martedì 29 novembre 2011

scrivanie assolutamente disperate – la riunione col cliente ricco

ieri riunione di lavoro. obiettivo: organizzare un convegno per un cliente. soldi in ballo: tanti.
ti riporto in ordine sparso alcune cose che ho sentito:

ho sentito volare almeno una decina di “dottoressa” e “dottore” in libertà.
ho sentito la stagista, figlia del boss, dire otto volte “assolutamente sì” sbattendo le ciglia.
non ho sentito nessuno spiegarle che “sì” sta bene da solo e di solito esce anche se non sbatti le ciglia. a meno che tu non voglia vendere assicurazioni.
ho sentito il cliente usare la parola “lochescion” quanto un comune essere umano usa le preposizioni “di-a-da-in-con-su-per-tra-fra”.
ho sentito la mia boss (cinquantaquattro anni, obesa mentale) litigare al cellulare con un amico gay per un commento su feisbuc. il tutto davanti al dottor lochescion.
ho sentito la mia boss (cinquantaquattro anni, obesa mentale) chiedermi di finire un lavoro urgente al suo posto ché una “fastidiosa fiacca sull’indice” le impediva di usare il computer. il tutto davanti al dottor lochescion.
ho sentito il bisogno di mandare tutti a cagare. ma alla fine ci sono andato io, risparmiandomi un’altra decina di “dottoressa” e “dottore” in omaggio.

domenica 27 novembre 2011

per attivare il maniaco, premi uno!

uno dei vari stalker che perseguitano miss telecom, all’anagrafe michelle hunziker, è stato condannato. il maniaco era arrivato a chiamarla fino a sessanta volte in un giorno.
aveva preso alla lettera l’offerta “tutto compreso senza limiti”.

venerdì 25 novembre 2011

fornelli disperati ultimissima – fatti sotto norikazu!

e chi l’avrebbe mai detto: otsuka norikazu si è ammalato. in fondo aveva solo mangiato la verdura coltivata di fianco alla centrale di fukushima che sbrodolava fuori radioattività. un gesto, il suo, fatto davanti alle telecamere “per tranquillizzare la popolazione”.
il prode presentatore, però, dice di non essersi perso d’animo e promette che tornerà in tivù la prossima primavera.
se scampa lo sfido a chi mangia più scatolette di criminal mais scaduto.

mercoledì 23 novembre 2011

uan o tu?

ti ricordi quella pubblicità del gelato con stefano accorsi, che per me rimane la sua migliore interpretazione? un maxibon in mano, diceva alla bella turista straniera: “tu gust is mei che uan”.
quella pubblicità mi è tornata in mente in questi giorni.
giorni in cui ho maturato l’idea che a volte “uan is mei che tu”.

domenica 20 novembre 2011

mister verdura, le belle vegetariane e il panda gigante

dalle parti del mio ufficio è un boom di melanzane e fagiolini. tutte le sere mentre me ne torno verso casa guardo da una parte all’altra della strada un anomalo assembramento di clienti dall’ortolano della via. una ressa. e mi sono insospettito.
allora ho cambiato marciapiede per sbirciare da vicino.
la clientela del negozio è femminile al 98% e danza sorridente tra scie di profumi intorno a mister verdura: un figo di un metro e ottanta, barba incolta punteggiata di grigio e un ciuffo biondo su un fisico da surfista californiano. mister verdura gestisce le habituè adoranti, alcune assai carine, con sorriso bianchissimo alla barbara d’urso. poi mette lì dei prezzi da gioielliere con l’aria di quello che ti fa un favore “proprio perché sei tu”.
ho comprato una coca cola e gli ho lasciato il curriculum sotto la pesa. insieme al cv, ho scritto due righe di accompagnamento (“so riconoscere prima di tutti quando la verdura sta andando a male, visto che di quella mi nutro da tempo”) e mi sono firmato “il panda gigante”.
il panda gigante è un noto vegetariano ed è chiamato “animale spazzatura” perché, scazzatissimo, mangia gli avanzi degli altri. io, come lui, confiderei di raccogliere e consolare quella parte del 98% di tossicodipendenti dell’orto che mister verdura non riesce ad accontentare.

giovedì 17 novembre 2011

gente che non farei entrare in casa

non capisco.
c’è chi sente il bisogno di farsi consigliare da quelli trendy. chi incassando critiche feroci trova nuove motivazioni. chi, semplicemente, è felice se lo prendono per il culo. e non c’è niente di male.
ma tutte queste cose messe insieme nella stessa persona a me sembrano un morbo. soprattutto se la sodomizzazione pubblica del tuo ego, del tuo guardaroba, del colore che hai scelto per la tua parete, delle tue mensole dell’ikea, del tuo arrosto, della forma dei tuoi occhiali, della tua pettinatura, del cervello di tuo figlio e del fatto che non fai più sesso col tuo coniuge avviene davanti alle telecamere.
psc, pubblico sputtanamento consapevole: ecco il nome del morbo.
io, fossi in te, il cuoco isterico figlio di cuochi miliardari non lo farei entrare in casa. e neppure l’architetto gaio a forma di acciuga. né la signorina sos rottenmeier, con tutte ‘ste belle tate dell’est che ci sono in giro. figurati lo stylist con i pantaloni aderenti a metà polpaccio modello fango in casa che va alla moda. senza contare quella sciura col ciuffo bianco fissata con i metri quadrati.
non dirò niente sui due sessuologi vestiti da becchini.
io, fossi in te, non li farei entrare nemmeno se si mettessero le pattine.
ma ormai sono tutti al tuo citofono.
dai, falli salire e preparati. ti diranno che: cucini come me, confondi le tende del salotto col tendone del circo, ti vesti un po’ oviesse e un po’ lady gaga, tratti gli ospiti come un cavernicolo, dovrai farti filmare in bianco e nero mentre consumi un rapporto sessuale di tre minuti e mezzo, stai allevando i tuoi figli come lo zio michele.
e in più c’è quella storia delle pattine, che c’hanno pure ragione.
quando se ne andranno i mostri della tivù, avvisa subito amici e parenti che la prossima settimana su “real time” o su “cielo” o su “la7d” sputtanano proprio te.
tengo in fondo la notizia migliore: siccome sei affetta/o da psc sarai il prossimo protagonista di “malattie imbarazzanti”, sempre su “real time”.
è una roba che non ti cura nemmeno il dottor house.

martedì 15 novembre 2011

atleti disperati – la banda larga

è un periodo che mi piacciono i dolci. che io son sempre stato per il salato.
e poi aggiungici che, complice il menisco, da tre mesi la mia miglior performance atletica sta nello schiacciare il bottone dell’ascensore. non gioco più nemmeno al bigliardino.
avanti così e per entrare in questo blog mi servirà la banda larga.

sabato 12 novembre 2011

privacy disperate – altro?

milano, qualche giorno fa. m’invitano per lavoro a un convegno.
mi faccio la barba, mi vesto bene e arrivo incredibilmente puntuale. con invito stampato e biglietto da visita alla mano, vado deciso dall’addetta della reception: “buongiorno, la sala pincopallo per cortesia”.
“buongiorno, è dopo lo scalone sulla destra. mi servono un documento, la tessera sanitaria e poi deve passare dal metal detector”.
“altro?”

mercoledì 9 novembre 2011

vagoni disperati – fermi tutti! questa è una rapina

ogni tanto mi fa bene prendere il treno per andare al lavoro. così mi rinfresco le idee sul perché, dopo quasi vent’anni di sopportazioni ascetiche, non lo prendo più. a costo di fracassarmi di noia da solo in auto e di correre il rischio che la radio mi aggredisca con una canzone di anna tatangelo, detta anche lady tata.
ho ripreso accidentalmente il treno, dicevo. e pure con curiosità perché alla freccia delle risaie hanno da poco raddoppiato i binari. chissà quali golose novità. infatti: i binari sono aumentati ma non così i treni e le carrozze. il riscaldamento continua a non funzionare (buono per chi conserva le banane) o a funzionare troppo (buono per chi le coltiva). c’è sempre il cinese che mi tossisce addosso. posti solo in piedi. ritardo di quindici minuti “e ti è andata bene”, mi dicono.
l’unica novità, scopro, è la rapina. il biglietto di andata e ritorno per la grande città costa ora 5 euro e 30 centesimi. che, sommati a due biglietti della metro rincarati di fresco, fanno 8 euro e 30 centesimi. in tutto, fermi tutti, 16.000, sedicimila, vecchie lire. per andare in ufficio. mica, chessò, al ristorante (sempre che si trovi posto con l’aria che tira).
e non cominciamo con i soliti bizantinismi secondo i quali un biglietto costa come un caffè al bar o come cinque sms mandati ad cazzum. perché il caffè al bar posso scegliere di non berlo, e i cinque sms ad cazzum posso scegliere di non mandarli. a lavorare invece ci devo andare, bizantinista mio.
adesso la smetto di parlar di soldi che il post si fa meschino. non vorrei finire come quel tale di “occhio alla spesa” che sa tutti i prezzi a memoria e si fa chiamare “il re delle casalinghe”. io, al massimo, posso fare il marchesino della schiscetta.
in fondo in fondo, prendere il treno è anche bello. la fauna pendolare raggiunge punte inaspettate di biodiversità, come sanno bene la mia amica maffie e il mio amico tramp. bus o vagone non fa differenza.
sul mio pendolino dei fossi, ad esempio, trovano il loro habitat diverse specie protette. c’è la signora che si fa la manicure come se fosse al cesso di casa sua. c’è la pecorina di trent’anni che vive su feisbuc e scrive “sono in treno”, e il pecorone che le fa il filo, seduto di fronte, che clicca “mi piace”. c’è il tizio che dorme con il collo piegato all’ingiù oltre le possibilità d’inclinazione di una giraffa. c’è il mio amico broker che inventa aneddoti sulla sua roboante vita sessuale sperando che qualche commessa in astinenza ci caschi. c’è il lemure che non sposta la borsa con cui tiene occupato un ramo, nonostante i venti gorilla in piedi a squadrarlo (facciamo diciannove più un macaco, detto il marchesino della schiscetta). c’è anche la femmina competitiva, già concentratissima e caricatissima quando per il marchesino è ancora notte, che deve salire per prima sul treno alla caccia feroce di un posto a sedere, lasciandosi dietro la scia di compatimento degli alluci calpestati.
e c’è sempre “un tot al metro quadro” che, entrato nel vagone, sbuffa forte e apre tutti i finestrini senza accorgersi che le ascelle al minestrone sono le sue. vuncion.

lunedì 7 novembre 2011

virus, ultimissima

sembra che dopo gattuso e cassano anche lo scimpanzè dello zoo di milano abbia avuto problemi di vista e deambulazione: secondo l’infettivologo di scappatodicasa.com è il virus che si avvicina al genere umano.
anch’io nella notte tra sabato e domenica ho accusato sintomi simili. poi mi sono ricordato che avevo cucinato di persona per una romantica cenetta casalinga. avevo invitato il cavallo hickstead.

sabato 5 novembre 2011

batteri fecali sui cellulari, ultimissima

ho capito bene? batteri fecali?
ragazze, ragazzi, ma che cosa ci fate coi telefonini?
io che pensavo di essere un pervertito perché in pausa pranzo guardo tutte le fotogallery del “corriere”.

pagina 777 di televideo: se trovi le gallery del “corriere” eccessive e ti stai preparando ad aggredirmi a colpi purificatori di cilicio, ti ricordo che questa sera verrò sottoposto a esorcismo. poi la situazione si dovrebbe normalizzare.

venerdì 4 novembre 2011

fornelli disperati – e i ristoranti sono pieni

insomma, va tutto bene, la crisi non c’è e i ristoranti sono pieni.
e io che sono l’unico pirla che non potrà mai aprirne uno.

giovedì 3 novembre 2011

“fonda un’azienda! (che io non c’ho voglia)” – comincia la wedding planner. con sondaggio e ricchi premi

cara lettrice, caro lettore,
nasce oggi una nuova rubrica, in collaborazione con la camera di commercio delle risaie, che si chiama “fonda un’azienda! (che io non c’ho voglia)”.
c’è la crisi, le mezze stagioni si sa che fine han fatto e trovare un parcheggio è davvero impossibile. insomma, è il momento di rimboccare le maniche: le tue. apri un’impresa, e se non sai che nome darle siamo qui per aiutarti.
gentilmente, si presta a testare il servizio un’amica che sta aprendo un’agenzia di wedding planner. organizzerà matrimoni, ricevimenti, eventi in genere. e considerato che non mi avrà mai tra i suoi clienti, provo almeno a darle un contributo nella ricerca di un nome.
qui sotto trovi i miei suggerimenti. come sempre, aspetto ansioso i tuoi.
ti ricordo che a tutte le femminucce che parteciperanno al sondaggio, o contribuiranno con un’idea, andrà in omaggio la guida “come evitare di prendere il bouquet anche se ti arriva in testa”; e a tutti i maschietti la contro-guida “le tre cose da fare subito se la tua morosa prende il bouquet: las vegas, sky calcio, segretaria”.
con viva cordialità.
metiu-scap, responsabile di “fonda un’azienda! (che io non c’ho voglia)”

le mie proposte sono:

“mamma non ci sperava più”
“olindo e rosa”
“confetti disperati”
“cerimoniose”
“siamo meglio di zenzero e cannella”
“ridi, ridi pisello piccolo. ci vediamo tra due anni”
“amore e cioccolato conosco anche un avvocato”
“mulino bianco”
“due cuori in due camere”
“e se ti nasce brutto come il pangasio?”
“la pace dei roses”

ps: se i miei suggerimenti ti sembrano arditi, sappi che c’è chi ha fondato e amministra “il velo e il cilindro”, “enzo e angelo”, “la sposa vispa”, “zenzero e cannella”, “sposiamovi”, “il giardino incantato” e “rosso di sera”. micacazzi.

martedì 1 novembre 2011

fornelli disperati – trattamento culinario obbligatorio

l’altra sera è stata a cena da me mia sorella.
pur con il bene consanguineo che mi vuole, il bilancio della serata sta tutto in queste parole: “se esistesse un equivalente per la cucina, saresti da proporre per un trattamento sanitario obbligatorio”.
taccagna. lo dice solo perché lavora in ospedale e vuole aumentare il suo bisnes.