lunedì 16 dicembre 2013

pacchetti (disperati) che vorrei trovare sotto l'albero


un nuovo lavoro
un nuovo lavoro che, quando ne parli con gli amici, non sei più costretto a dire: “sarebbe anche divertente, se non fosse un ufficio”.

l'angolo
dice: “tieni duro che la ripresa è dietro l'angolo!”. resta da capire dove si trova 'sto cazzo di angolo.

lo smartbox
lo smartbox combinazione “serata gourmet” al ristorante “il dragone” con dudù servito come pier ugo (se hai fretta vai al minuto 7.15).

la delega
la delega a saltare a piè pari tutte le cene di natale con uffici, ex uffici, amici, ex amici, quelli dello yoga, quelli del treno, quelli del tram, quelli del running (per prendere il tram) e circoli ricreativi a cui non mi risulta di essermi mai iscritto.
nell'ultima settimana ho dovuto mangiare tre pizze natalizie in quattro giorni e adesso quando vado in bagno grido come elvis presley.

buone feste (disperate)

domenica 17 novembre 2013

abitare


guardavo fuori dal finestrino, col vago mal di testa di una giornata lunga.
ho pensato che passo ancora troppo tempo a costruire. affetti, lavoro, idee.
e con tutto questo costruire non ho mai imparato davvero ad abitare.  

lunedì 14 ottobre 2013

palmipedi, zucche vuote e altre gibollate d’autunno


l’uomo oca esiste. e scrive su questo blog.
confesso: almeno una volta all’anno, vado a sbattere contro un palo mentre parcheggio l’auto. è una tradizione che detesto ma rispetto, come tutte le tradizioni. quest’anno, per suggellare vent’anni di test non richiesti ai paraurti, la gibollata l’ho fatta tornando dalla fiera del salame d’oca, un classicone d’autunno.
la novità sta nel fatto che ho centrato un albero, invece di un palo. sono un uomo oca naturalmente portato all’innovazione.
con rabbia, ho mangiato crudo il conto del carrozziere, ma non prima di averlo farcito con l’affettato di palmipede. un ottimo antipasto, che ti consiglio. a seguire potresti impiattare un altro classicone d’autunno: il risotto con la zucca.
va da sé: se la zucca fosse la carrozza della favola di cenerentola, e io il nocchiere, uno striscio sulla fiancata glielo farei ben prima della mezzanotte.
insomma, l’autunno è così: un po’ vivace e un po’ grigio. mangi cose buone ma devi sbattere con la macchina contro gli alberi per far cadere le foglie.
e se hai nostalgia dell’estate e delle spiagge, niente paura: puoi sempre ballare a piedi nudi nella lettiera del gatto. che se l’ha appena fatta, la sabbietta è calduccia anche a novembre. 
per dire, io stasera sento il bisogno di mettere il cappellino alla rovescia, bere una gazzosa alla menta e far quattro salti nella lettiera con in cuffia roba giusta della mia generazione di grandissimi canela.
“io e te – ci basta di sapere che – se hai voglia di far festa – chiama 883” 
spettacolo.

mercoledì 18 settembre 2013

i consigli dello zio metiu


da qualche settimana tengo una rubrica su “confidenze”: si chiama “i consigli dello zio metiu”. la trovi tra la pagina della cartomante e la storia a puntate della fortunata relazione tra paolo limiti e la cagnolina floradora.
le lettrici mi scrivono ponendomi piccoli problemi pratici:

“metiu, ho macchiato la gonna con la colla per la dentiera. come faccio a tirarla nuova?”
- portala in tintoria. che cosa vuoi da me?
“ti scrivo da zia a zio: mio nipote è andato nudo in brasile a tirare i piedi a beyoncé. sono disperata”.
- sui voli low cost ormai fan salire proprio tutti. ai miei tempi avrebbe dovuto andarci in barca e gli sarebbe passata la voglia.
“metiu, broder, da quando m hanno tirato i piedi al koncerto di san paolo non riesko + a prendere sonno. ke kosa poxo fare? rispondimi t prego, sono disperatisssssima. kississimi, b81”.
- metti su un cd di beyoncé e vedi che dormi subito le tue belle nove ore.

il direttore si è lamentato del tono sbrigativo delle mie risposte. credo abbia anche fiutato che per farmi assegnare la rubrica ho scambiato il mio curriculum con quello di wilma de angelis.
per salvare il posto di lavoro ho proposto uno speciale-tarme. poi, messo alle strette, ho promesso di rivelare la ricetta del risotto barzotto (né crudo né cotto).
se non dovesse bastare, tornerò a vendere le rose.

piesse – segno dei tempi: io trovo che l'immagine sia terribile ma bellissima.
(e comprala 'sta rosa, taccagno!)


l'immagine, “the kiss, in the wrong place and time”, la trovi qui

martedì 27 agosto 2013

tarma batte casalingo due buchi a zero


nella giungla padana, a ogni ritorno dalle vacanze mi attende un corpo a corpo con un insetto aggressivo come mike tyson ubriaco.
qualche anno fa dovetti soccombere alla “zanzara immortale delle risaie”, l’unico esemplare al mondo capace di sfilarti di mano l’autan e spruzzartelo in faccia (ne ha parlato anche piero angela in una puntata di superquark – speciale amazzonia & navigli). 
dopo quattro anni, quell’essere mitologico alberga ancora sotto le mie lenzuola. alla fine ci siamo accordati per la formula bed & breakfast: la zanza mi versa un fisso in cambio di notte e colazione (a base di sangue, il mio).
ora temo che lo zoo si sia arricchito con la presenza di una tarma. sì, nel cassetto ho trovato la mia maglietta preferita – comprata al concerto dei ricchi e poveri – bucata in due diversi punti.
tarma e sangue freddo: m’han detto che i buchi sulla t-shirt vanno di moda; e se mi perfora per benino anche le mutande, magari torna comodo per accelerare le operazioni alla tualèt.
ma in generale non amo condividere i cassetti con tarme che non conosco.
allora chiedo all’entomologa/o che c’è in te: che cosa devo fare? dare fuoco all’armadio? nel caso, poi hai un canadair antincendio da prestarmi? occupare militarmente i cassetti spruzzando gas nervino siriano? bucare i vestitini delle tarmine per ripicca? cantare “tarma chameleon” vestito come boy george sperando abbia una valenza insetticida?
boh.
you come and go, you come and go. 

domenica 11 agosto 2013

sono momentaneamente assente





lascia un messaggio dopo il segnale acustico: sarai richiamato appena possibile. 
sempre che riesca a trovare una cabina telefonica.

giovedì 25 luglio 2013

sul balcone



definizione, tre lettere: nella tastiera del computer si trova sopra al tasto “canc”.
il babbo, seduto sul balcone di una breve villeggiatura lontana dalla calura, chiede l’aiuto del pubblico.
“il tasto è ins, papà. i-enne-esse: proprio così”.
“la settimana enigmistica” la dovrebbero dare in abbonamento vitalizio quando consegni le carte all’inps, per quanto tempo inganna. lo stesso tempo che la mamma aggira spignattando. 
sul balcone ci sono anch’io: ed è sempre bello stare in alto, per me nato al pian terreno. 
sono lì, a passare una giornata nella pancia della balena, come non ne passo da un bel po’.
mentre avvito un ombrellone che placa il sole dei mille metri, mi vien da sorridere pensando a un ottantenne alle prese con “canc” e “ins”. quasi subito, il sorriso s’incrocia con la riconoscenza per quella idea di vita che mi è stata trasmessa. un’idea fatta di onesta quotidianità. un’idea “che lascia una scia”, come dice la canzone. un’idea alla quale ho aggiunto una sola altra idea: non dare niente per scontato.
di là dalla finestra, una radio dice che da qualche parte sta nascendo un figlio di una principessa e, da un’altra parte, un papa argentino dice una messa per migliaia di brasiliani nel santuario nacional di nossa senhora da conceição aparecida (detto zico?), che sembra la finale della coppa america.
io sto qua sul balcone a praticare la riconoscenza.
per il passato e per il presente.
per dirla con l’informatica: ai computer invidio la capacità di archiviare il passato senza perdere nulla; io, che vivo il presente come un disco sempre vuoto da riempire.
l’archivio. e poi “canc” e “ins”. e, perché no, un po’ di “control”.
ma il mio tasto preferito è “start”.  

venerdì 5 luglio 2013

supposte settimanali (alcune voluminose)


crisi: come negli anni settanta quattro milioni di italiani faranno le vacanze in tenda. posto macchina gratuito nei campeggi per chi si presenta in fiat 127.

al concerto di londra bruce springsteen ha ballato “dancing in the dark” con la madre 88enne. alla fine dell’esibizione la donna ha lanciato ai fan un plettro a forma di dentiera.

annunciata una nuova reunion dei take that, ma senza robbie williams impegnato come controfigura nel nuovo film d’azione di platinette.

santo subito – svelato il secondo miracolo di karol wojtyla: per trent’anni è riuscito a non fare arrestare i vertici della banca del vaticano.

prosegue la linea sobria di papa bergoglio: per la prossima pasqua gesù sarà crocifisso sul monte calvario e non più, come di consueto, sul monte dei paschi.

questo post non è un granché, lo so.
ne ho in serbo uno migliore in memoria di nelson mandela. ma è fermo in “bozze” da quindici giorni. 

giovedì 27 giugno 2013

altari disperati – come abbandonare un matrimonio in bicicletta senza dare nell’occhio e senza far risentire le zie anziane (inserto da staccare*)


a testa alta e ascella bassa affronto la bella stagione. bella sì, ma disseminata d’insidie.
tipo i matrimoni dei cugini: il più recente l’ho subìto settimana scorsa.
ti eviterei la tiritera che devo gestire in questi casi, così come tutti i ganassa che si presentano all’appuntamento con gli orridi lanci di riso senza passeggini da spingere e mano nella mano con la donna invisibile.
te la eviterei, appunto. ma visto che sei venuto qui senza essere obbligato, te la becchi: “dove hai lasciato la morosa?”, “e tu quando ti sposi?”, “fammi vedere come stai con in braccio il cuginetto”.
è bene saperlo: la prova-zie dura poco. e a ogni matrimonio è sempre più breve, che piano piano si perdono d’animo anche loro, seppur apparentemente indistruttibili come le prime fiat panda.
e poi mandarle a quel paese non è bello.
per questo io sorrido, sorrido sempre. elargisco destabilizzante serenità.
con le amiche della sposa m’invento di essere un giovane vedovo. raccolgo attestati di solidarietà e spesso il numero di cellulare.
se sono in forma riesco a battermela prima del dolce, adducendo improvvisi impegni di lavoro, proprio mentre un gruppo di facinorosi della bassa padana con ossessioni para-sudamericane si contorce sulle note di “una mano en la cabeza”.
pochi metri più in là una selezione di commesse su tacchi pericolanti, mista a gagà appassiti con la cravatta annodata in testa, abbozza un trenino.
e io, fermo come un passaggio a livello guasto, sorrido. pronto alla fuga.
la locomotiva accelera, i vagoni aumentano.
è il momento giusto.
mi congedo rapidamente – dal neonato bavoso, dai patriarchi bavosi, perfino dal padrone della melunera dove si è ovviamente mangiato da schifo – e sono libero.
al che sento alle mie spalle: “sei in moto? mi dai un passaggio?”
“no, sono in bici”, rispondo.
l’amica della testimone mi guarda con sospetto, manco fossi un passaggio a livello guasto.
“dai, che cosa cambia?”, le faccio. “sali sulla canna e andiamo: fazzoletto al collo, lo sguardo incazzato, per me una birra media, per te un gelato. anzi no, io prendo una minerale che la birra mi fa venire il reflusso”.
in giro per il mondo come sopra un razzo, anche se poi abbiamo fatto il giro del palazzo – ribatte. – per il reflusso conosco delle pastiglie che fanno miracoli”.
apperò.
potrei fingere di redimermi, almeno per partecipare al mio addio al celibato.


*con tre euro in più sul prezzo di copertina ti porti a casa anche il cappello di paglia per l’estate, il braccialetto anti vomito da usare sull’aereo di ritorno da ibiza e la raccolta dei grandi successi di jovanotti cantati a spaccagola da me al concerto di san siro (#metiuneglistadi) 

martedì 11 giugno 2013

liberi indizi d’estate


al cinema senza fare la coda
un mappamondo al posto del navigatore
la bella ragazza preferisce il chinotto al mojito
la superbici tirata a cannone chiede solo di essere pedalata
una cascata di bassi dà appuntamento allo stadio
il suono delle posate dalle finestre spalancate
la prima camicia dell’anno con ascella firmata
la bottiglia di bianco mascalzone occhieggia fresca dal frigo
la mia nonna alle 18.30 si affacciava alla finestra
odo augelli far festa
le bandiere per il 2 giugno
libero senza calze e senza punteggiatura mando a cagare l’inverno più lungo

venerdì 24 maggio 2013

no gas, no post


alcuni motivi per cui sto scrivendo poco:

ti invito a sollevare verticalmente la tastiera del computer e a picchiettarla sulla scrivania. apprezza quindi il profluvio di immondizie che ne discenderà.
fino a quando non passa la derattizzazione, io le mani su ‘sta roba non le rimetto.

potrei aggiornare il blog dal cellulare, dici? devo deluderti: possiedo un telefonino sottratto indebitamente al museo della scienza e della tecnica “leonardo da vinci” di milano.

di giorno muoio di sonno, altro che scrivere post.
infatti, visti i recenti episodi di cronaca, sto prendendo lezioni notturne di autodifesa per corrispondenza (sciabola, machete e piccone: scuola radioelettra).
♪♪ e le gran dame a corte m’invidiano perché anche nel duello l’eleganza c’è ♪♪

e poi si sa, molti post sono figli del mal di pancia. io da qualche tempo m’incazzo di meno, e di meno scrivo: lontani i giorni livorosi in cui mi scattarono questa bella foto davanti alla toilette occupata.
tutto merito del “no gas giuliani”. 

venerdì 10 maggio 2013

solo come il bosone di higgs: una storia vera di pioggia, calze e molto muco


ho il raffreddore.
questa mattina lo specchio riflette una cera giallo-grigia degna della mummia di kim-jong-li, il leader coreano imbalsamato nel 2011.
(starnuto).
potrei sfruttare il bel ittero asiatico per fare la guest star alla festa della samsung. oppure puntare i missili verso la mia capa. o mangiare l’amato volpino della sua nipotina con riso bollito e, esageriamo, salsa di rafano.
(starnuto e scarnoffiata abbondante).
porto in dote tutto questo muco perché lunedì mattina ho lavorato a piedi scalzi. no, non sono michael franti che non mette le scarpe dal 2000 (un grande). più semplicemente sono stato alluvionato nel tragitto dal tram all’ufficio: trecento metri di corsa sotto uno tsunami alla milanese, di quelli che l’ombrellino – omaggio della farmacia ai clienti con fidelity card citrosodina – ti tiene asciutta giusto la parrucca.
risultato: calze e pantaloni da strizzare e scarpe infangate come il piccolo fiammiferaio. 
per fortuna, in ufficio certi giorni sono solo come il bosone di higgs. e così è andata lunedì.
(starnuto con sibilo).
non ti dico lo svacco: alle undici e trenta ho fatto pausa passeggiando intorno al server a piedi nudi, l’aria da ribaldo, i calzoni arrotolati alla zuava, il caffè nella sinistra, la brioscia nella destra, fischiettando “singhin in de rein”.
(doppio starnuto a mitraglietta con lacrimata).
(e fazzolettini finiti).
(imprecazione robusta).
(non ho ancora svuotato la lavatrice di lunedì: in supplenza dei fazzolettini potrei usare una calza umidiccia).

piesse: non scrivevo post da un po’. d’altra parte mica mi pagano. e poi i festeggiamenti per i cinque anni del blog si sono protratti per due settimane tipo matrimonio tribale africano (nella foto sono quello con le all star).  

mercoledì 24 aprile 2013

donne, du du du


ai tempi del liceo bazzicavo un’aspirante parrucchiera, espertissima di politica. si sa, tutti quelli che avrebbero saputo come governare il paese, purtroppo, sono stati impegnati a tagliare i capelli o a guidare il taxi. ora scrivono su facebook.

poi ho avuto il classico colpo di culo con una specie di modella olandese, io, alto poco più di albano. riuscii a limonarla una sera ad amsterdam, seduti al bancone di un coffee shop.
mi lasciò quando le confessai che per salire sullo sgabello avevo dovuto prendere la rincorsa. 

quindi all’università c’è stata quella patita d’informatica, una ragazza piuttosto fredda. alla fine di ogni rapporto mi diceva: “è possibile rimuovere l’hardware”.

per ora la finisco qua così diventa un serial. e poi si è finalmente liberato il bagno: un ottimo modo per festeggiare i cinque anni di questo blog, compiuti ieri, ma a quanto pare me ne sono accorto oggi. 

venerdì 12 aprile 2013

la settimana in dieci comode suppostine


austerity al salone del mobile di milano: il taglio del nastro inaugurale affidato al fattorino peruviano di mondo convenienza.

scala le classifiche il nuovo singolo dei modà: “se si potesse non morire” ci toccherebbe ascoltarli per sempre. piuttosto mi getto sotto un treno come anna karenina.

ricerca: spopolano su twitter le donne del cancro. hanno 140 caratteri nel dna.

emergenza carne equina – nelle sale il nuovo film di robert redford “l’uomo che sussurrava alle polpette dell’ikea”.

la scomparsa della tatcher. la lady di ferro ha chiesto di essere cromata.

la scomparsa della tatcher. marx non sta più nella tomba: “se la pijo la cromo”.

russia, è ufficiale: l'abuso di incenso fa lo stesso effetto degli acidi.

trovato a casa di bettega uno chagall rubato. agnelli: quadro vinto sul campo. moratti chiede al louvre la restituzione della gioconda.

da questa settimana puoi seguirmi anche su facecul, ma non seguirmi quando sono in macchina perché son più le volte che mi perdo.

piesse: è inutile che ti versi un bicchiere d’acqua per mandarle giù. ho detto sup-po-sti-ne.

venerdì 5 aprile 2013

fauni, olindi e ore legali sul pianerottolo disperato


natale è passato da un po’, o sbaglio? eppure i miei vicini di pianerottolo espongono ancora sopra la porta di casa quelle inquietanti decorazioni in stile foresta svedese: sbuchi dall’ascensore e ti ritrovi nel “labirinto del fauno”.
presumo le abbiano comprate all’ikea, nelle cui polpette – insieme a varenne – temo di finire pure io ogni volta che incrocio la coppia.
lui, un tipo sfasato sulla trentina. credo lavori per la derattizzazione, altrimenti non capisco che cosa ci faccia tutti i sabati e le domeniche fisso in garage o in cantina. è quel genere che ti guarda come se tu gli avessi vomitato di fresco sul cofano della macchina lavata.
lei, non so: di certo ha un’espressione lucida come janis joplin sul palco di woodstock. forse è lei che gli vomita sul cofano.
sabato sera, rientrando, m’imbatto nei due che battibeccano sulla soglia di casa – sotto le fronde ikea, la porta spalancata – a proposito della fuga del loro gatto, alfredo.
hanno due facce che i bookmaker li danno per favoriti al prossimo incontro mondiale delle famiglie, davanti anche ai misseri e ai romano-bazzi. quarti i parolisi. crollano le giocate sui franzoni. spalti gremiti al limite della capienza. arbitra il signor bruno vespa dall’aquila, guardalinee i signori paolo crepet da torino e carlo giovanardi da modena. nell’intervallo dj set del cardinale ruini per la beatificazione di povia.
ma torniamo sul pianerottolo.
“buonasera”, dico ai due litiganti.
“mmmmms…sera”, gorgogliano i due litiganti.
entro rapido nel mio bunker. mi barrico, urino in abbondanza per l’ansia e mi rannicchio sul divano.
su la7 danno “mangia, prega, ama” con julia roberts: un film talmente brutto che, dopo venti minuti di sbadigli e ovvietà, mando avanti l’ora con quattro ore di anticipo pur di levarmelo di torno.
prima di dormire penso ad alfredo: gattone, resta fuori, non tornare. che da domani con l’ora legale si può fare l’aperitivo sui tavolini all’aperto e c’è ancora una bella luce. croccantini e crodino, offro io.

mercoledì 27 marzo 2013

dalla nave pirata


precario è una parola da cui è bene scappare. meglio se a bordo di una nave pirata.
è una condizione imposta e, se declinata al plurale femminile, “pre-carie”, sa pure di mal di denti in arrivo.
scava come una goccia, imputridisce lo smalto.
e a un certo punto capisci che ha vinto. succede quando ti organizza perfino il pensiero, dopo averti rovinato i denti.
rovesciare la prospettiva. prendere il timone dell’instabilità.
rotta: avanti. target: dove arriva il rostro della nave.
la barba sfatta c’è, ora basta un’uveite da proteggere con la banda nera sull’occhio.
sto parlando del lùc.
poi si tratta di fare bottino tutti i giorni – del lavoro che c’è, se c’è, dell’amicizia che c’è, se c’è, dell’amore che c’è, se c’è, della pastasciutta che c’è, se c’è, della musica che c’è, se c’è – e ripartire subito dopo l’abbordaggio. 

giovedì 14 marzo 2013

fai conto che siano tweet


sono moderno ma non ho ancora twitter. però ho un blog. quindi butto lì un po’ di riflessioni di metà mese tutte sotto i 140 caratteri.
(compresa l’intro, che è di 135. adesso però siamo a 191. merda. 203. vabè, 233 e la finiamo qui).  

lombardia: la conduttrice della domenica sportiva sarà assessore alla cultura. attesa per le letture di petrarca a “qui studio a voi stadio”

nuovo video di taylor swift: da pischellina di campagna a sciuretta parigina. sembra mia zia alcolista: “stay, stay, stay”, e giù un rutto di grappa

monta il malcontento dei cardinali brasiliani dopo l’elezione del papa argentino. la curia è una bombonera come lo spogliatoio dell’inter

javier zanetti: “felice per il papa mio connazionale. lo vorrei al centro della difesa con juan jesus”

il mondo riformatore chiedeva un papa rappresentante delle minoranze e possibilmente di colore. in pratica il nano di “io, me e irene”. non esageriamo

lo scolo è una brutta malattia venerea. ma anche lo scola non fa simpatia

funerale. il sacerdote: “consolatevi, ora la vostra amata nonna è in un posto migliore”. ti credo, abitava a rozzano

crisi di governo. napolitano offre l’incarico al dolce remì cantando: “tu lo sai un grillo cos’è...”

@metiu

hai controllato tutti i tweet con “strumenti – conteggio parole”, vero?
ok, ho barato. ma tu sei un ingegnere svizzero con un orologio a cucù nelle mutande

giovedì 7 marzo 2013

volpi, mutande, speck (e un dermatologo)


sulla strada del ritorno da una giornata in montagna, l’autoradio manda musica in libertà.
“…inutile parlarne sai, non capiresti mai, seguirti fino all’alba e poi, vedere dove vai…”: eh no max, per la legge carfagna questo è stalking.
“…e adesso siamo occhi negli occhi e non serve a niente parlare, ho la mappa di tutti i tuoi nei, io la potrei disegnare…”: jovanotti è così bravo che sa fare anche il dermatologo.
sulla macchina fischiettano due tipi sui quaranta leggermente abbronzati – l’andy e io – che due ore prima scendevano dai boschi con le mutande in testa. o almeno così poteva apparire a un occhio inesperto delle cime: perché quelle bandane termiche ed elastiche se te le metti in capo, invece che al collo, si atteggiano subito a boxer.
d’altronde se fa freddo, fa freddo. siam mica in giro a fare la sfilata.
l’andy è uno che, dopo tre ore di salita nel bianco nulla, arriva in un posto come quello della foto e fa: “mi avevano detto che c’era un bar”. invece il bar non c’è. allora mangiamo quello che ci siamo portati su negli zaini: mille panini con lo speck e cento chili di banane.
invece del dolce, petardi per digerire.
scattiamo qualche foto e poi si scende: non in campo, ma dalla montagna. senza fretta, che c’è ancora il sole.
al mattino per salire puoi seguire la traccia di una volpe sulla neve, al pomeriggio per scendere basta ripercorrere le tue impronte di qualche ora prima. non è sempre così semplice la vita.

mercoledì 27 febbraio 2013

fornelli disperati – sfondi un frigo aperto


andiamo avanti, va’.

“quando si parla di cibo, gli accostamenti non devono mai essere banali. ma fai attenzione: il confine del buon gusto è facile da oltrepassare”, dice la tizia look&food dalla tivù.
seguo distrattamente la lezioncina mentre sto culoseduto sul divano. devo dire che la tizia look&food sfonda un frigo aperto, perché io con gli accostamenti vado forte, soprattutto la mattina.
a volte, sbadigliando duro, abbino i colori di camicia e maglione come nemmeno i tazenda e luca giurato potrebbero fare. ma questa è un’altra storia.
in cucina ho un nuovo must. da quando ho scoperto che gli ingredienti si possono frullare, frullo tutto: uova, cardamomo, cavalli e segugi, fantini, ravioli buitoni, polpette ikea e i miei giganteschi testicoli post elettorali. 
addio, fornelli: al loro posto in cucina ho acceso un mega-frullatore-inceneritore senza fare la valutazione d’impatto ambientale.
certo, mangiare in prevalenza pappette e pastoni comporta dei rischi. sto parlando di pigrizia della dentatura e di una certa voglia di scodinzolare. muterò in un neonato sdentato, ma di cane.
eppure frullando l’impossibile gli accostamenti di gusto si esaltano, fidati di me.
bau.

piesse: la tizia look&food della tivù è una gnocca pazzesca di un metro e ottanta. come se bar refaeli cucinasse. e vedo che è sposata con un bellone alto più di lei.
siam sempre lì: quando capiranno che se non si riproducono con gli hobbit senzafamiglia come me la specie non evolverà più? 

giovedì 21 febbraio 2013

e dopo il freddo?


“e dopo il freddo?”
“aspetto il segnale. la primavera. quella arriva all’improvviso, non piano come l’autunno. è come la vita. ti spiazza proprio quando credi di aver chiuso, tirato i remi in barca. c’è sempre un dolore, un amore, una paura o una gioia che ti becca di sorpresa”.
il segnale arriva così, con un colpo di vento, o di notte, con la pioggia regolare sul tetto e poi, al mattino, con l’erba diventata verde.

(paolo rumiz, “la leggenda dei monti naviganti” – conversazione con mario rigoni stern)

venerdì 15 febbraio 2013

uomini coi fuseau


la follia umana trova sempre nuovi modi di reincarnarsi.
una volta c’erano gli uomini col borsello, oggi ci sono quelli che fanno jogging in calzamaglie scespiriane.
proprio stamattina sbuco in ritardo e inferocito dal metrò – per i motivi che ti spiego tra un secondo, non mi mettere fretta anche tu – e mi sfreccia praticamente sui piedi questo gibbone di un metro e novanta, tutto sudato alle nove e mezza antelucane, con le coscione fasciate dai fuseau.
ma dove corri all’alba vestito come carolina kostner?
che il signore abbia in gloria quel benefattore che ti regalerà un paio di calzoni corti o una tuta.
che poi, un pochino sportivo lo sono anch’io. ma senza perdere la dignità.
per dire, in questi giorni sono gasato per i mondiali di sci e per “django” di tarantino. così aggredisco i tornelli della metropolitana tipo cancelletto di partenza, col piglio di alberto tomba al saloon. ma com’è, come non è, stamattina alla fermata della linea verde i tornelli erano chiusi anche in uscita.
mai visto, vacca boia.
ho due lividi neri sulle cosce tipo marchiatura dello speck innerhofer. bastava un tornello di dieci centimetri più alto e finivo su “malattie imbarazzanti”.
comunque non ho battuto ciglio. sportivo sì, ma senza i fuseau.

giovedì 7 febbraio 2013

tutti i miei sbagli. con sondaggio


il mio attuale bagnoschiuma: è un adidas, linea sport, color verde.
annusato di fretta al supermercato odorava di buono, sulla mia pelle invece reagisce come “entraineuse numero cinque” di ruby.

dire “che cosa vuoi che sia, io bevo il latte scaduto da una settimana e non mi è mai successo niente” al carabiniere a cui avevo appena favorito la patente scaduta da un mese e mezzo.

non aver conteso con più decisione a quel maledetto peruviano l’ultima maglietta rossa di lupin, taglia emme, nel cestone “abbigliamento disperato” della standa.

la risposta “sì” alla domanda “ti piacciono i fiori?” al test del militare: rischiai di finire dallo psicologo.
per fortuna vennero tutti distratti dal questionario del mio vicino che alla voce “arma o corpo prescelto” rispose “bazzuca” (scritto così).

il sacrificio di un bel calzettone a righe quella volta che al rifugio “vittorio sella” era finita la carta igienica.

ieri sera, prima di coricarmi, mangiare peperozzi piccanti fatti in casa ripieni di tonno, capperi e acciughe. oggi mi sono svegliato con un occhio fisso come christian de sica.

innamorarmi perdutamente di sinead o’ connor ai tempi di “nothing compares 2 you” solo perché non ho mai sopportato i capelli in giro per casa.  

l’aver calciato alto di un metro e largo di due l’unico rigore tirato in vita mia. punto di fuga del pallone: imprecisato nei fossi adiacenti il terreno di gioco.
una roba che non sta nel mazzo né del calcio né dell’assonometria.

sondaggio: se proprio vuoi liberarti in pubblico e condividere qualche tuo sbaglio, son qui. considera però che da quando il servizio militare non è più obbligatorio, lo psicologo della caserma ha meno lavoro. se vuoi andare a trovarlo, portargli dei fiori e parlargli dei tuoi svarioni mi fai un favore. saperlo lì che guarda youporn tutto il giorno a nostre spese un po’ dispiace.

consigli per la lettura del post: birrétta bélla frésca a portata di zampa e “tutti i miei sbagli” dei subsonica nell’ai-pod, meglio se nella versione remix di digei metiu (per gli amici, il david guetta delle risaie).

venerdì 25 gennaio 2013

trattamento culinario obbligatorio: tre scappati di casa nella grande città


capita che io, il lamentela e il pigiama veniamo invitati nella grande città. motivo scatenante: una cena a casa di una spasimante del lamentela.
il parco ospiti della serata è notevole. sprofondati sui divani ci sono l’ex fidanzato della spasimante del lamentela, con sorriso stampato da mille canne su un lineamento che ricorda il divino otelma. al suo fianco due pischelli limonano col rifrullo. ti risparmio il resto della varia, stravaccatissima umanità.
passata un’ora, e constatato il deboscio irreversibile, intuisco che se non cuciniamo noi qua non si mangia. e ti ho detto tutto.
allora passo in veloce rassegna il mio ricettario disperato e la cosa più semplice che focalizzo è la pasta aglio, olio e peperoncino. “gli ingredienti ci sono”, assicura la padrona di casa.
peccato non avere a disposizione la mia performante dispensa, nella quale avrei potuto scegliere anche tra pomodori secchi sott’olio, cioccolato milka imbastardito coi tuc e nervetti dell’esselunga.
però, che trio di moschettieri del palato: il lamentela affetta l’aglio mentre io faccio bollire gli spaghetti; quindi il pigiama trasporta i piatti ricolmi ai divani. manca solo d’artagnan a scrostare le pentole col fioretto.
quelli sul divano, poracci, alla fine la sbobba se la mangiano pure. e con pochissime e comprensibilissime proteste, considerato che gli spaghetti come li faccio incollare io non li fa incollare nessuno.
più tardi, tornando a casa, ripenso alle virtuose parole di mia sorella quella volta che sopravvisse per miracolo a una cena da me: “se esistesse un equivalente per la cucina, saresti da proporre per un trattamento sanitario obbligatorio”. venitemi a prendere, se avete il coraggio. 

martedì 15 gennaio 2013

scienziati disperati – le tredici cose che non si possono spiegare


ci sono tredici cose in natura che la scienza non è in grado di spiegare. grazie a una rigorosa e approfondita attività di ricerca, il comitato scientifico di scappatodicasa.com è ora in grado di rivelartele.
lo studio integrale dal titolo “scienziati disperati” sarà pubblicato in allegato al mensile “focus” di febbraio: richiedilo senza vergogna al tuo edicolante.
in ogni caso, sono molto felice di potertene anticipare un estratto qui di seguito.
ecco dunque le tredici cose che la scienza non è in grado di spiegare:

1
teoremi non dimostrabili
quando ti scappa la pipì, la distanza tra l’auto su cui viaggi e il primo autogrill è equivalente alla somma del quadrato dei cateteri che vorresti infilarti nell’ipotenusa.

2
premi nobel
con la scomparsa della levi montalcini e la fuga dei cervelli che non si ferma, la scienza italiana ripone tutte le sue speranze in daniele bossari.

3
aliti astrali
esiste una correlazione astrale tra la cipolla che ho mangiato a pranzo e l’sms delle 18.30 “stasera sono libera, ci vediamo?”

4
riscaldamento climatico
l’aumento dei gas serra farà estinguere i blogger che non rispondono ai commenti.

5
leggende metropolitane: il clacson protonico
il tempo che il protone nano impiega per effettuare uno spostamento pari a un micron di millimetro è lo stesso che a milano intercorre tra il semaforo verde e la clacsonata del primo pirla.  

6
materia e antimateria
quando la mattina varco la soglia dell’ufficio vengo catturato dagli alieni del pianeta bifidus che mi portano direttamente nella toilette. 

7
libri maledetti
da tre anni i libri più venduti in italia sono quelli di maledetta parodi. 

8
imbuti neri
per quale motivo sabato pomeriggio ho girato tre supermercati senza riuscire a trovare un imbuto?

9
specie in via d’estinzione
c’è un legame tra la scomparsa dello scoiattolo europeo e i nuovi capelli di antonio conte?

10
effetto nocebo
non esiste un limite massimo di sintomi di malattie che uno come me può accusare dopo una puntata del dottor house.

11
leggende metropolitane bis: il camaleonte urbano
dopo sette ore allungato sul divano, domenica scorsa ne ho assunto la medesima colorazione marrone scuro.

12
curiosity su marte
la sonda curiosity della nasa ha appurato che su marte è presente acqua salata: perché nessuno ha ancora buttato la pasta che son quasi le due, porca troia?!

13
big bang
la scienza non sa spiegare perché esistano le liste sulle cose che la scienza non sa spiegare.   

domenica 6 gennaio 2013

ombre. ma solo in digitale


ultimamente non rifletto. tanto che mi è sparita la ruga della riflessione in mezzo alla fronte.
e non c’è nessuna ombra nella mia zona, se non quella – sanissima – generata dalla luce su di me e sulla mia bici, che a volte striglio come si fa con un cavallo. attenzioni che lei mi restituisce sotto forma di mal di chiappe.
ombre e riflessi(oni) le ho lasciate alle fotografie, in questi giorni di vacanza con il cielo blu, l’aria fresca e dormite da spaccare il cuscino.

(grazie a eddie vedder per la colonna sonora – http://www.youtube.com/watch?v=zhrus6x3jpu – e all’ombra delle quattro del pomeriggio che mi fa sembrare alto due metri e rotti).