giovedì 28 giugno 2012

palinsesti disperati: dottor metiu a “medicina 33”


dopo la brillante diagnosi sull’afta gigante del postino precedente, sono stato contattato dalla redazione di “medicina 33.

pronto, dottor metiu?
dipende.

sono la segretaria di luciano onder di “medicina 33”.
non compro niente, ma grazie lo stesso.

siamo un programma della rai che si occupa di medicina, non vendiamo nulla…
meglio così. ho appena preso in farmacia lo smarcato del polase: 12 euro per venti bustine. meno male che è il generico, al grammo costa come l’oro. potete far qualcosa?

non so, il dottor onder ha letto la sua diagnosi al lettore affetto da malattia venerea e vorrebbe invitarla in trasmissione.
in questo momento mi trovo all’estero.

dove?
no, neutro roberts.

intendevo in quale stato.
uno stato indecente: sono più sudato di paolo belli al concerto per l’emilia. che poi non bastavano il terremoto e i 38 gradi afosi nelle tendopoli? pure nek e paolo belli gli hanno mandato. e al prossimo giro biagio antonacci. mette giù lei o vado avanti?

guardi, io sono bianconera: non mi tocchi paolo belli che è la voce dell’inno ufficiale della juve!
immagino l’abbiate scelto per la lunga militanza nei ladri di biciclette.

lei è un cafone. interista, immagino.
infatti sto registrando la telefonata: non si sa mai che torni buona.

lo sa che è un reato registrare le conversazioni?
senta, fa caldo e siam tutti nervosi. dica al suo capo che un salto in trasmissione lo faccio volentieri, basta che poi non finisco anch’io per somigliare a una cistifellea. lei a che cosa assomiglia invece?

io sono una bella ragazza.
ottimo. c’è un mio amico, quello dell’afta, che sta passando un periodo un po’ così. pensi che ormai lo chiamiamo il “rabdomante delle zozze”. magari se vi faccio conoscere poi gli passa il vizio.

lasci stare e lo mandi a confessarsi piuttosto.
con chi sto parlando? con una suora laica? e ha anche il coraggio di propormi di venire in tivù a parlare di malattie immorali. chissà che cosa combinate lì nel convento di rai due.

insinua?
mi saluti lucianone onder.

oki.
preferisco il nimesulide.

scemo.
aspettami sdraiata dentro la tac.

domani dopo le 20 che onder è fuori per un’intervista.
santasubito. prima vuoi farti un aperitivo?

spritz?
no, liquido di contrasto.

piesse – c’è sempre chi preferisce l’aspirina: http://www.youtube.com/watch?v=phsvdpgkbl4

giovedì 21 giugno 2012

tre postini veloci che fa caldo


la bella stagione
è arrivata la bella stagione. quella che a fine giornata è sconsigliato annusare la poltrona dell’ufficio dove hai fatto la colla per nove ore. 

occasionissima
punture di mosquito del ticino ovunque. chiappe terremotate. bonus cervicale settimanale giocato. ustione importante sulla fronte.
dopo escursione domenicale vendo mountain bike giallo-argento. vera occasione.
telefonare orario visite parenti.

dottor metiu (medical divisgion)
dico a te che ieri sei finito su questo blog digitando su gugol “afta gigante + pene”: vai a farti vedere perché per me non è un’afta.

a chi è arrivato in fondo ai tre post in omaggio una secchiata d’acqua gelida. e alle lettrici più spericolate posso agevolare una serata con il tizio dell’afta gigante: diamogli fiducia, hanno inventato gli antibiotici.
e poi magari ha semplicemente digitato una “effe” al posto di una “esse” 

venerdì 15 giugno 2012

fornelli disperati – il risotto alla bin laden


siccome millanto di saper cucinare un risotto al vino rosso che neppure uno chef, una disgraziata lo vuole testare. tento di farla ragionare: “il risotto d’estate è come la granita a natale e poi sono distratto dai campionati europei di calcio, in particolare dalle tifose polacche”. ma non sente ragioni.
la serata nasce sotto pessimi auspici.
già in coda al supermercato mi tocca assistere a una discussione su chi sia il gay tra i calciatori della nazionale. come sai, cecchi paone ha detto “sono stato con un azzurro”: se sarà inchiappettato er grande puffo*(1). 
provo ad alimentare ulteriore zizzania chiedendo se amanda lear c’ha il pisello oppure no. chiude i conti la commessa con un dilemma meno scollacciato: bollini per le posate o punti sulla carta fedeltà?
arrivo a casa. indosso il grembiule da combattimento, prendo il riso e mi accingo a metterlo a bagno nel vino*(2). ma scopro che il rosso mosso – vacca la co2 – è rocambolescamente esploso nella dispensa durante il caloroso pomeriggio, schizzando i pavimenti, il giubbino della tuta e il calendario con le ricette afrodisiache di suor germana.
troppa pressione e il turacciolo s’è sparato via, succede. nessun mistero: bossari e la barale possono stare a casa loro.
il botto l’ha fatto un frizzantino imbottigliato dal babbo. e lo dico subito per l’omino dei servizi segreti che legge i blog: il babbo è un tranquillo pensionato, mica un dinamitardo. semmai, fai un controllo nelle cantine sociali della bassa padana che a gasare così il gutturnio prima o poi ci fan scappare il morto. poi diranno da vespa che bin laden era di piacenza. o che il mullà omàr si nasconde nell’oltrepò pavese.
bon, comunque la cena salta: il risotto o si fa bene o non si fa.
è evidente: tutto depone contro la mia piena affermazione come angelo del focolare. pensare che da una vita sogno di cantare “e quando il pane sforno, oaaaaaaa, lo tengo caldo per te”.
invece mi tocca scongelare un’altra ciabattina dell’ipercoop.
manca qualcosa, lo so. ma è inutile che insisti: il nome della disgraziata che doveva venire a cena non te lo dico. sennò fabio caressa mi mena. sappi, però, che se nel prossimo libro di maledetta parodi trovi il risotto alla bin laden, l’ha copiato da me.

tempo di lettura del post: un minuto e quaranta secondi

tempo di cottura del riso: regolati con i minuti scritti sulla scatola e poi assaggia, dai. a volte mi vien da pensare che la laurea l’hai presa anche tu in albania

note a cura del comitato scientifico di scappatodicasa.com:

*(1) l’affermazione dell’autore è approssimativa. la canzone di cristina d’avena recita testualmente “gli strani ometti blu”: di conseguenza anche er grande puffo è da considerare blu e non azzurro
*(2) il segreto per un buon risotto al vino rosso è mettere il riso a bagno nel vino (meglio se non esplosivo) almeno dieci ore prima di cucinarlo*(3)

note a cura di metiu scappato di casa:

*(3) no, complimenti. oltre a mangiare alle mie spalle con tutto quello che vi pago per la supervisione scientifica del blog, divulgate il mio no-au così, a reti unificate. siete senza vergogna. questa è l’ultima che mi fate

martedì 5 giugno 2012

tre uomini e una granita


scena uno
sabato sera, grossomodo le ventitré.
su una panchina del centro, tre scappati di casa mangiano la granita con l’aria di aldo, giovanni e giacomo dopo la partita a bocce. tutto intorno è un vivace via vai da gala di provincia, fatto di tacchi traballanti, culi inguainati, camicie attillate sui pettorali e profumi eccessivi da quindicenni alle giostre.
dei tre con la granita, uno indossa una felpetta che sarebbe più onesto chiamare pigiama. l’altro è in ciabatte infradito nonostante l’aria frizzante della notte primaverile. il terzo è una lamentela con le adidas.
come hanno fatto a ridursi così?

flash back numero uno
nel pomeriggio del sabato il lamentela con le adidas fa partire un giro di sms. che potrei non leggere. e affacciarmi direttamente alla finestra per vederlo arrivare alle 20.30, puntualissimo e vagamente depresso (più per abitudine che altro), con l’obiettivo di una pizza.
alle 20.33 scendo in ciabatte (poi ti spiego perché: abbi un minuto di pazienza).
quindi il ciabatta e il lamentela si avviano sotto casa del pigiama. che, sulle prime, fa resistenza. ma alla fine esce quasi sempre.
il pigiama è sempre stato il playboy della compagnia – ora decaduto come certi nobili che partecipano alla “fattoria” o gli ex calciatori che piangono da barbara d’urso – e gli è rimasto il vezzo di fare un pochino il prezioso anche con gli amici, oltre che con le donne.
per farcela pesare, scende coi calzoni corti e una felpa simil intimissimi.
pizza.
tra gli ingredienti si sprecano le cipolle. tanto fra di noi non si limona: ci vogliamo bene ma non fino a questo punto.

flash back numero due
il giorno prima, venerdì. mi tocca impinguinarmi per andare a un convegno alla bocconi, pensa te. lì, se non ti vesti come loro, quando entri lampeggi. così ti individuano, ti narcotizzano con parole come “executive mba” o “responsabilità sociale d’impresa”, ti rapiscono, ti vendono il rene e il ricavato lo danno a mario monti.
io non voglio lampeggiare. allora metto la giacca e le scarpe nuove di cuoio.
infatti non mi rapiscono ma alla fine della conferenza mi ritrovo le porte della metropolitana chiuse in faccia: c’è il panzer di bianco vestito in gita a milano e la città è sotto assedio. metrò compreso. mi tocca farmela a piedi, e sono chilometri.
sento subito alle calcagna gli ultras di “viva la gente” che puntano verso la piazza del duomo, e nel flusso temo di essere scambiato per un bocconiano di cielle. affretto il passo per seminarli e sento che la pagherò: i piedi pulsano già, sbatacchiati contro quel cuoio vigliacco.
maledico l’industria calzaturiera low cost, la responsabilità sociale d’impresa e, visto che ci sono, pure suor germana.
alla sera a casa, in odore di santità e di calze sudate, estraggo dalle scarpe due piedi vescicosi simili a quelli di mino damato quando camminò sui carboni ardenti (http://www.youtube.com/watch?v=t8bot0iuz4a).
due piedi che mi costano un fine settimana “in gir cun’t i sciavatt” (“in giro con le ciabatte”, come diceva la mia nonna). l’alternativa sarebbe stata camminare tutta la sera sulle mani tipo cirque du soleil: mangiala te la granita in quel modo lì.

piesse: la mia vicina di casa settantacinquenne mi incrocia in ascensore e mi guarda le ciabatte. poi mi dice: “sportivo stasera, bravo”.
vado forte con le anziane. su youporn mi trovi con lo pseudonimo di “the king of the osteoporosi”.