu trendy, tiro dritto verso il supermercato, quello col panettiere gentile che mi affetta il panino da imbottire poi a capocchia mia. sono dieci minuti di passeggio ad altezza smog ma ne vale la pena.
da lontano, all’angolo del negozio intravedo un cantiere dell’azienda del gas. è la classica buca recintata, con gli operai che ci lavorano e il contorno di tre pensionati nostrani impegnati in analisi volumetrico-ingegneristiche, le mani incrociate dietro la schiena.
mi avvicino e metto a fuoco meglio: altro che anziani nostrani, sono tre cinesi di trent’anni. la postura e la funzione sono esattamente quelle del made in italy datato: sguardo indagatore nella buca, pareri in libertà, tempo da far passare. uno dei tre – zhao hu detto il vecio – indossa un cappello verde rafano che da lontano l’ho scambiato per un alpino del piave.
dopo il pomodoro “pechino” si son copiati pure i nonni, con cinquant’anni d’anticipo. 
lontani i tempi del mio asilo, quando si limitavano a suonare il contrabbasso.
tra canasa can an cantrabbassa.

venerdì 2 novembre 2012

info giob


rimpicciolitori di nasi e di orecchie, venditori di matite, mangiatori di polpette, ubriacatori di templari, scalatori di sancarloni, best seller volanti, pompieri ad arona, spengitori di lampioni, tecnici audio con esperienza, incazzati professionisti, buddi: ecco tutte le offerte della settimana per cambiare lavoro.

cambiare lavoro, sì: sono certo che mi passerebbe anche la dermatite.
le uniche cose che continuano a crescere per tutta l’esistenza sono le orecchie e il naso, l’ho sentito ieri dal dottore. e la vita media si allunga: figurati che nasi e che orecchie ci aspettano.
così ho pensato che il mio lavoro del futuro potrebbe essere il rimpicciolitore di nasi e di orecchie per anziani.
oppure, con tutte le matite che mi son fregato all’ikea senza comprare nemmeno un cassetto, potrei fare il cartolaio svedese (in compenso investo gran parte dello stipendio in polpette d’alce e cannella).
meglio ancora, potrei scrivere un libro sulla sacra sindone trafugata dai templari ubriachi, puntare la classifica dei best seller, urinare sulle scarpe di dan brown e fare l’ospite fisso da giacobbo, slinguare con paola barale a “mistero” e – se sopravvivo al contatto con cotanto botulino – scalare la statua del sancarlone di arona come spiderman, ma ascoltando musica reggae, salutare le code per curiosi sottostanti prima di gettarmi dalla cima alla baumgartner mostrando il mio libro e gridando: “via che vomito!”.
poi, se mi avanzasse tempo su questa terra perché i pompieri di arona avranno fatto bene il loro lavoro (è giusta la consecutio?), potrei sorprenderti spegnendo un lampione semplicemente passandoci sotto – da sempre una mia specialità – e chiedere a giacobbo come mai da qualche settimana vedo rai uno con l’audio di rai due.
ma in fondo, in questo mondo di gente con le palle sempre girate, spacciatrice di negatività, il lavoro che voglio fare per davvero è il portatore sano di buon umore.
come il budda sul metrò (http://www.youtube.com/watch?v=udlnoif_hkk)

venerdì 19 ottobre 2012

tre scappati di casa, sanremo e gli occhiali della cattiveria


io e “il lamentela” li chiamiamo bonariamente gli occhiali della cattiveria. quando se li infila, “il pigiama” può diventar polemico. ma devo dire la verità: c’ha le sue ragioni per diventar polemico.
succede in quei sabati sera da scappati di casa quando in giro ci siamo noi tre e la nebbia.
dopo un aperitivo nel peggior bar della provincia di milano – a base di birra da reflusso gastroesofageo immediato, olive snocciolate nel 1980 ma servite oggi e patatine gommate – il pigiama butta lì: “andiamo a mangiare qualcosa a casa mia?”.
a me piace tanto.
cinque minuti dopo sono allungato su un vintagissimo divano di pelle a guardare il festival di sanremo, coperto con lo scialle della zia del pigiama. il lamentela, che ha già ingollato cinque o sei birre da reflusso ma non accenna a reflussare, pianta il culone sulla sedia e i pugni sul tavolo nella tradizionale postura che ammiro dai tempi preistorici della prima liceo.  
il pigiama cucina. e per cucinare – sa la maledetta parodi perché – toglie le lenti a contatto e sul naso si posa gli occhiali. sotto il naso, tracanna un paio di bicchieri di rosso velenoso che usa anche per insaporire il risotto.
il pigiama è l’unico a fare qualcosa. io mi limito a dare i voti ai seni delle cantanti e il lamentela si lamenta che è tardi e tiene fame. in pratica due parassiti. io sono il parassita che ha portato il rosso velenoso. il lamentela, invece, ha portato le mani con cui pesca fette di pancetta coppata dal pacchettino dell’esselunga. operazione pericolosa, il pescar pancetta coppata. infatti, con manovra maldestra, il lamentela fa cadere il turacciolo del veleno sotto il tavolo e, gonfio di birra come un otre, non accenna a raccoglierlo.
al che il pigiama dà di matto. e dietro gli occhiali della cattiveria sferza l’amico con vigore, richiamandolo a un minimo di collaborazione domestica (le sue parole non sono esattamente queste).
per evitare gli improperi di quegli occhiali incolleriti, astuto mi offro subito di apparecchiare.
ma la serenità ritorna subito, giusto il tempo di proporre un ballottaggio tra il sedere di dolcenera e quello di emma marrone. la spuntano per due voti a uno le chiappette di dolcenera proprio mentre in tavola arriva il risotto.
è quasi mezzanotte, e domani non si va a squola.

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venerdì 12 ottobre 2012

conversazioni disperate – grazie, non compro niente


macchina da caffè lavazza. spazzolino a tre testine aquafresh. prestiti inpdap. location matrimonio como. per dormire meglio. taxi. software per lavanderia. tsunami. isole dell’egeo. ragazze che ballano in canottiera.
usi gi-meil? io sì. e ‘sta cosa del software che legge le mie “conversazioni” e poi spiattella a lato dello schermo le pubblicità personalizzate dà fastidio. e fa una certa impressione. mi ricorda quella volta che al casello dell’autostrada, dopo un viaggio scomodo di tre ore tormentato dal mal di schiena, mi accorsi che sull’auto vicina c’era giorgio mastrota: mi venne voglia di chiedergli se nel bagagliaio avesse uno dei suoi materassi antistress.
pagliericci mediaset a parte, lascio di seguito qualche annotazione per il signor gi-meil e le sue tentate vendite.

macchina da caffè lavazza – al mattino il caffè ce l’ho bisogno anche in vena ma vado al bar. se proprio ci tieni regalamela tu a natale con annesse cialde per i prossimi novantadue anni (mettine anche un paio di semolino, va’).

spazzolino a tre testine aquafresh – disgiamolo, l’apparenza lo penalizza: cerbero mettitelo in bocca tu.

prestiti inpdap – sono un po’ barlafuso però ce la faccio. avessi bisogno mi faccio sentire io.

location matrimonio como – suca. sulla carta d’identità ormai c’è scritto “libero professionista”.

per dormire meglio – chi? io? ieri non ho nemmeno sentito la sveglia. hai letto la meil di qualcun altro. 

taxi – sono un taccagno, preferisco il tram.
“sei così bella che stento a tenere gli occhi sul tassametro” (cit. http://www.youtube.com/watch?v=cz7azdu8nwg)

software per lavanderia – mi è venuta voglia di cliccarci, giusto per capire che diavolo è e com’è finito nelle mie conversazioni.

tsunami – questa l’ho letta su un giornale: “lo tsunami ha costretto due milioni di giapponesi a evacuare”. refusi intestinali.

isole dell’egeo – l’anno prossimo, magara.

ragazze che ballano in canottiera – “musa del carnevale, santa della balera, liberami dal male” (cit.)

piesse: copia&innova. l’idea di questo post mi è venuta leggendo quelli, fortissimi, sulle chiavi di ricerca che ti fanno finire sui blog.
butto lì a mo’ di esempio un ottimo pier

sabato 29 settembre 2012

giacobbi disperati – la prima classe costa mille lire


venerdì, più o meno le 19.30. sto rientrando dal lavoro. com’è bella la vita stasera.
è quasi l’ora della movida – non per me – e mi ritrovo in tram seduto di fianco a una ragazza, innamorata del proprio cappello, vestita come se dovesse andare ad ammazzare un toro. a parte il tacco 12.
apprezzo che se ne scendano quasi subito alla fermata del gezzcaffè, lei e il suo copricapo.
al suo posto si siede un venditore ambulante. e visto che c’è mi propone qualche spunto dalla sua mercanzia. per non fare la fine di quella volta dell’elefantino, gli dico subito che non mi interessano auspici amorosi o di fertilità.
dopo una trattativa inesistente capitolo e compro un portachiavi con disegnato sopra un piroscafo. dice che porta viaggi.
e sembra quasi che il ghiaccio che abbiamo nel cuore piano piano si possa squagliare.
arrivato a casa mando un messaggio: “io sono bollito, non c’ho mica voglia di uscire”. risposta: “volevo giusto chiederti di rinviare, ci vediamo domani?”.
più uno a me per l’assist al fantacalcio.
accendo la tivù e, prima che riesca a cambiare canale, giacobbo mi svela che il titanic non è affondato per colpa dell’iceberg ma perché speronato da un piroscafo (gesù, il portachiavi). ma non ditelo a di caprio e celine dion: il sequel non lo reggerei.

vai con l’orchestra!

giovedì 20 settembre 2012

diavolo d'un sonno!


ho passioni passeggere e combatto battaglie velleitarie. l’unica costante della mia vita è il sonno.
te lo scrivo sbadigliando, per essere preciso.
e dire che esco da dieci giorni di lactoflorene.
non mi sembra corretto attribuire tutta la colpa al lavoro o all’autunno che si avvicina. e nemmeno maledire la forza di gravità che – però va detto – oggi è più forte di ieri. e ieri era più forte dell’altro ieri. e indietro così fino al 1971.
per mettere in circolo energie mi sono iscritto a yoga. ma non basta. faccio anche il podista: l’altra sera ho inseguito per tutto il monolocale due cimici copulanti che mi sono atterrate di fianco al letto. le ho raggiunte e soffocate nell'atto con lo spray: eros, thanatos e autan. prodigi del vivere in provincia con vista prato. credo siano proprio queste le meraviglie a cui si riferiva totocutugno quando cantava “voglio andare a vivere in campagna, ah aaaaah, ah aaaaah, voglio la rugiada che mi bagna, ah aaaaah, ah aaaaah”.
e pensare che totocutugno non poteva conoscere la mia glamourosa vicina di casa che esce ogni giorno per andare alla messa pettinata come il setter irlandese che la porta in giro. che a sua volta è pettinato come totocutugno. concludi tu il sillogismo, perché io non so cos’è. e poi vado di fretta, che ho voglia di ammazzare quattro zanzare e leggere un po’ prima della pennica pomeridiana.
mi sono appena abbonato alla rivista degli esorcisti polacchi: sessantadue pagine buone per scacciare i tafani (guarda che ‘sto giornale esiste davvero, miscredente).
mi farò fare un esorcismo anch’io per vedere se mi passa il sonno.

piesse – il post qua sopra sarebbe da leggere in pigiama, se lo usi. io no. io dormo coperto solo da una goccia di chanel numero cinque come marilyn manson. volevo scrivere monroe.
dai, non è vero: di solito uso il neutro roberts e metto i boxer con la scritta “handle with care” che vendono nei migliori reparti di urologia.

altro piesse – questo è “il dormiglione” più grande che c’è:

martedì 11 settembre 2012

settembre, propositi disperati


scendere il colletto della polo a quelli che lo portano voltato all’insù.
riconciliarmi con la lingua italiana: differenze tra transitivo e intransitivo.
riconciliarmi con la lingua: limonare a caso almeno due volte la settimana.
lanciare una colletta onlain per comprare un paio di scarpe a biagio antonacci.
occultare il ricavato della colletta onlain e trasferirlo su conto sfizzero (per le forze dell’ordine che mi leggono: “operazione infradito”).
fingere una conversione mistica e partecipare a una lavanda dei piedi con acqua incensata in abbazia, che quando tolgo le tiger d’estate mi faccio paura da me (forse c’ha ragione antonacci).
rassegnarmi all’idea che nella mia cucina un caffè non bruciato non fa primavera.
alternare agli eccessi da zitello-nutello lo yogurt magro del penitente.
vuotare il cestino del computer senza farmi mille menate.
trovare un nuovo lavoro lontano almeno due-viaggi-star-trek dalla scrivania immonda della mia capa: solo gli uccelli migratori e gli impiegati dell’inps fanno le stesse cose per più di tre anni di fila.
poter dire anch’io almeno una volta: “maronna, ch’aggio cumbinato”. ma non facendo mai inchini la vedo dura. 

piesse: puoi contribuire anche tu alla rubrica “propositi disperati” aggiungendo i tuoi qui sotto. ma ti avviso che intendimenti tipo “leggere cinquanta sfumature di grigio”, “iscrivermi a un corso di latinoamericano” o “preparare il merluzzo come antonella clerici” verranno subito cestinati. e poi vuoto pure il cestino.
senza offesa.

sabato 1 settembre 2012

fornelli disperati – zitello nutello


in cinque anni di onorata militanza nel monolocale mi sono dato una sola regola: mai comprare la nutella. non ho nulla contro il signor ferrero. però ho sempre rifiutato d’immaginarmi, sedotto e abbandonato, a badilare in un barattolo della prelibatezza.
come dice una mia concubina, cominci con la nutella e finisci coi bigodini a piangere canzoni di tiziano ferro. io sono un casalingo più o meno disperato non una briggegions con il gambo.
invece questa settimana l’ho comprata, la nutella. e la sto aggredendo con la cazzuola. devo essere brutto da vedere quando entro in azione. per dire, oggi avevo mal di testa e sulla scatola dell’oki ho trovato tracce marroni: chissà che cos’ho combinato l’altra notte quando, mezzo sonnambulo, m’è venuto il nutell-attack sotto le stelle.
d’altra parte i tabù sono fatti per essere abbattuti e la specie umana è in continua evoluzione, con l’eccezione degli svizzeri e dei motivatori che fanno camminare dei posseduti sui carboni ardenti (www.youtube.com/watch?v=utylovs2qd8).
c’entra un tubo ma volevo dirti che questa estate ho abbattuto un altro tabù: dopo anni a sbeffeggiare la guida “i cento laghi della val cornazza”, alla quale ho sempre preferito “le cento cime della val cornazza”, mi sono sorpreso a consultarla con interesse. questioni di età che avanza.
so che tra dieci anni estrarrò dalla libreria la guida “le cento sale da the della val cornazza”. poi mi restano “i cento cateteri della val cornazza”.

ah, volendo c’è anche il barattolone: www.youtube.com/watch?v=qsjpzmriwck

venerdì 17 agosto 2012

le vacanze al discount degli scoppiati, reparto usato sicuro


“magari vi raggiungo più tardi”.
pochissimi bagni salati ma tanti bagni di semplicità.
cantare insieme “felicità a momenti e futuro incerto”, “nostra piccola vita e nostro grande cuore”, e una foto col maestro tonino (http://www.youtube.com/watch?v=caxi_te5vve&feature=related). 
il gol di mattia, cinque anni, su mio assist.
qualche “luna di città d’agosto”.
di notte, le luci dei paesi arrampicati che circondano l’autostrada ai piedi del monte più alto d’europa.
ridacchiare facendo la pipì nei boschi.
il limone preso a morsi sull’ultima rampa.
dimenticare alla svelta parole come “riunione”, “scadenza”, “avviso di lettura”, “ritariamoci nel pomeriggio” (queste ultime per sempre) e sostituirle con parole come “grappa alle castagne”.
il cous cous in centro a milano.
ascoltare il maestro ben in un castello dalle mie parti (http://www.youtube.com/watch?v=ffyzv0dsj40).
l’amico della baita e i suoi rimedi da cerusico che aggiustano la schiena dai peggiori colpi di zaino o ventilatore.
una preghiera onesta.
il sorriso da assassine delle nuotatrici sincronizzate.
il sorriso dolce della medaglia d’oro col fucile.
la colazione che dura un’ora e mezza.
emozionarsi se ti dicono che sai stare “oltre la solita battaglia d’opinione”.
il lusso del non prendere il ritmo, impegni e appuntamenti.
vivere “senza infiammarsi la lela”, come diceva mia nonna.
“se io potessi starei sempre in vacanza”, come dice una canzone.

una giornata al mare. sbagliato


una giornata al mare, al mare sbagliato.
quello di una presunta bandiera blu, spiaggia di sabbia, plastica e mozziconi. quello della processione di pensionati tra panchine dove siedi solo mostrando il referto dell’artrite.
quello più orietta berti che david guetta. quello da viva paolo limiti e abbasso i surfisti di “un mercoledì da leoni”.
a saperlo, per mimetizzarmi, mi sarei messo la cavigliera del dottor gibò. ma devo averla dimenticata nella borsa del calcetto.

giovedì 26 luglio 2012

siamo aperti tutto agosto, natale compreso


scappatodicasa non chiude mai, a costo di vendere il pane raffermo:

“non so perché. ma questa mattina, circa quattro mesi dopo l’ultima volta, ho richiuso il divano letto. sarà che il meccanismo s’era un po’ ingrippato, sarà che ero ingrippato io dal mix di ventilatori della notte, sarà che non mi ricordavo più come si faceva. fatto sta che insieme a reti e lenzuola quasi vengo ripiegato anch’io.
l’incidente si è però risolto in pochi secondi: sono uscito dalla trappola integro, salvo un paio di escoriazioni alle braccia e un principio di capriola.
mentre lottavo per liberarmi dalle fauci del mobiliere ho rivisto come in un flescbek tutta la mia vita, e ho anche guardato avanti: mi sono immaginato a passare l’estate incastrato in un divano letto, senza il sostegno neppure dell’estathè. sarebbe stata una vacanza davvero alternativa.
la prima della mia vita, credo”.

esatto, questo tra virgolette è lo stesso post che ho scritto e pubblicato due anni fa. che cosa vuoi da me? ho anche cambiato un po’ l’arrangiamento, aggiunto un paio di chili e di capelli grigi.
così inauguro una nuova rubrica per l’estate, la stagione delle repliche.
ma quelli del marketing m’hanno detto di non chiamarle repliche: loro suggeriscono “post on demand”. io dico “posticini al microonde”, “quattro post in padella”, oppure “post-schiscètta-bèlla-fiulètta-da-magnare-quando-te-pare”. e questi rilanciano con “scappato-gold. un casalingo rimasterizzato”.  
facciano loro. figurati se mi metto a questionare.
a me basta lavorare il meno possibile e bere un altro polase.

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martedì 17 luglio 2012

vacanze disperate – tre consigli isi per la tua estate


turismo religioso: la vacanza lavoro nella grotta di bernardette
conosco un tizio così sfigato che potrebbe morire affogato nella piscina di lourdes.
allora ho fatto una telefonata al priore e, nonostante abbiano un fatturato da sceicchi, mi ha confermato che a bordo vasca non ci sono bagnini.  
la proposta del nostro tur operetor è: vacanza-lavoro di una settimana nella grotta di bernardette. per un’offerta minima di cinquemila euro (in contanti, passo a prenderli vestito da sacrestano, grazie) hai la possibilità di stare sulla sdraio col fischietto in bocca a guardare i miracoli.
se vuoi la canottiera rossa da bagnino devi pagarla a parte: costa 50 euro (ho cercato di spuntare uno sconto al priore ma io i miracoli non li so fare).

turismo ambientale: alla scoperta dei segreti del monoloc a lavarmi la plastica
se ho vinto il premio di legambiente “marchesino degli imballaggi”, un motivo c’è. la mia misscion di casalingo prevede il massimo utilizzo di alimenti imballati, dal classico sofficino al tramezzino tonno e maionese consegnato a domicilio. inoltre, amo sorprendere le mie ospiti utilizzando solo stoviglie di plastica.
la proposta del nostro tur operetor è: vacanza-lavoro alla scoperta del monoloc a lavare e separare tutto il packaging che non hai mai osato chiedere.
se ti avanza tempo, l’aspirapolvere è dietro l’armadio (sì, il divudì con la copertina nera nascosto sotto l’aspirapolvere è un pornazzo. ma è non è mio). 

turismo digitale: niente passaporto, basta la passuord
ti lascio la passuord e fino a settembre il mio blog l’aggiorni tu.
io c’ho caldo e il cervello ridotto come quello di un animatore da villaggio turistico per sfizzeri (delle dimensioni di una rìcola in pratica. o, per te che ami i modi di dire popolari, come l’unica palla di fra’ giulio detto “il balìn”).
non ti chiedo tanto: basta che tu scriva le prime due farloccate che ti vengono in mente ogni dieci giorni. vanno bene anche “blog award” inventati, “sette cose di me” o le foto dei bambini di tua sorella. metti anche due commenti anonimi, visto che sei in ballo.
evita solo di scrivere robe che poi vado in galera io.

nessuno sfizzero e nessun animatore turistico sono stati maltrattati durante la stesura del post.
numero di sbadigli consigliati con la lettura: da cinque in su.
scappatodicasa.com è un blog di servizio per lettori stufi di sudare nell’area compresa tra il naso e il labbro superiore.

giovedì 5 luglio 2012

sudato e multato. porca botanica


per avere un blog “sul pezzo”, ho deciso di scrivere un post sul caldo pure io. mi siedo qua davanti al ventilatore e comincio.
anzi no, c’è troppa afa.
prendo l’ai-metiu e mi sposto al reparto surgelati del supermercato. scrivo da qui, in modalità mobail, allungato tra le spinacine e i cornetti algida.
ma finisco per fare incazzare l’addetto al reparto: dice che senza apposito imballaggio nei freezer non posso entrare.
torno mesto a casa cercando un guizzo per reagire.
mi alzo, scodinzolo per staccare la sedia dal culo e cerco un’idea, un’opportunità. magari sopra un albero. così mi ci arrampico e all’ombra tra le foglie, che ballano leggere a ogni impercettibile soffio, trovo sollievo dalla calura. i grossi rami mi massaggiano la schiena meglio della poltrona pseudo ergonomica dell’ufficio. alla musica ci pensano i passeri.
sto proprio bene.
ma tempo due minuti arriva il ranger che mi intima di scendere. “sulle piante siamo nati e sulle piante dobbiamo tornare – gli spiego dall’alto in basso. – mi è venuto il darwinismo di ritorno. salga anche lei che fa fresco e c’è ancora posto”.
mi risponde che vuole un documento e 120 euro.
“mi permetto di insistere, il futuro è qua – ribatto. – quando la mia teoria sarà riconosciuta le toccherà fare abiura come il papa”.
“venga giù immediatamente e mi segua precedendomi verso la caserma più vicina”, alza la voce il generale custer di ‘sto vivaio.
il solito burocrate in divisa, inutilmente autoritario, privo di visione e flessibilità, sordo all’evoluzione delle regole e del giardinaggio.
“e va bene, scendo. stia sereno però. e mandi pure la multa alla fondazione charles darwin o ai discendenti di italo calvino”.

giovedì 28 giugno 2012

palinsesti disperati: dottor metiu a “medicina 33”


dopo la brillante diagnosi sull’afta gigante del postino precedente, sono stato contattato dalla redazione di “medicina 33.

pronto, dottor metiu?
dipende.

sono la segretaria di luciano onder di “medicina 33”.
non compro niente, ma grazie lo stesso.

siamo un programma della rai che si occupa di medicina, non vendiamo nulla…
meglio così. ho appena preso in farmacia lo smarcato del polase: 12 euro per venti bustine. meno male che è il generico, al grammo costa come l’oro. potete far qualcosa?

non so, il dottor onder ha letto la sua diagnosi al lettore affetto da malattia venerea e vorrebbe invitarla in trasmissione.
in questo momento mi trovo all’estero.

dove?
no, neutro roberts.

intendevo in quale stato.
uno stato indecente: sono più sudato di paolo belli al concerto per l’emilia. che poi non bastavano il terremoto e i 38 gradi afosi nelle tendopoli? pure nek e paolo belli gli hanno mandato. e al prossimo giro biagio antonacci. mette giù lei o vado avanti?

guardi, io sono bianconera: non mi tocchi paolo belli che è la voce dell’inno ufficiale della juve!
immagino l’abbiate scelto per la lunga militanza nei ladri di biciclette.

lei è un cafone. interista, immagino.
infatti sto registrando la telefonata: non si sa mai che torni buona.

lo sa che è un reato registrare le conversazioni?
senta, fa caldo e siam tutti nervosi. dica al suo capo che un salto in trasmissione lo faccio volentieri, basta che poi non finisco anch’io per somigliare a una cistifellea. lei a che cosa assomiglia invece?

io sono una bella ragazza.
ottimo. c’è un mio amico, quello dell’afta, che sta passando un periodo un po’ così. pensi che ormai lo chiamiamo il “rabdomante delle zozze”. magari se vi faccio conoscere poi gli passa il vizio.

lasci stare e lo mandi a confessarsi piuttosto.
con chi sto parlando? con una suora laica? e ha anche il coraggio di propormi di venire in tivù a parlare di malattie immorali. chissà che cosa combinate lì nel convento di rai due.

insinua?
mi saluti lucianone onder.

oki.
preferisco il nimesulide.

scemo.
aspettami sdraiata dentro la tac.

domani dopo le 20 che onder è fuori per un’intervista.
santasubito. prima vuoi farti un aperitivo?

spritz?
no, liquido di contrasto.

piesse – c’è sempre chi preferisce l’aspirina: http://www.youtube.com/watch?v=phsvdpgkbl4

giovedì 21 giugno 2012

tre postini veloci che fa caldo


la bella stagione
è arrivata la bella stagione. quella che a fine giornata è sconsigliato annusare la poltrona dell’ufficio dove hai fatto la colla per nove ore. 

occasionissima
punture di mosquito del ticino ovunque. chiappe terremotate. bonus cervicale settimanale giocato. ustione importante sulla fronte.
dopo escursione domenicale vendo mountain bike giallo-argento. vera occasione.
telefonare orario visite parenti.

dottor metiu (medical divisgion)
dico a te che ieri sei finito su questo blog digitando su gugol “afta gigante + pene”: vai a farti vedere perché per me non è un’afta.

a chi è arrivato in fondo ai tre post in omaggio una secchiata d’acqua gelida. e alle lettrici più spericolate posso agevolare una serata con il tizio dell’afta gigante: diamogli fiducia, hanno inventato gli antibiotici.
e poi magari ha semplicemente digitato una “effe” al posto di una “esse” 

venerdì 15 giugno 2012

fornelli disperati – il risotto alla bin laden


siccome millanto di saper cucinare un risotto al vino rosso che neppure uno chef, una disgraziata lo vuole testare. tento di farla ragionare: “il risotto d’estate è come la granita a natale e poi sono distratto dai campionati europei di calcio, in particolare dalle tifose polacche”. ma non sente ragioni.
la serata nasce sotto pessimi auspici.
già in coda al supermercato mi tocca assistere a una discussione su chi sia il gay tra i calciatori della nazionale. come sai, cecchi paone ha detto “sono stato con un azzurro”: se sarà inchiappettato er grande puffo*(1). 
provo ad alimentare ulteriore zizzania chiedendo se amanda lear c’ha il pisello oppure no. chiude i conti la commessa con un dilemma meno scollacciato: bollini per le posate o punti sulla carta fedeltà?
arrivo a casa. indosso il grembiule da combattimento, prendo il riso e mi accingo a metterlo a bagno nel vino*(2). ma scopro che il rosso mosso – vacca la co2 – è rocambolescamente esploso nella dispensa durante il caloroso pomeriggio, schizzando i pavimenti, il giubbino della tuta e il calendario con le ricette afrodisiache di suor germana.
troppa pressione e il turacciolo s’è sparato via, succede. nessun mistero: bossari e la barale possono stare a casa loro.
il botto l’ha fatto un frizzantino imbottigliato dal babbo. e lo dico subito per l’omino dei servizi segreti che legge i blog: il babbo è un tranquillo pensionato, mica un dinamitardo. semmai, fai un controllo nelle cantine sociali della bassa padana che a gasare così il gutturnio prima o poi ci fan scappare il morto. poi diranno da vespa che bin laden era di piacenza. o che il mullà omàr si nasconde nell’oltrepò pavese.
bon, comunque la cena salta: il risotto o si fa bene o non si fa.
è evidente: tutto depone contro la mia piena affermazione come angelo del focolare. pensare che da una vita sogno di cantare “e quando il pane sforno, oaaaaaaa, lo tengo caldo per te”.
invece mi tocca scongelare un’altra ciabattina dell’ipercoop.
manca qualcosa, lo so. ma è inutile che insisti: il nome della disgraziata che doveva venire a cena non te lo dico. sennò fabio caressa mi mena. sappi, però, che se nel prossimo libro di maledetta parodi trovi il risotto alla bin laden, l’ha copiato da me.

tempo di lettura del post: un minuto e quaranta secondi

tempo di cottura del riso: regolati con i minuti scritti sulla scatola e poi assaggia, dai. a volte mi vien da pensare che la laurea l’hai presa anche tu in albania

note a cura del comitato scientifico di scappatodicasa.com:

*(1) l’affermazione dell’autore è approssimativa. la canzone di cristina d’avena recita testualmente “gli strani ometti blu”: di conseguenza anche er grande puffo è da considerare blu e non azzurro
*(2) il segreto per un buon risotto al vino rosso è mettere il riso a bagno nel vino (meglio se non esplosivo) almeno dieci ore prima di cucinarlo*(3)

note a cura di metiu scappato di casa:

*(3) no, complimenti. oltre a mangiare alle mie spalle con tutto quello che vi pago per la supervisione scientifica del blog, divulgate il mio no-au così, a reti unificate. siete senza vergogna. questa è l’ultima che mi fate

martedì 5 giugno 2012

tre uomini e una granita


scena uno
sabato sera, grossomodo le ventitré.
su una panchina del centro, tre scappati di casa mangiano la granita con l’aria di aldo, giovanni e giacomo dopo la partita a bocce. tutto intorno è un vivace via vai da gala di provincia, fatto di tacchi traballanti, culi inguainati, camicie attillate sui pettorali e profumi eccessivi da quindicenni alle giostre.
dei tre con la granita, uno indossa una felpetta che sarebbe più onesto chiamare pigiama. l’altro è in ciabatte infradito nonostante l’aria frizzante della notte primaverile. il terzo è una lamentela con le adidas.
come hanno fatto a ridursi così?

flash back numero uno
nel pomeriggio del sabato il lamentela con le adidas fa partire un giro di sms. che potrei non leggere. e affacciarmi direttamente alla finestra per vederlo arrivare alle 20.30, puntualissimo e vagamente depresso (più per abitudine che altro), con l’obiettivo di una pizza.
alle 20.33 scendo in ciabatte (poi ti spiego perché: abbi un minuto di pazienza).
quindi il ciabatta e il lamentela si avviano sotto casa del pigiama. che, sulle prime, fa resistenza. ma alla fine esce quasi sempre.
il pigiama è sempre stato il playboy della compagnia – ora decaduto come certi nobili che partecipano alla “fattoria” o gli ex calciatori che piangono da barbara d’urso – e gli è rimasto il vezzo di fare un pochino il prezioso anche con gli amici, oltre che con le donne.
per farcela pesare, scende coi calzoni corti e una felpa simil intimissimi.
pizza.
tra gli ingredienti si sprecano le cipolle. tanto fra di noi non si limona: ci vogliamo bene ma non fino a questo punto.

flash back numero due
il giorno prima, venerdì. mi tocca impinguinarmi per andare a un convegno alla bocconi, pensa te. lì, se non ti vesti come loro, quando entri lampeggi. così ti individuano, ti narcotizzano con parole come “executive mba” o “responsabilità sociale d’impresa”, ti rapiscono, ti vendono il rene e il ricavato lo danno a mario monti.
io non voglio lampeggiare. allora metto la giacca e le scarpe nuove di cuoio.
infatti non mi rapiscono ma alla fine della conferenza mi ritrovo le porte della metropolitana chiuse in faccia: c’è il panzer di bianco vestito in gita a milano e la città è sotto assedio. metrò compreso. mi tocca farmela a piedi, e sono chilometri.
sento subito alle calcagna gli ultras di “viva la gente” che puntano verso la piazza del duomo, e nel flusso temo di essere scambiato per un bocconiano di cielle. affretto il passo per seminarli e sento che la pagherò: i piedi pulsano già, sbatacchiati contro quel cuoio vigliacco.
maledico l’industria calzaturiera low cost, la responsabilità sociale d’impresa e, visto che ci sono, pure suor germana.
alla sera a casa, in odore di santità e di calze sudate, estraggo dalle scarpe due piedi vescicosi simili a quelli di mino damato quando camminò sui carboni ardenti (http://www.youtube.com/watch?v=t8bot0iuz4a).
due piedi che mi costano un fine settimana “in gir cun’t i sciavatt” (“in giro con le ciabatte”, come diceva la mia nonna). l’alternativa sarebbe stata camminare tutta la sera sulle mani tipo cirque du soleil: mangiala te la granita in quel modo lì.

piesse: la mia vicina di casa settantacinquenne mi incrocia in ascensore e mi guarda le ciabatte. poi mi dice: “sportivo stasera, bravo”.
vado forte con le anziane. su youporn mi trovi con lo pseudonimo di “the king of the osteoporosi”.

mercoledì 30 maggio 2012

reality disperati – una giornata da scappato di casa (bis)


ore 9.30
in ufficio. squilla il telefono: è la capa che mi comunica che oggi non verrà al lavoro perché crede di avere un principio di cistite. si tratta della 27esima malattia immaginaria nel corrente anno fiscale.
minzione d’onore.

ore 11.10
pausa caffè. scopro da un collega che qui a milano è in corso l’incontro mondiale delle famiglie: in finale si affronteranno i franzoni e i misseri.

ore 13.05
a pranzo. un’altra scossa, e questa volta la scecherata fa tremare i piatti sul tavolo perfino al pian terreno. se la cancelliera merkel voleva staccarci dall’europa poteva trovare un metodo meno traumatico.

ore 15
in ufficio. altra chiamata della capa che sta meglio ma non verrà nemmeno nel pomeriggio perché, si lamenta, “comunque c’è poco lavoro”.
invece di maledire il buio, accendi la luce, come diceva quello là.

ore 19.30
all’ingresso della metropolitana l’altoparlante annuncia l’arrivo del papa a milano nel week end. per consentire ai fedeli di salutare con tutta calma il santo padre, alla guida della papa-mobile ci sarà quel rincoglionito di felipe massa.

ore 19.40
all’uscita della metropolitana. per l’arrivo di ratzinger sono già imponenti le misure di sicurezza. un amico viene fermato al metal detector: si era scordato di avere ingoiato un piercing a un addio al celibato.

ore 22
sul divano di casa. la zanzara che ospitavo nel monoloc dal 2009 non ha retto al mio resoconto di “cosmopolis”, il nuovo merdosissimo film di cronenberg che ho visto l'altra sera.
alla fine del primo tempo si è gettata nell’autan.

ore 23.40
mentre rincorro un euro cascatomi dalla tasca dei pantaloni, rinvengo sotto il divano tanta polvere e un capello biondo lungo della belle epoque. passo l’aspirapolvere, va’. tanto i vicini di casa anziani sono sordi. 

mercoledì 23 maggio 2012

olimpiadi disperate: facciamo chiarezza


manca poco alle olimpiadi di londra. e il comitato olimpico internazionale (cio) mi ha chiesto di fare il punto sulle discipline ammesse alle competizioni.
ti stai chiedendo perché tocca a me questo compito? non è un segreto: il presidente del cio fa il pendolare come me sulla milano-alessandria e ha modo di apprezzare lo scatto con cui perdo il treno ogni mattina. nonostante il supradyn.

yoga – diventa specialità olimpica. ma in ricordo di robin gibb dei bee gees la “om” sarà recitata in falsetto.

nuoto – di acqua ce n’è poca e serve per bere e per lavarsi. e poi che sport è una roba che se non nuoti affoghi e muori? (come ho già avuto modo di spiegare qui).
lo disse anche il barone de coubertin prima di annegare: “l’importante è partecipare”. ai funerali. 

subbuteo – a londra 2012 sostituirà il nuoto. le piscine saranno svuotate e gli ex nuotatori costretti a giocare al calcio da tavolo sul fondale. tutti quelli che non sanno nuotare, e c’hanno sempre avuto il complesso, possono fare dell’ironia a bordo vasca.
l’ingresso è libero.

tiro al piattello – per risparmiare sui piattelli sarà integrato col tuffo dal trampolino. hai capito bene: i tuffatori sostituiranno i piattelli.
tanto abbiamo detto che le piscine le abbiamo svuotate. quindi per il tuffatore è brutta comunque. povera tania.

golf – tiger woods può tranquillamente starsene a casa a trombare. il golf a londra portalo, però, che di solito tira aria. eviterei di poggiarlo in spalla come fanno john elkann e gli anziani della pia casa.

bigliardino – promosso a disciplina coi cinque cerchi: io e l’amico piranha siamo da medaglia, anche se quando sento la pressione del pronostico poi sudo le manopole.

dressage – ho dovuto cercare su gugol come si scrive, figurati. non se ne fa niente: tutti a casa. attiveremo una divertente lotteria per le amazzoni e i cavallerizzi delusi: in palio le caramelle risputate dal “cavallo goloso” e la mia copia del 45 giri “furia cavallo dell’est” (made in china).

curling – a me piace da matti. ma tutto quel ghiaccio lì d’estate serve per il tuo mojito (a me va bene una birretta). già te lo fan pagare dodici euro, non voglio immaginare se il ghiaccio dovesse scarseggiare. col curling ci si vede alle olimpiadi invernali.

il portabandiera degli azzurri sarò io e non valentina vezzali, basta che non c’è da alzarsi troppo presto o ricordarsi l’inno di mameli a memoria (sì, occhei, gattuso lo cantava tutto, ma anche il cane di mia sorella prende la nota quando mio nipote suona il piffero).

venerdì 18 maggio 2012

20+21 = sms disperati

“ciao metiu, buon compleanno! quanti sono? 20+21?”

“esatto, grazie! sei la prima e finora unica donna che mi ha fatto gli auguri: ti ricorderò nelle mie preghiere. e non solo in quelle, se mi assicuri che di solito porti l’intimo nero”.

“cretino. qual è il regalo più bello che hai ricevuto?”

“se digiti su gugol i menu di maledetta parodi il primo risultato è il mio blog. sono soddisfazioni”

domenica 13 maggio 2012

reality disperati – una giornata da scappato di casa

ore 8.15
in treno.
urlacchiando al cellulare, la ragazzina spiega a tutto il vagone che nonostante faccia sport (equitazione) non riesce a dimagrire.
tesoro, l’equitazione non è uno sport: è il cavallo che fa sport, tu ci stai seduta sopra.

ore 11
aspetto il 29. che a milano, così come il 30, è un tram. a torino son più fantasiosi

ore 13.40
pausa pranzo in pizzeria.
nella lista è comparsa la pizza “rocco siffredi” con (cito alla lettera) salame piccante (e vabè), patata (alè) e mozzarella di vacca (enchantè, come dicono a paris).
al telegiornale si sente di gente che dà fuoco ai locali per molto meno.

ore 15
al mio ufficio, non so perché, ci hanno spedito il libro del cantante dei modà. ce l’hai presente? è quel tale che canta melodie da far rimpiangere toto cutugno. ora, dalla quarta di copertina, scopro che a 34 anni si fa ancora chiamare kekko, con tre “cappa” come il ku klux klan.
qualcuno gli tolga cappe, penna e microfono prima che sia troppo tardi.

ore 20.15
arrivo a casa e trovo un pacco per me in portineria. è un regalo di mia madre. lo scarto: una pentola. per caso sai dirmi a che cosa serve?

ore 21.50
beige e carta da zucchero, madonnina mia.
mi collego a questo blog e mi rendo conto (dopo quattro anni) di aver scelto per l’interfaccia dei colori che non indosserebbe nemmeno un kosovaro al semaforo.

ore 00.20
guadagno con fatica il letto. e post-eggio

piesse – dice: “sei troppo caustico”. lo so, da quanto ho compiuto i quaranta, i fottuti quaranta, mi stanno bene poche cose. me l’han detto anche quelli del comitato scientifico: “stai diventando pesante come la quinta ora del sabato ai tempi della scuola”.

lunedì 7 maggio 2012

rinsecchiti disperati allo sportello dell’asl* (e un po’ di ringraziamenti)


sto in coda alla mutua. 
mi attacca bottone un signore avanti con gli anni. dopo le lamentele di rito sull’attesa, mi chiede che cosa ci faccio lì. gli spiego che mi hanno perso la tessera sanitaria e oggi la riavrò, a costo di corrompere con un invito a cena l’impiegata con i baffi.
non mi lascia finire e parte con i suoi malanni: gli stanno curando la prostata, mi spiega, con delle pastiglie che la fanno “rinsecchire” – dice proprio così – e la moglie teme che in questo modo il gambo del suo fiore se ne andrà definitivamente in pensione.
ha ragione. e non so come confortarlo.
mi esce una roba così: “guardi, il vantaggio per i senzafamiglia come me è che il rinsecchimento arriva naturale senza doversi ricordare di prendere la pastiglia”.
a coda ultimata ha insistito per offrirmi un caffè.

piesse: un grazie dal profondo del mio cuore (non ancora rinsecchito) a melinda, spicy, coffegirl e valentina per le dediche, i premi e le menzioni che in questi giorni avete regalato a questo blog. ogni volta che succede non mi sembra vero.
siete invitate alla festa per i quattro anni di “scappato di casa” che si terrà nella struttura in cartonato riciclato dove vivo. 
la data non l’ho ancora decisa ma la cosa certa è che sarò l’unico maschio invitato: io non sono un pirla, come disse mourinho.
e se smette di piovere è meglio, altrimenti il cartone si gonfia e finisco nella fascia che paga l’imu. 

*l’immagine l’ho presa da “la maison en petits cubes”, un corto del 2008. è un bagno caldo di dodici minuti nell’arte della malinconia.
se non l’hai mai visto puoi guardarlo qui: http://vimeo.com/12422039 

domenica 29 aprile 2012

lov is ol ui nid – ben, tranquillo, al massimo ti risposo io

torna lov is ol ui nid”, la posta del cuore dei senzafamiglia. una rubrica in via di estinzione tanto che neppure io ne ricordavo l’esistenza. la sola a cui non ha mai scritto nessuno e, nonostante questo, la redazione non si è inventata lettere farlocche di finti lettori a cui rispondere vantandosi.
oggi mi tocca rianimarla perché ho ricevuto una mail. te la copincollo qua sotto, insieme al sospetto che l’abbia mandata una delle mie numerose sorelle.

caro reietto,
ti scrivo perché sono stata colpita dalla separazione tra l’attrice laura dern e il cantante ben harper, che so essere uno dei tuoi preferiti.
ricordo perfettamente quel natale in cui tentasti di spiegare al tuo primo nipotino, dell’età di un anno e mezzo, come fosse meglio diventare eroinomani piuttosto che frequentare i concerti di biagio antonacci, come faccio io. poi, per i due anni del piccolo, gli regalasti “live from mars” di ben harper con una precisazione nel biglietto di auguri: “comunque ai concerti di antonacci è pieno di gnocca”.
mi chiedevo, in qualità di fan e di senzafamiglia, come ti poni di fronte a questa notizia che riguarda il tuo adorato ben?
ti ringrazio per la risposta
baci
la sorella del reietto

cara sorella del reietto,
ti ringrazio per la domanda: torno con gioia a occuparmi dell’ammore con la “a” minuscola perché a me le maiuscole mi stanno sul cippo.
e così laura dern ha lasciato ben harper. se fossi donna sarei io quella sposata con ben harper, altro che ‘sta zoccoletta. mi chiedo: ma come si fa a mollare ben harper?
un conto è mollare me, che a un certo punto sembrava essere diventato il terzo sport nazionale dopo il calcio e il lavaggio della macchina il sabato pomeriggio.
a proposito: ti ho mai detto della volta in cui sono stato scaricato via mail da una tizia con cui non stavo insieme? mi ha chiesto di “fare un passo indietro”. io non ricordavo di aver mai fatto un passo avanti. le ho risposto: “ma che è? un, due, tre… stella?”
poi di messaggi deliranti sui telefonini ne riceviamo tutti.
io mi sono posto l’obiettivo di mollare qualcuna via satellite che il digitale terrestre è troppo da poveretti.
sto divagando.
veniamo a noi: al concerto di biagio antonacci – anche se è pieno di topolone – non ci vengo. la croce, se vuole, la porta tuo marito. io vado a consolare ben harper che quest’estate viene in tour in italia.
ah, domani sera passo a cena da voi che la mamma non mi accetta più. al citofono fa rispondere dalla vicina polacca, una stronza fatta, facendole dire che lei e il papà sono andati in montagna e che comunque è ora d’imparare a cucinare. quindi: o vengo da voi o mi faccio crescere i baffi e invado la polonia*.
essendo obiettore di coscienza preferirei la prima (anche perché la polacca, francamente, è uno sgabuzzino).
baci
il fratello della sorella del reietto


per la posta del cuore dei senzafamiglia scrivi a: scappatodicasa@gmail.com
stesso indirizzo per spedirmi i buoni pasto che ti avanzano. prima però devi fare la scansione. bisogna proprio dirti tutto

ti ricordo che è tempo di dichiarazione dei redditi: da quest’anno puoi versare l’otto per mille a scappatodicasa! la prima onlus (con la residenza a montecarlo) che si occupa della tutela dei senzafamiglia. altro che i sottanoni, l’unicef e il wwf

martedì 24 aprile 2012

scrivanie disperate – la parabbola dell’uomo ragno

ci sono giorni che vorrei mandare tutto a puttane. adesso, per colpa dello zio malato, tocca pure precisare: volevo dire “mandare tutto al burlesque”. ma poco cambia.
sono giorni che cominciano come questa mattina che mi sono alzato storto e il mondo fa di tutto per assecondare l’inversatura. per dire: riesco a non bruciare il caffè ma ho finito lo zucchero. il capo mi chiama sul cellulare alle 8.34. soprattutto, nel bagno dell’ufficio non scende l’acqua dal bidè.
non so te, io una sciacquata dopo il pit-stop ci tengo a darla. una giornata di lavoro culo-cagato la puoi affrontare solo se di professione fai tarzan e pulisci la gabbia dei leoni*(1). ma io, pur con un’intima passione per la natura, faccio un altro mestiere.
così, col bidè fuori uso, me ne sto lì appoggiato indeciso se far risalire o meno i calzoni in sede, quando mi viene la genialata: di gambe sono allenato, azzardo, e a scuola col quadro svedese me la cavavo benino. perché non tentare un bidé in sospensione nel lavabo?
allora metto un piede sulla tazza del water e l’altro sul muro, con una mano apro l’acqua e con l’altra gestisco uno shampoo per capelli nodosi che non so che cosa ci faccia lì.
e che dio assista l’uomo ragno dell’igiene intima.

circa dieci minuti dopo.
ti sto scrivendo deterso e senza fratture di rilievo. dio c’è, che mi serva da lezione.

il senso di questo post, o parabbola, si estrinseca nel fatto che il mio intestino percepisce oramai l’ufficio come la propria casa*(2): sarà che ci passo circa 12 ore ogni giorno che il protettore degli uomini ragno manda in terra?
e ciò significa che se mi capitano periodi di tappo non serve l’activia: la mia marcuzzi si chiama scrivania. varco la soglia del lavoro, giusto il tempo di accendere il computer e sento rombare il motore.

ah, buona merenda vista l’ora.

note a cura del comitato scientifico di scappatodicasa.com:

*(1): tarzan non ha mai pulito la gabbia dei leoni. il compito era affidato alla colf ucraina poli-laureata
*(2): l’affermazione è al solito approssimativa. in effetti il titolare del blog espleta con discreta frequenza anche tra le mura domestiche*(3)

note a cura di metiu scappato di casa:

*(3): vi pago per la supervisione scientifica dei contenuti del blog non per contare quante volte vado al cesso

e questa è la parabbola più bella che c’è: www.youtube.com/watch?v=-e0hpumo0qy


sabato 21 aprile 2012

anche se non sono pronto

sono disorientato.
come fa una rana a fare dentro e fuori dall’acqua nel tempo di un “cracra”?
questa mattina la pioggia ha lasciato il posto al sole e io non sono pronto. toccherebbe uscire e io non sono pronto. toccherebbe organizzare il ponte della liberazione e io non sono pronto. toccherebbe rispondere a domande su dove andrò in vacanza questa estate e io non sono pronto. toccherebbe scoprire la pelle bianca e io non sono pronto. toccherebbe sghignazzare mangiando il gelato e io non sono pronto.
potrei sentirmi pronto per andare al parco, sedermi su una panchina e dare da mangiare ai piccioni. questo sì. ma i piccioni più sensibili finirebbero per dare da mangiare a me.
dopo averlo stramaledetto come una prigione, me ne accorgo adesso che se ne è andato: il maltempo di questo mese mi ha dato una mano.
“eppure non mi sono mai sentito così libero”, come dice la miglior canzone italiana dell’era geologica che stiamo vivendo*.
occhei, esco. anche se non sono pronto.

venerdì 13 aprile 2012

fornelli disperati – a cena con maledetta

suonano alla porta: è maledetta parodi.
non l’aspettavo. entra senza chiedere permesso, si siede e mi guarda con aria severa. corrispondo di malavoglia il suo sguardo con l’aria meno intelligente che mi viene, qualcosa tra bobo vieri e valeria marini, sperando: “magari se ne va”.
e invece comincia con le domande.

anziché parlare male dei programmi di cucina sul tuo blog, perché non impari a cucinare?
non ho mai parlato male dei programmi di cucina*(1). giuro.

impara dal tuo amico: lui si è dato da fare e adesso è un cuoco più che discreto…
occhei. il ragazzo è uno che prende le cose molto seriamente. pure troppo. per dire, oltre che di arrosti adesso è appassionato di religione e nel weekend di pasqua si è volatilizzato. poi sono venuto a sapere che si è fatto la via crucis il giovedì, la veglia funebre il venerdì e una doppietta di messe tra domenica e lunedì.

quindi?
martedì si è fatto crocifiggere sulla scrivania dell’ufficio.

che cosa prepari per cena? pensavo di fermarmi anch’io.
dovrebbe essermi rimasto del pangasio*(2) in freezer. ma ho il timore che con il riscaldamento globale si stia scongelando.

ma che cosa c’entra il riscaldamento globale?
c’entra. e sentiti responsabile, tu e tutte quelle come te che accendono fornelli, forni e griglie in continuazione.

quindi niente cena? che allegria…
appunto, “senza cena però che allegria”: te la ricordi la sigla di remì? era un senzafamiglia pure lui, così come la piccola fiammiferaia. adesso ci chiamano singol ma non cambia un cazzo*(3).

ma smettila! remì era un povero orfano con la scimmietta per compagnia.
pensa che in cina se le mangiano le scimmie. tu come le cucineresti? in salmì? fritte? alla livornese? alla diavola? in umido? guarda, ti ho trovato anche il titolo del tuo nuovo programma sulla cucina etnica: “maledetta in de uord”.

driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinnnnnnnn.
ma si può fare un sogno del genere?

note (a cura del comitato scientifico di scappatodicasa.com):

*(1) bugia palese (aggravata dallo spergiuro): un post sì e l’altro pure metiu sparla della parodi, di caressa, di ramsay, della clerici e anche dei cuochi del reparto piatti pronti dell’esselunga.

*(2) in realtà il pangasio, ottimo pesce radioattivo del fiume giallo, non è commercializzato in italia. metiu è visibilmente in difficoltà sotto i colpi incalzanti della parodi.

*(3) altra imprecisione: la piccola fiammiferaia, nota lesbica, convive tutt’ora con lady oscar. singol una sega.

venerdì 6 aprile 2012

sondaggi disperati – il calo delle nascite è colpa dei blog?

il mio ottavo nano, se esistesse, si chiamerebbe “singolo”.
questo post di queen zit mi ha fatto riflettere su una caratteristica comune a singoli e singole: quella di non sapere dove si trovano e se davvero esistono. un po’ come lo spirito santo, i treni della milano-alessandria e gli occhialini ai raggi x dell’“intrepido” che ti facevano vedere le donne nude.
così mi è venuta voglia di fare un sondaggio onlain per capire dove sono nascosti i milioni di singol italiani. conto sulla tua preziosa collaborescion perché quella del professor mannheimer (o come diavolo si scrive) costa troppo.
butto lì una ridda di ipotesi che comprendono anche quelle della dottoressa queen zit di “continua così che resti zitella”.

ipotesi scai (bai queen zit)
presi dallo sconforto, a natale i singol hanno abboccato all’offerta scai (la tivvù che se paga) e stanno tappati in casa, uccisi di telefilm e birra, con telefonini zeppi solo di sms con offerte relative al pacchetto “cinema+champion’s+porno+gordonramsay+caccia&pesca”.

ipotesi piselli in fuga (e galline pure)
sono tutti emigrati. è la risposta dei singol ai “cervelli in fuga”, adattabile in: “piselli in fuga”, “galline in fuga”, “travestiti in fuga”. ognuno secondo i suoi gusti.

ipotesi maya de noantri
in realtà i singol non esistono. ma potrebbero materializzarsi improvvisamente insieme agli ufo il 12/12/2012.

ipotesi giacomino l’ha fatta ancora
sono coinvolti da coppie, pietose e crudeli, in cene casalinghe dove devono fingere interesse per le differenti e innovative tonalità della diarrea espulsa dal neonato degli amici.

ipotesi movida degli scoppiati
coltivano il loro lutto bazzicando penosi locali latinoamericani ripieni di divorziati e separati rancorosi che iniziano qualsiasi conversazione con amici o estranei facendo riferimento a “quella là” (la ex moglie o la ex fidanzata) o a “quello là” (l’ex marito o l’ex fidanzato).
al sesto chupito si fanno convincere dal buttafuori e dalla barista (che stanno insieme, se non l’avevi capito) a iscriversi a una crociera per singol.

ipotesi pippe&blog

non escono mai di casa perché sono troppo impegnati a scrivere sui blog.

ti sarò grato se vorrai votare facendo una “x” sullo schermo del computer.
per gli italiani all’estero c’è il solito avanzatissimo sistema della lettera da spedire a: scappato di casa, presso ministero degli interni, milanopiùomeno (la via e il civico non metterli che arriva lo stesso. il postino sa che sono sempre in casa a scrivere il blog e mi butta la posta direttamente sul balcone insieme a un po’ di provviste).

piesse: queen zit, mersì bocù, ti devo un’idea!