mercoledì 27 febbraio 2013

fornelli disperati – sfondi un frigo aperto


andiamo avanti, va’.

“quando si parla di cibo, gli accostamenti non devono mai essere banali. ma fai attenzione: il confine del buon gusto è facile da oltrepassare”, dice la tizia look&food dalla tivù.
seguo distrattamente la lezioncina mentre sto culoseduto sul divano. devo dire che la tizia look&food sfonda un frigo aperto, perché io con gli accostamenti vado forte, soprattutto la mattina.
a volte, sbadigliando duro, abbino i colori di camicia e maglione come nemmeno i tazenda e luca giurato potrebbero fare. ma questa è un’altra storia.
in cucina ho un nuovo must. da quando ho scoperto che gli ingredienti si possono frullare, frullo tutto: uova, cardamomo, cavalli e segugi, fantini, ravioli buitoni, polpette ikea e i miei giganteschi testicoli post elettorali. 
addio, fornelli: al loro posto in cucina ho acceso un mega-frullatore-inceneritore senza fare la valutazione d’impatto ambientale.
certo, mangiare in prevalenza pappette e pastoni comporta dei rischi. sto parlando di pigrizia della dentatura e di una certa voglia di scodinzolare. muterò in un neonato sdentato, ma di cane.
eppure frullando l’impossibile gli accostamenti di gusto si esaltano, fidati di me.
bau.

piesse: la tizia look&food della tivù è una gnocca pazzesca di un metro e ottanta. come se bar refaeli cucinasse. e vedo che è sposata con un bellone alto più di lei.
siam sempre lì: quando capiranno che se non si riproducono con gli hobbit senzafamiglia come me la specie non evolverà più? 

giovedì 21 febbraio 2013

e dopo il freddo?


“e dopo il freddo?”
“aspetto il segnale. la primavera. quella arriva all’improvviso, non piano come l’autunno. è come la vita. ti spiazza proprio quando credi di aver chiuso, tirato i remi in barca. c’è sempre un dolore, un amore, una paura o una gioia che ti becca di sorpresa”.
il segnale arriva così, con un colpo di vento, o di notte, con la pioggia regolare sul tetto e poi, al mattino, con l’erba diventata verde.

(paolo rumiz, “la leggenda dei monti naviganti” – conversazione con mario rigoni stern)

venerdì 15 febbraio 2013

uomini coi fuseau


la follia umana trova sempre nuovi modi di reincarnarsi.
una volta c’erano gli uomini col borsello, oggi ci sono quelli che fanno jogging in calzamaglie scespiriane.
proprio stamattina sbuco in ritardo e inferocito dal metrò – per i motivi che ti spiego tra un secondo, non mi mettere fretta anche tu – e mi sfreccia praticamente sui piedi questo gibbone di un metro e novanta, tutto sudato alle nove e mezza antelucane, con le coscione fasciate dai fuseau.
ma dove corri all’alba vestito come carolina kostner?
che il signore abbia in gloria quel benefattore che ti regalerà un paio di calzoni corti o una tuta.
che poi, un pochino sportivo lo sono anch’io. ma senza perdere la dignità.
per dire, in questi giorni sono gasato per i mondiali di sci e per “django” di tarantino. così aggredisco i tornelli della metropolitana tipo cancelletto di partenza, col piglio di alberto tomba al saloon. ma com’è, come non è, stamattina alla fermata della linea verde i tornelli erano chiusi anche in uscita.
mai visto, vacca boia.
ho due lividi neri sulle cosce tipo marchiatura dello speck innerhofer. bastava un tornello di dieci centimetri più alto e finivo su “malattie imbarazzanti”.
comunque non ho battuto ciglio. sportivo sì, ma senza i fuseau.

giovedì 7 febbraio 2013

tutti i miei sbagli. con sondaggio


il mio attuale bagnoschiuma: è un adidas, linea sport, color verde.
annusato di fretta al supermercato odorava di buono, sulla mia pelle invece reagisce come “entraineuse numero cinque” di ruby.

dire “che cosa vuoi che sia, io bevo il latte scaduto da una settimana e non mi è mai successo niente” al carabiniere a cui avevo appena favorito la patente scaduta da un mese e mezzo.

non aver conteso con più decisione a quel maledetto peruviano l’ultima maglietta rossa di lupin, taglia emme, nel cestone “abbigliamento disperato” della standa.

la risposta “sì” alla domanda “ti piacciono i fiori?” al test del militare: rischiai di finire dallo psicologo.
per fortuna vennero tutti distratti dal questionario del mio vicino che alla voce “arma o corpo prescelto” rispose “bazzuca” (scritto così).

il sacrificio di un bel calzettone a righe quella volta che al rifugio “vittorio sella” era finita la carta igienica.

ieri sera, prima di coricarmi, mangiare peperozzi piccanti fatti in casa ripieni di tonno, capperi e acciughe. oggi mi sono svegliato con un occhio fisso come christian de sica.

innamorarmi perdutamente di sinead o’ connor ai tempi di “nothing compares 2 you” solo perché non ho mai sopportato i capelli in giro per casa.  

l’aver calciato alto di un metro e largo di due l’unico rigore tirato in vita mia. punto di fuga del pallone: imprecisato nei fossi adiacenti il terreno di gioco.
una roba che non sta nel mazzo né del calcio né dell’assonometria.

sondaggio: se proprio vuoi liberarti in pubblico e condividere qualche tuo sbaglio, son qui. considera però che da quando il servizio militare non è più obbligatorio, lo psicologo della caserma ha meno lavoro. se vuoi andare a trovarlo, portargli dei fiori e parlargli dei tuoi svarioni mi fai un favore. saperlo lì che guarda youporn tutto il giorno a nostre spese un po’ dispiace.

consigli per la lettura del post: birrétta bélla frésca a portata di zampa e “tutti i miei sbagli” dei subsonica nell’ai-pod, meglio se nella versione remix di digei metiu (per gli amici, il david guetta delle risaie).