nella giungla padana, a ogni ritorno dalle vacanze mi attende un corpo a corpo con un insetto aggressivo come mike tyson ubriaco.
qualche
anno fa dovetti soccombere alla “zanzara immortale delle risaie”, l’unico esemplare
al mondo capace di sfilarti di mano l’autan e spruzzartelo in faccia (ne ha
parlato anche piero angela in una puntata di superquark – speciale amazzonia
& navigli).
dopo
quattro anni, quell’essere mitologico alberga ancora sotto le mie lenzuola. alla
fine ci siamo accordati per la formula bed & breakfast: la zanza mi versa
un fisso in cambio di notte e colazione (a base di sangue, il mio).
ora temo
che lo zoo si sia arricchito con la presenza di una tarma. sì, nel cassetto ho
trovato la mia maglietta preferita – comprata al concerto dei ricchi e poveri –
bucata in due diversi punti.
tarma e
sangue freddo: m’han detto che i buchi sulla t-shirt vanno di moda; e se mi
perfora per benino anche le mutande, magari torna comodo per accelerare le
operazioni alla tualèt.
ma in
generale non amo condividere i cassetti con tarme che non conosco.
allora
chiedo all’entomologa/o che c’è in te: che cosa devo fare? dare fuoco
all’armadio? nel caso, poi hai un canadair antincendio da prestarmi? occupare
militarmente i cassetti spruzzando gas nervino siriano? bucare i vestitini
delle tarmine per ripicca? cantare “tarma chameleon” vestito come boy george
sperando abbia una valenza insetticida?
boh.
you come
and go, you come and go.