il problema è che non so
fare la spesa.
se decidessi di cucinare una
pasta con i gamberetti e le zucchine, per dire, finirei per andare al
supermercato, distrarmi perché c’incontro il solito amico con prole (che è
sempre, sempre, sempre lì tanto che ha dato disponibilità come
attaccapanni all’ingresso) e poi comprare solo le patatine e la coca cola. come
minimo dovrei prendere anche la pasta, i gamberetti e le zucchine: o no?
se poi, sempre per dire,
quel piatto lo volessi accompagnare con un vino bianco, andrei a cercarlo al
reparto cosmesi biologica perché il sensore mi si aggancia regolarmente al
sedere di una bionda col pallino naturalista.
così, quando torno a casa mi
ritrovo ogni volta nudo davanti ai fornelli (è una metafora). con le pentole ma
senza gli ingredienti. un po’ come la testa bionica di jeeg robot d’acciaio
privata dei suoi componenti.
a questo punto se trovo una
miwa che mi fa la spesa la sposo (l’ho scritto solo perché “spesa e sposo” fanno
una felice allitterazione. ovvio. che far allitterare “spesa e trombo” mi
risulta più difficile, avendo studiato le figure retoriche al cepu).
piesse – guarda qua: www.youtube.com/watch?v=dzufsq9ncdq
come lanciava gli ingredienti lei non li lancia più nessuno. altro che
maledetta parodi.
arripiesse – l’immagine di miwa in versione manga è
osè, oltre che coperta da copirait.
lo so.
l’ho pubblicata frettolosamente
perché temevo me la soffiasse razzinker per il suo nuovo tuitter.