giovedì 27 giugno 2013

altari disperati – come abbandonare un matrimonio in bicicletta senza dare nell’occhio e senza far risentire le zie anziane (inserto da staccare*)


a testa alta e ascella bassa affronto la bella stagione. bella sì, ma disseminata d’insidie.
tipo i matrimoni dei cugini: il più recente l’ho subìto settimana scorsa.
ti eviterei la tiritera che devo gestire in questi casi, così come tutti i ganassa che si presentano all’appuntamento con gli orridi lanci di riso senza passeggini da spingere e mano nella mano con la donna invisibile.
te la eviterei, appunto. ma visto che sei venuto qui senza essere obbligato, te la becchi: “dove hai lasciato la morosa?”, “e tu quando ti sposi?”, “fammi vedere come stai con in braccio il cuginetto”.
è bene saperlo: la prova-zie dura poco. e a ogni matrimonio è sempre più breve, che piano piano si perdono d’animo anche loro, seppur apparentemente indistruttibili come le prime fiat panda.
e poi mandarle a quel paese non è bello.
per questo io sorrido, sorrido sempre. elargisco destabilizzante serenità.
con le amiche della sposa m’invento di essere un giovane vedovo. raccolgo attestati di solidarietà e spesso il numero di cellulare.
se sono in forma riesco a battermela prima del dolce, adducendo improvvisi impegni di lavoro, proprio mentre un gruppo di facinorosi della bassa padana con ossessioni para-sudamericane si contorce sulle note di “una mano en la cabeza”.
pochi metri più in là una selezione di commesse su tacchi pericolanti, mista a gagà appassiti con la cravatta annodata in testa, abbozza un trenino.
e io, fermo come un passaggio a livello guasto, sorrido. pronto alla fuga.
la locomotiva accelera, i vagoni aumentano.
è il momento giusto.
mi congedo rapidamente – dal neonato bavoso, dai patriarchi bavosi, perfino dal padrone della melunera dove si è ovviamente mangiato da schifo – e sono libero.
al che sento alle mie spalle: “sei in moto? mi dai un passaggio?”
“no, sono in bici”, rispondo.
l’amica della testimone mi guarda con sospetto, manco fossi un passaggio a livello guasto.
“dai, che cosa cambia?”, le faccio. “sali sulla canna e andiamo: fazzoletto al collo, lo sguardo incazzato, per me una birra media, per te un gelato. anzi no, io prendo una minerale che la birra mi fa venire il reflusso”.
in giro per il mondo come sopra un razzo, anche se poi abbiamo fatto il giro del palazzo – ribatte. – per il reflusso conosco delle pastiglie che fanno miracoli”.
apperò.
potrei fingere di redimermi, almeno per partecipare al mio addio al celibato.


*con tre euro in più sul prezzo di copertina ti porti a casa anche il cappello di paglia per l’estate, il braccialetto anti vomito da usare sull’aereo di ritorno da ibiza e la raccolta dei grandi successi di jovanotti cantati a spaccagola da me al concerto di san siro (#metiuneglistadi) 

martedì 11 giugno 2013

liberi indizi d’estate


al cinema senza fare la coda
un mappamondo al posto del navigatore
la bella ragazza preferisce il chinotto al mojito
la superbici tirata a cannone chiede solo di essere pedalata
una cascata di bassi dà appuntamento allo stadio
il suono delle posate dalle finestre spalancate
la prima camicia dell’anno con ascella firmata
la bottiglia di bianco mascalzone occhieggia fresca dal frigo
la mia nonna alle 18.30 si affacciava alla finestra
odo augelli far festa
le bandiere per il 2 giugno
libero senza calze e senza punteggiatura mando a cagare l’inverno più lungo