martedì 28 febbraio 2012

atleti disperati – era meglio se stavo in porta?

una volta un gol in rovesciata l’ho fatto anch’io. ma la spettacolare azione si svolse su un campo di subbuteo.
le rare perle della mia carriera di calciatore amatoriale, sfornate su campi di carciofi arati con altri scappati di casa appassionati al futbol, le ho tenute per la “fase difensiva”, come dicono i bravi telecronisti di scaitivù: qualche anticipo, colpi di tacco fuori luogo, un paio di respinte nei fossi adiacenti i carciofi, una perfetta diagonale per tornare – livido e anzitempo – negli spogliatoi. e soprattutto distrazioni a gogò per la disperazione dei compagni di reparto. i quali, anime buone, nelle discussioni da bar mi ricordano come una sorta di ivan ramiro cordoba. però più peloso e più scemo.
grazie ai numi del calcio (quello contenuto nelle ossa e nel provolone) a un certo punto capisci che è ora di smetterla. un ruolo nel triplice fischio finale lo gioca anche il tuo capo, stufo di vederti arrivare in ufficio in ritardo e col tensoplast, brandendo un presunto permesso del cugino fisioterapista che ti consentirebbe di lavorare semisdraiato con una caviglia verde&blu appoggiata sulla scrivania della collega antipatica.
ma dall’ultima volta che mi sono trovato con le dita delle mani sporche di lasonil incollate alla tastiera del computer sono passati circa tre anni. troppi.
e l’astinenza gioca brutti scherzi, non solo da quel punto di vista lì. pure da quello calcistico.
insomma, ieri l’ho fatto: calzoni corti e un’ora di calcetto furibondo.
risultato: zero fratture, una goduria pazzesca, due gol strepitosi (a porta vuota mentre gli altri erano già sotto la doccia, ma queste sono cose che interessano solo i precisini che compilano i tabellini).
oggi però mi fanno male anche i capelli. e sento una stanchezza, una stanchezza che non ti so descrivere.
questa mattina quello che mi guardava dallo specchio del bagno, gonfio per il sonno, con uno spazzolino penzolante dalla bocca, un occhio semichiuso e le cosce impegnate in un avemaria soffocata, non potevo essere io.
spero fosse il mio avatar degli “sgommati”.

la rubrica “atleti disperati” è costantemente collegata a un olter per il controllo della pressione arteriosa.
scappatodicasa.com è un inserto triennale da staccare della “gazzetta dello sport”.
se porti il pallone e qualche bella amica in tribuna puoi giocare anche tu. altrimenti stai pure a casa a guardare il posticipo dell’anticipo del recupero.

mercoledì 22 febbraio 2012

yo! scappati di casa in val gina. per sentire il rap attaccaci la spina!

(scappato di casa featuring grace ma gnappetta della val gina)

tieni il tempo, beibi
il ritmo è: buuum-cha bumbum-cha buuum-cha bumbum-cha
(tipo questo - http://www.youtube.com/watch?v=w-vh5fzuepm - oppure quest'altro - http://www.youtube.com/watch?v=z1PAdjFuggA)

il luc di grace è: corona della regina della val gina, canottiera secsi con la foto di “lui” e ginsi col cavallo basso. al giradischi

il luc di metiu è: cappellino di traverso rubato alle ferrovie dello stato, catene da neve al collo e scarpe da tennis scongelate. on de maicrofon

e vai con la müsica!!!

“fratello, sorella, trema la cucina
per sentire il rap attaccaci la spina

mi chiamo casalingo, guarda che non fingo
se dico brucio tutto, puntaci e fai il botto

greis, sorella, nella mia padella
anche i surgelati finiscono incendiati

hey, regina, dei blog e la val gina
meglio la gnappetta della maledetta

però, sister, non è che voglio insister
lo scappato aspetta, manda ‘sta schiscetta!

gnappa? dimmi! tira in mezzo gimmi
col digei moletano, secondo me spacchiamo”

end nau, clicca qui che sister greis from val giaina, oltre alla musica, ha scritto l’intro al pezzo! robba che mi son caduti gli anellazzi dalle dita e la pistola dal collo per l’emozione!
clicca boy e no che non ti annoy!
graziegreis, iu ar la best

il programma “yo! cec dis aut, stei off his dic!” è stato scoperto da claudio cecchetto
scappatodicasa.com è un blog di servizio per lettori disperati e col cavallo basso
“scappo dalla città e vado in val gina dove la gnappa è regina” è il blog preferito dagli scappati di casa

piesse per fabri fibra e snup dog: se ci volete copiare mandate almeno due righe di ringraziamento a
grace_ma_nana@live.it e scappatodicasa@gmail.com. denchiu braders

mammà, e se mo’ mi sparano comme a tupecsciacùr?

domenica 19 febbraio 2012

interviste disperate bis (poi la smetto)

alla fine l’hanno pubblicata. l’intervista di “vanity”, intendo.
neanche il tempo di arrivare in edicola per comprare il giornale che mi arriva un sms: “uè cretinetto, quello che non lava i bicchieri sarai tu. noi siamo barbarici ma la lavastoviglie ce l’abbiamo: l’ha portata enrico mentana da canale cinque”.
così, per medicare l’incidente diplomatico, ho dovuto concedere una chiacchierata anche alla bignardona. l’abbiamo registrata ieri sera e andrà in onda venerdì. volevo caricare il file video ma non sono capace quindi me la sono sbobinata e trascritta tutta.
a dire il vero l’ho fatta sbobinare alle stagiste del comitato scientifico. ma sono dettagli.

benvenuto alle “invasioni barbariche” casalingo disperato. ti posso offrire la birretta della pace?
anche un risottino e una bistecchina va, che son due giorni che non riesco a passare dai miei e c’ho una fame della malora.

vuoi spiegare agli ascoltatori perché hai rifiutato il nostro invito la scorsa settimana?
guarda, dariona, c’è stato un quiproquo, come dicono a paperopoli. quel giorno lì ero a pezzi che mi ero dovuto alzare alle otto e un quarto…

io mi alzo tutti i giorni alle cinque e trenta.
mi fa paura la gente come te. a me è capitato una volta e son finito al pronto soccorso con una mascella slogata per gli sbadigli. poi mi sono addormentato dentro la tac.

quindi è stato solo un momento di stanchezza…
non solo, dariuccia. c’avevo due occhiaie da gufo poco televisive.

ti è venuta la sindrome di oscar wilde al contrario?
cusa l’è?

oscar wilde diceva che certe sere ci guardiamo allo specchio e troviamo i nostri capelli così perfetti che non possiamo restare in casa.
beati voi. io invece certe sere ho delle occhiaie così artistiche che non posso uscire. abito in campagna e ci sono in giro quelli della lipu: se mi scambiano per un civettone in via d’estinzione poi mi mettono nell’oasi protetta con il gufo-giovanardi.

che cos’è il gufo-giovanardi?
non leggi il conte di montenegro? il gufo-giovanardi è la specie di uccello più rara e ingrifata che c’è. pensa che non vede una civetta da ventisette anni, esattamente da quando l’hanno impallinato, e adesso ‘ndò coje coje. siccome l’hanno impallinato proprio lì tecnicamente non corro rischi. ma si sa mai con ‘sti viagri, nel bosco, al buio…

(dariona scoppia a ridere e sputa mezza birra media sul tappeto)

uh che disastro mi hai fatto fare! il tappeto è da lavare…
ma quale disastro. c’è la crisi e le tintorie hanno bisogno di clienti.

a proposito di crisi. anche gli agenti del folletto sembrano diventati più aggressivi…
confermo, c’è in corso una fusione con i testimoni di geova. ti citofonano in stereo e se non hai fatto la polvere per punizione ti leggono cinque salmi di isaia in piedi sullo zerbino.

hai deciso di querelare quel venditore di aspirapolveri?
non lo farò.

ma non hai un amico avvocato?
se è per quello anche uno anestesista: tiè.

su cinquantatre amici del tuo blog quarantadue sono donne. come te lo spieghi?
ho trovato un deodorante al supermercato che quando lo metto tento di sedurmi da solo.

al supermercato, bene. vediamo se sei un vero casalingo o millanti: quanto costa un chilo di pasta?
guarda, lascia stare. stai tentando una circoncisione d’incapace.

hai un’altra chance: costa di più il sale fino o quello grosso?
chiedilo ad alemanno. ah no, è da fazio.

sei davvero un cialtrone…
senti un po’, e ‘sta birra è calda come l’urina. torna a fare il “grande fratello” và… così quell’altra si libera e può cagare in santa pace.

ok, l’ospite è sacro e non voglio litigare. mi porti a cena quando abbiamo finito la puntata?
la vedi quella ragazza tra il pubblico?

quella che durante la pubblicità leggeva “novella molise”?
esatto, è molto gelosa. se viene qua ti morde. poi sogna che ti ha morso e racconta il sogno sul suo blog. in pratica è come se ti mordesse tre volte. un male della madonna.

mi stai dicendo che sei impegnato?
l’ufficio stampa mi suggerisce di non rispondere a questa domanda altrimenti crollano i contatti del blog.

come vi siete conosciuti?
a una festa a casa di baol, un caro amico comune che ci fa anche da commercialista.

e poi?
poi l’ho invitata a passare un paio di giorni con me nel granducato di moletania, il posto dove tutti vorrebbero trascorrere un week end romantico. sai, sono intimo del granduca io: mi sono inventato di essere un marchese della casata delle schiscette e se l’è bevuta…

e ora?
andiamo in settimana bianca in val gina, che devo anche finire un lavoro con la mia gemellina greis.

so che, dopo lo screzio per quella storia dei “due colpetti”, emma marrone ti ha mandato un dolcissimo sms per ringraziarti di averla indicata su “vanity fair” come sicura vincitrice di sanremo.
proprio così, e non ho fatto in tempo a cancellarlo. hai notato anche tu che ieri sera durante la premiazione aveva un segno di denti sul collo? non è stata arisa.

la rubrica “interviste disperate” va in onda senza il permesso di daria bignardi.
la rubrica “interviste disperate” è stata disinfettata nella lavastoviglie di enrico mentana.
per le riprese esterne si ringraziano la regione molise, la regione puglia, il contado del montenegro, il granducato di moletania e la proloco della val gina.

peraltro il tuo capo è in piedi alle tue spalle da almeno quattro minuti, quindi ormai finisci di leggere con comodo e poi raccogli le tue cose dalla scrivania. qualcuno che fa uno stage gratis al tuo posto lo trova in cinque minuti.

ah! e grazie a santa melinda per la pazienza! ;p

martedì 14 febbraio 2012

“hai la faccia di legno, dove cazzo eri finito?” no, è che c’ho un’intervista in ballo…

è tutto ap-post. anzi no. devo prendere una decisione e il tempo stringe.
come sai, scappatodicasa.com è il blog più invidiato dai maschi italiani perché il 90% dei commenti è postato da donne. e pure gnocche.
la cosa è stata notata dai membri del comitato scientifico del blog ai quali ho dovuto somministrare robuste dosi di bromuro disciolte nello stipendio. ma non solo. la federcasalinghe sta facendo carte false per avermi come presidente onorario e una nota marca di assorbenti mi brama come testimonial.
una rivista femminile ha fiutato lo sgup e mi ha chiesto un’intervista in esclusiva. siccome non mi fido dei giornalisti, figurati delle giornaliste, ho posto come clausola quella di vedere in anticipo le domande. e non tenendo nemmeno la pipì ho deciso di pubblicarle qui. con relative risposte.
questa è la bozza dell’intervista:

eccoci, finalmente. come ti devo presentare? ti senti più il carlocracco dei bamboccioni, il maledettoparodi dei blog o il fabiovolo delle risaie?
mi sento uno che è scappato di casa e nessuno ha chiamato “chi l’ha visto”.

metiu, a che età hai imparato a cucinare?
già nel seggiolone. ho eliminato tre nonni su quattro condividendo con loro le pappette agnello e tapioca che preparavo con le mie manine.

e il quarto nonno?
all’epoca aveva ancora i denti e si è salvato.

dicono che ami prendere le donne per la gola…
no, sono loro che prendono per il collo me mentre le accompagno a fare la lavanda gastrica dopo una cenetta romantica.

polenta o sushi?
“mi al sushi al mangi no, daghel al gat”. sono sagge parole di diegone abatantuono.

la prima cosa che fa al mattino il casalingo perfetto?
non lo so. io dimentico le caffettiere a bruciare mentre faccio la doccia.

è vero che non spolveri mai?
non è vero, spolvero ogni giorno con un accanimento quasi terapeutico. questa fandonia l’ha messa in giro un poveretto che vende aspirapolveri. potrei querelarlo se insiste.

perché hai rifiutato di andare come ospite alle “invasioni barbariche” da daria bignardi?
perché mi avrebbe offerto la classica birretta e girano voci che lì usano sempre lo stesso bicchiere, senza sciacquarlo. è quello da cui ha bevuto anche folco terzani che secondo me si lava mica troppo… almeno un giro di lavastoviglie, dai. dove siamo? al circo?

l’ingrediente che usi per sedurre a tavola?
evito di riproporre i tramezzini che rubo al bar della ferrovia: non sono un criminale.

cosa non manca mai nella tua cucina?
il cellulare di mio zio pompiere.

e nel tuo bagno?
una foto di carlo giovanardi.

ultimo libro letto?
“la prova del cuoco” di antonellona clerici.

oggi è san valentino…
è vero casso! l’onomastico del vale! apri il gaaaaaaas patacca!!! però ‘sta ducati, mah…

ho letto che sei stato operato a un ginocchio. ora stai meglio?
sì, però mi è venuta una puntina d’influenza.

peccato, volevo proporti un cinema.
ne conosco uno attrezzato con un punto di primo soccorso. a proposito: sai come si chiama la malattia che fa crescere i peli delle orecchie e fa guardare il sedere alle universitarie in metropolitana?

vecchiaia. e come la mettiamo con le foto che ti ritrarrebbero con una misteriosa blogger di dieci anni più giovane di te?
so che fabrizio corona sta cercando di venderle per 6 euro e 50 alla “gazzetta dei navigli” e a “novella molise”. ma secondo me non gliela fa. sono sereno.

segno zodiacale?
toro, beibi.

i tuoi punti di forza?
fisico da intellettuale e intelligenza da buttafuori.

i tuoi punti deboli?
intelligenza da buttafuori e fisico da intellettuale.

chi vincerà sanremo?
dicono tutti emma marrone. non conosco nemmeno una sua canzone ma le darei volentieri due colpetti.

cosa deve avere una donna per lasciare un segno su di te?
di solito le bastano una scarpa e una discreta mira.

cosa proprio non sopporti in una donna?
l’aria da quadro antico. hai presente quelle che si vestono tipo pattinaggio artistico?

non esattamente. posso entrare nel comitato scientifico di scappatodicasa.com?
solo se ti levi la cornice, i pattini e togli il cidì di celine dion dallo stereo.

che cosa faccio, spedisco tutto a “vanity”?

tempo di lettura: tre minuti.
se c’è in giro il tuo capo riduci a icona e riprendi più tardi. tanto non è che perdi il filo.

giovedì 9 febbraio 2012

scappati di casa

ieri sera ho passeggiato per le vie del borgo innevato con altri due scappati di casa. in tutto, tre scappati di casa.
che poi, per me, scappati di casa non significa essere scappati da qualcuno, da qualcosa. o da una casa.
gli scappati di casa sono quelli involontariamente estranei alle convenzioni. che magari fanno lavori seri ma sembra stiano passando di lì. anche se si concentrano come cani sulla ciotola restano sempre un po’ svagati. a volte piantano radici ma in fondo sono spiantati. parlano quando gli viene chiesto e qualche volta lo fanno da soli, ad alta voce, in macchina. e pure gesticolando. arrivano ai matrimoni vestiti bene ma con la cravatta allentata. si radono, se si radono, una basetta dritta e l’altra di sbieco. mettono le scarpe da tennis tutto l’inverno, tanto anche gli anfibi prima o poi lasciano passare l’acqua.
sono quelli che la vita li costringe ogni mattina a uscir di casa così. e magari gli sarebbero bastati altri cinque minuti, una moglie o uno specchio per essere apposto. ma i minuti, le mogli e gli specchi forse sono convenzioni.

ieri sera ci siamo guardati in faccia. tre facce, sei occhi, centoventi anni. facce un po’ tirate per le cose che non sono mai come dovrebbero essere, per il freddo da schiaffi, per le prime rughe intorno agli occhi. e poi ci siamo guardati i piedi: un paio di adidas, un paio di tiger e un paio di nike. e poi abbiamo guardato il ghiaccio e la neve che stavamo calpestando.
e poi ci siamo messi a ridere.

domenica 5 febbraio 2012

vagoni disperati – la sola

probabilmente non lo sai, ma in questi giorni in italia è nevicato.
anche la freccia delle risaie, che collega le mie campagne con la tentacolare milano percorrendo venti chilometri in una dimensione spazio-temporale indefinita e variabile, è andata a farsi benedire. oltre al ritardo consueto, l’altra mattina è comparsa una stalattite di ghiaccio sulla porta del treno. sì, va bene, è successo anche da te. ma da me era sulla parte interna della porta. ciapasü.
i controllori non si vedono da mesi. allora ho suggerito allo sportello della stazione di smettere di vendere biglietti e abbonamenti. “meglio – ho proposto – se a fine mese fate girare sui convogli il capotreno vestito da sacrestano con il cappello della questua. così ogni viaggiatore dà quello che si sente, se se la sente: due euro, una confezione di legumi, un rostro rompighiaccio”.
è una sola di linea. ma la sola, si sa, non viene mai da sola.
l’altra sera quella dei miei vecchi anfibi – che da quindici anni mi accompagnavano a ogni nevicata – mi ha abbandonato appena sceso dal treno. staccata di netto. e sono rientrato al monoloc zampettando su una scarpa e una calza (fracida).
rapido ma con l’andatura del dottor house.

la rubrica “vagoni disperati” è realizzata in collaborazione con trenord e calzaturificio jin yang.
a bordo delle vetture è consentito fare quello che ti pare. ma se ti scappa tienila: non siamo all’oktober fest.
il vagone ristorante non c’è e se ci fosse sarebbe gestito da gente che cucina come me.
scappatodicasa.com è un blog di servizio per lettori disperati (e, secondo ele, appassionati :)

mercoledì 1 febbraio 2012

fornelli disperati – il tortino “fast & furious”

non so perché l’ho fatto.
forse perché mi sono dimesso da inviato di “porta a porta” e adesso ho un sacco di tempo libero. o forse perché a volte soffro davvero la fame e l’acidità. fatto sta che sono andato a un corso-serata consacrato a “come cucinare in modo sano e veloce”.
la cucina, infatti, è la mia grande passione. ma lei non ricambia.
sfidata la neve, entro nella sala dove quattro carampane e due aspiranti carlicracchi mi squadrano dalla testa ai piedi come se il pollo da cucinare fossi io. li sfido con un “buonasera a tutti” che genera solo un semi bisbiglio di risposta da una carampana. ma forse sta solo russando. sento il cervello che mi spinge sulla lingua: “salutare no? andate a cacare voi e maledetta parodi”. ma mi trattengo.
ooooohhhhmmm.
prendo posto e arriva la coach, qua la chiamano così. sembra una delle las ketchup, quella alta, un po’ più sbilenca.
ti risparmio i dettagli ma, in sostanza, aserejè ci ha spiegato come cucinare un sanissimo tortino di verdure in dieci minuti. massimo quindici. ho preso appunti sulla mia moleskine tarocca: la danno in omaggio dopo dieci fritti di serpente al ristorante “il dragone” vicino al mio ufficio. ne ho già tre.
quindi ho provato a riprodurre il tortino a casa. con appunti alla mano, cuore caldo, frigo freddo e “an de bugui an de bui di di pi” a manetta nello stereo. ma, colpa degli ingredienti raffazzonati al volo o del tempo di cottura che non ho controllato (ai fornelli ho problemi di concentrazione: mi distraggo anche se passa una tizia in minigonna nel televisore dei vicini), mi è uscita una versione, come dire, “fast & furious”.
riporto testualmente dal “gambero rosso”: “il tortino di verdure fast & furious si caratterizza per una crosta alla brace, che genera un fumo nero da soffocare e rende impraticabile per una mezzora buona il monoloc”.

riflessione zen del giorno dopo
come insegna il dalai lama, “la vita non si misura da quanti respiri facciamo ma dai momenti che ci tolgono il respiro”.
ecco perché, con l’ausilio dei fumi neri, quando cucino tendo a togliere il respiro: sono un cuoco della scuola buddista-tibetana.
se lo sanno i cinesi del “dragone” mi ritirano le moleskine talocche e la tessela fedeltà.
che me le ritirino pure: free tibet, cazzo!

la rubrica “fornelli disperati” è realizzata in collaborazione con tisana al finocchio montania, ristorante “il dragone” di milano e cucine scavolini.
la rubrica “fornelli disperati” è la più amata dagli italiani, con l’eccezione di fabio caressa.
scappatodicasa.com è un blog di servizio per lettori disperati.