domenica 31 maggio 2009

sette contro sei

non aveva mai saltato una partita. ma venne il giorno. intendiamoci, era giustificato: la bambina era nata da una settimana e quel sabato pomeriggio era il suo primo sabato pomeriggio a casa. nonostante la gioia di quella famiglia accresciuta avevo colto nel tono della voce un sottile rammarico nel vedere il pantaloncino corto che sarebbe rimasto ripiegato nell’armadio. allora mi sono sentito in dovere di rincuorarlo: “dimostrati da subito un padre degenere – gli ho scritto: – lascia tua moglie a casa ad allattare e vieni a giocare. vedrai che la bimba quando sarà grande capirà. anche se ti vengono i servizi sociali a domicilio per un’ispezione, otto volte su dieci finisce lì. al massimo fai un paio di mesi dallo psicologo del comune e magari ti danno anche un assegno sociale”.
non venne e giocammo dispari per un’ora (sette contro sei). da allora tutte le sere infilo sotto gli zerbini dei compagni di squadra del calcetto un preservativo omaggio. in cambio pretendo di non pagare l’affitto del campo per tutto l’anno.

mercoledì 20 maggio 2009

oh merda!

ho un ginocchio dolorante e non posso andare in montagna. il campionato di calcio è ormai in archivio. a mostre, vernissage, teatro o cose del genere un uomo in buona salute mentale può andare solo se ci deve provare con una. per testare il mio nuovo trendy-ricettario per casalinghi disperati dovrei prima pagare la bolletta del gas. quindi, che faccio domenica prossima? andrò a serramazzoni, in provincia di modena, al “festival del letame” (http://www.caseificiosantarita.com/?page=6). per favore, niente battute sulla domenica che, si sa, è un giorno di merda. e nemmeno sul fatto che, in un paese di merda, ci mancava il festival della merda. questa è una cosa seria: andrò a conoscere “il cibo della terra” e “i prodotti caseari tipici che ne derivano”, così promette l’invito. d’altra parte, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, cantava de andrè, sapientemente citato dagli organizzatori del festival. qualcuno – e mi chiedo perché – quegli organizzatori li chiama anticonformisti e coraggiosi. per me sarebbero davvero coraggiosi se le mucche avessero le ali.

lunedì 11 maggio 2009

sfesteggiamenti

lunedì 5 giugno 2006. ore 20:55
mando queste poche righe per coloro che non hanno avuto il piacere di condividere con il dottor t. la gioiosa serata di sabato. l’amico ha selezionato con cura il ristorante dove festeggiare il sedicesimo e ultimo anno di università: milano, dintorni magrebini di piazzale lotto, “trattoria alla c.”. nessuna referenza sul locale. alle 21:30 varchiamo la soglia accolti dal titolare, f., sessant’enne di vibo valentia, già incazzato perché “la cucina chiude alle 22 (e relativa bestemmia)”. oltre a noi otto solo una coppia di perplessi anziani. di fronte al menù di specialità calabresi l’amico pi. domanda spiegazioni al maitre circa l’assenza della “mitica” anduia. la risposta è: “tu non capisci un cazzo”. poco prima delle ordinazioni g., collega di b., alterato dagli aperitivi si reca in bagno, minge e invece di tirare lo sciacquone apre una doccia sovrastante la turca. si ripresenta al tavolo completamente zuppo fingendo che non sia successo nulla. quindi ceniamo, senza infamia ma soprattutto senza lode. previsioni di spesa (secondo un sito che consiglia cucine decenti a buon mercato): 10 euro. totale reale: 25 euro - ma in effetti abbiamo ordinato l’impossibile. ben prima dei caffè il maitre ha già rassettato il locale, spento gran parte delle luci e abbassato quasi tutte le saracinesche: a questo punto l’amico pip. avanza l’ipotesi di un regolamento di conti proprio all’interno della trattoria. paghiamo rapidamente e riusciamo a metterci in salvo prima della probabile sparatoria. circa un'ora prima la coppia di anziani aveva lasciato il locale dopo aver pagato un modesto conto (leggi: riscatto). chiudiamo la serata in un locale semivuoto sui navigli. raggiunte le auto, l’amico pi. perde il ticket d’ingresso del parcheggio di porta genova ed è costretto a un estenuante corpo a corpo con l’egiziano alla cassa per riavere l’auto alla onesta cifra di 9 euro (l’equivalente di un fritto misto con contorno, mezzo litro di vino bianco velenoso, panna cotta, caffè e ammazzacaffè dal maitre di piazzale lotto).
una serata in linea con la carriera universitaria del festeggiato.

venerdì 8 maggio 2009

tequila brum-brum

meglio non pensare a quando, quasi vent’anni fa, ci diplomammo. quella sera in una bettola della lomellina, “tra cosce e zanzare a cui davamo del tu” – parafrasando ligabue – andammo pesanti di birra doppio malto e tequila bum-bum. oggi apprendo da un’agenzia di stampa che la tequila, letteralmente, “potrà alimentare i motori delle auto con biocarburante a basso costo”. in pratica alcuni scienziati australiani, con un processo che ho letto ma non ho capito (altrimenti non c’avrei messo sei anni per festeggiare la maturità scientifica), hanno confermato il potenziale della pianta – il cui nome è agave tequilana – per produrre etanolo, un carburante ecologico che va benone al posto della benza ma non inquina.
l'avessimo saputo, quella sera invece che vomitare nelle turche e a bordo risaia avremmo potuto riempire il serbatoio della panda. e risparmiare quelle duemila lire.

giovedì 7 maggio 2009

una storica pausa pranzo

milano, paraggi dell’arena. vedo un’insegna: “panetteria storica”. è da un po’ che sento parlare di negozi storici e di leggi per tutelarli e la cosa mi incuriosisce. in più, ho fame (sono quasi le 2 del pomeriggio). il risultato è che ci entro e chiedo una porzione di pizza (“normale, non troppo grande, grazie. sì, così va bene”). la signora che mi serve con distacco milanese pesa il trancio e poi spara il prezzo: in un nanosecondo capisco che di storico in questa bottega ci sono solo le inculate che tirano ai clienti. non riferirò la cifra roboante che ho versato alla sanguisuga in grembiule bianco perché “me medesmo meco mi vergogno”, come scrisse il petrarca per altre faccende. e nemmeno riferirò la bestemmia, appresa nei paraggi di viareggio, che ho bisbigliato dinanzi al conto.
da domani si torna alla schiscetta, anche a costo di scaldare al microonde i croccantini che potrei rubare con facilità al gatto della vicina anziana che mi adora.
ma così, purparlè, voi siete del partito della schiscia, c’avete la mensa o andate in giro a farvi rapinare?