venerdì 30 maggio 2008

capitan findus

in cucina faccio progressi. e poi questa sera non voglio perdermi le televendite in tv: con lo schermo piatto, mastrota e le signorine che mettono le creme anticellulite sono grandiosi. quindi decido di mangiare a casa. declino l'invito dei miei, tiro un lungo respiro, trattengo il fiato e apro il freezer: tra i ghiacci eterni scorgo una forma di vita ancora commestibile. è un sofficino mozzarella, pomodoro e prosciutto. in un attimo di lucidità ricordo di avere in dote anche una pentola antiaderente. niente burro né olio, solo un pò d'acqua e ci provo. cinque minuti più tardi ottengo un risultato che meriterebbe uno studio del cnr: un lato del sofficino è completamente nero ed emana un odore acre, simile a quello di un termovalorizzatore. l'altro è l'iceberg che affondò di caprio e la maledetta canzone di celine dion. e sono certo di averlo girato con regolarità. non mi perdo d'animo e mi dico: tutta colpa della piastra elettrica o del capitano findus.
soprattutto, ho fame: mi trascino per alcuni centimetri dal tavolo verso il frigo, sfiorando gli spigoli del divano letto aperto (che non chiudo dall'epifania, troppa fatica). agguanto un salamino e tento di affettarlo: il coltello taglia male, le fette escono di dimensioni e forme bizzarre e mi viene da ridere pensando alle spade di hattori hanzo (questa settimana in tele hanno dato kill bill volume due).
non mi resta che l'insalata in offerta della standa, scaduta naturalmente.
alla fine mangio tutto: il sofficino dal lato fumé (dopo aver grattato via il peggio con il coltello di hattori), cinque artistiche fette di salame e un'ottima insalata verde lievemente alterata.
se supero la notte domani vado a farmi gli esami del sangue e due spaghi dalla mamma.

giovedì 29 maggio 2008

pensieri alla moda

sono quasi convinto che le dimensioni del cervello di una ragazza siano proporzionali alle dimensioni della sua borsa.
questo è il pensiero più profondo che ho avuto questa settimana (meno male che non ho una borsa: oggi sarebbe di quelle adidas, cm 3x3). che poi, ripensando ai recenti cambiamenti e parafrasando una canzone, è "la prima settimana del tempo che mi resta".

lunedì 26 maggio 2008

qui, quo, qua


come se non bastassero le mie ultime vicissitudini lavorative, il pranzo della domenica intitolato al compleanno di mammà mi porta in dote alcune nuove certezze: una nipotina lavora per il milan e, al novantesimo sms, ha confessato anche di far parte della tim-tribù. un nipotino, invece, si è presentato ostentando una cintura dolce e gabbana insieme a una sorta di fidanzatina dodicenne, non ricordo in quale ordine. colpi bassi, colpi sotto la cintura (dell'upim, la mia, o al massimo della rinascente). capisco le mie sorelle che seguono csi per imparare a occultare le prove di un delitto.

domenica 25 maggio 2008

forza di gravità

continua a piovere, e la bassa pressione ci ammorba. i pochi contatti col mondo che ho avuto oggi, solo grazie all'informatica e alle telecomunicazioni, sono con gente che come me non riesce a sollevarsi dal divano.
continua a piovere. è un'altra odiosa domenica di pioggia subita in un mese da bici e primi pantaloni corti. non è che mi senta stanco, è solo che certi giorni la forza di gravità aumenta e mi impedisce. non so cosa, ma mi impedisce.
continua a piovere. e, come dice woody, oggi sono senza riflessi: potrei anche essere investito da un auto in folle spinta da un tizio che ha bucato.
continua a piovere. e magari fosse il diluvio del principe. dopo la sua schitarrata, vengano pure giù secchiate color viola (ma su youtube "purple rain" non c'è più. sigh)

giovedì 22 maggio 2008

un'altra cosa che ho perso

di recente ho lasciato in giro due ombrelli, una fetta di autostima, un libro e ho cancellato qualche numero di telefono e qualche sms. saranno su un treno, in un bar, nell'etere, a casa di qualcun altro, in una parte di me che non c'è più o forse si è solo nascosta. tutte cose che ho perso, più o meno coscientemente.
coscientemente, ieri ho perso un lavoro che facevo da sei anni. non potevo continuare, non c'erano più le condizioni professionali minime. riparto da un'altra collaborazione, forse è meglio così. ma domani vado a sbaraccare l'ufficio e so che non sarà facile. in quelle cinque stanze ho fatto di tutto: ho lavorato sodo, ho eseguito ordini e poi, piano piano, ho dovuto cominciare a darli, sempre chiedendo per favore e dicendo grazie. ho compiuto tutti gli anni che vanno dai 31 ai 37. mi sono guardato allo specchio dopo la pipì con la faccia incazzata, stanca, serena, abbronzata, verde, perplessa, con la barba di una settimana e altre volte non mi sono nemmeno visto tanto ero di fretta. ho preso quelle telefonate che ti fanno sudare. ho trovato degli amici, qualcuno poi se ne è andato per lo stesso motivo per cui adesso me ne vado io e, forse, in un certo modo l'ho tradito rimanendo lì. ho stampato mille pagine che forse potevo non stampare, poveri alberi. ho cazzeggiato con gli amici del forum. mi sono sentito realizzato. e ho realizzato il sogno del mio ex capo: fare un giornale da solo. lui blatera ma non l'ha mai fatto, io sì. non ho mai urlato con nessuno, anche se a volte avrei dovuto farlo. nessuno ha mai urlato con me. ho imparato un mucchio di cose, compresa qualche parola di olandese e l'importanza della statistica. ho bevuto mille caffè bucastomaco della macchinetta. ho avuto la certezza che le lauree si possono davvero comprare. ho visto allargarsi una scollatura prima della riunione col capo. mi sono impigrito guardando la scuola fuori dalla finestra. ho visto un amico che andava a fare un'intervista in bermuda da spiaggia a un professore universitario. ho pagato di tasca mia il clandestino che fa le pulizie quando non c'erano i soldi, nonostante mi avesse confessato che adorava berlusconi. mi sono innamorato e l'ho baciata nel corridoio. una volta ho dormito. un'altra ho lavorato con la febbre alta. dopo un pranzo a una conferenza ho lavorato quasi da ubriaco. penso anche di aver insegnato qualcosa, che la competizione non serve a niente, serve solo avere un obiettivo comune e arrivarci. mi sono preso la colpa delle cose che ho sbagliato e ho cercato di dividere i meriti di quelle fatte bene. ho parlato al telefono con furio honsell, un paio di ministri e montezemolo. ho visto le partite dei mondiali di calcio, quelli di materazzi.
c'ho messo impegno. ultimamente forse anche il culo e qualcuno ci si è infilato.

le mie pigioni

una volta andavi allo sportello. facevi la fila, ti trattavano male, t'incazzavi. ma di solito tornavi a casa con un contratto firmato e il giorno dopo potevi accendere la luce in casa. adesso per chiedere l'allaccio all'enel devi utilizzare i potenti mezzi informatici: mandi un fax di sei pagine e, nel giro di cinque giorni, fantomatici tecnici si palesano nelle segrete del tuo palazzo per attivare il contatore. a meno che... alla quinta pagina del fax si interrompa la trasmissione. nessuna paura: ricomponi il numero, prendi la linea e mandi la sesta pagina. è fatta, pensi. fiat lux. no, non proprio: dopo sei giorni di latitanza un potente call center ti informa che la sesta pagina del fax è finita sulla scrivania di un altro consulente, seduto davanti a quello che tiene in ostaggio le prime cinque. i due non si parlano, forse si odiano, di certo parlano lingue diverse, uno tifa inter l'altro milan, il primo è maomettano il secondo è reduce dalla missione desert storm. e magari non lavorano nemmeno per la stessa azienda. così il tetris della pagina mancante non s'ha da fare. devi rifaxare tutto. poi, forse, potrai cominciare serenamente a pagare la bolletta.
se non t'arriva l'affitto, invece, provi a chiamare l'amministratore: "mi scusi, sono tango, appartamento numero quattro". "prego, mi dica". "secondo i miei calcoli astrali dovevo pagare l'affitto la scorsa settimana ma non ho ancora trovato il mav nella casella della posta". "impossibile". "ecco, magari l'ha preso qualcuno per sbaglio o..." "no, guardi. noi li abbiamo imbucati giusti". "non discuto, ma se l'avessi trovato avrei già pagato. se preferisce salto il turno, non è un problema". "provo a informarmi". ecco, bravo, prova a informarti.

digerisco tutto

un’amica mi copia il cd dei casino royale. nello scambio di mail che ne segue ci scappa il commento su sanremo 2008: “è un piacere sharizzare musica decente – mi scrive – e non la cacca che ottenebra la mente della maggior parte degli italiani. esempio lampante… sanremo. come al solito hanno vinto dei poveretti”. già, nemmeno mi ricordo come si chiamano. e lei neppure. saranno i nuovi jalisse, non serve giucas casella per indovinarlo.
ha ragione, ma devo dire che non mi sorprende più niente. sono in una fase in cui, a furia di non digerire, digerisco tutto. vedo in giro bestialità di ogni tipo – non sto parlando solo dell’italia di gigi&eros featuring buonadomenica – ma ho davvero poca benzina per provare a incazzarmi.
vabè, questa è bella tamarra ma s’ascolta volentieri:
http://vids.myspace.com/index.cfm?fuseaction=vids.individual&VideoID=10792445

il muro del pianto e la stazione

commentando il "muro del pianto" che sta diventando questo blog, un amico mi dice che sembro essermi dimenticato che nella vita passano altri treni, un sacco di treni. è che io in questo periodo non vado nemmeno in stazione.

cat


pensare che eri una gattina. adesso pari quasi un castoro.chi de pappa abbonda de panza sfonda, cara mia

non ho più voglia

la famiglia ti vuole bene per forza. è quasi sempre così. in condizioni normali, è un tesoro che ti ritrovi quando nasci e non c’è molto altro da conquistare o dimostrare. quelli all’interno della famiglia sono sentimenti “semplici”. insomma, ci si vuole bene quasi per definizione e, quasi per definizione, quando serve ci si aiuta. si discute, si litiga, si accettano compromessi, certo, ma alla fine le radici sono lì.
tutti i sentimenti che stanno fuori dalla famiglia, invece, te li devi in un certo senso conquistare. è per questo che i fallimenti sentimentali mi pesano tanto. là, fuori dalla cerchia, te la giochi da solo. fuori dalla cerchia non parti in vantaggio due a zero. non ci sono sentimenti “prestabiliti” dalla nascita. così, il fatto di non aver saputo “concretizzare” una lunga relazione e non aver capito un tubo di quelle corte, il fatto di non saper flirtare e di sbattere la testa sempre contro gli stessi spigoli relazionali, stanno cementificando nella mia testa un muro. “se pensi sempre a un muro, un muro troverai”, dice una canzone. è vero, ma in questo periodo non ho il martello per buttarlo giù quel cazzo di muro. meglio: i martelli che ho utilizzato in passato per buttare giù muri simili a questo non funzionano più. c’ho provato e ci provo, naturalmente: mi ammazzo di trekking in posti incantevoli, chiamo persone che non sento da tempo e partecipo a serate che in altre condizioni mi vedrebbero protagonista solo sotto minaccia di un fucile, macino chilometri di corsa a ritmo di musica che mi emoziona, leggo più libri del solito, guardo film, tengo le tapparelle di casa e dell’ufficio ben alzate per sfuggire all’ombra del muro, prendo il sole appena posso come le tartarughe. ma il muro è sempre lì, ben piantato nella mia testa. e non so nemmeno se dall’altra parte c’è berlino est o berlino ovest. so solo che c’è il muro e che i cari, vecchi antidoti non funzionano più.
quindi? ho solidissime radici famigliari alle spalle ma, molto probabilmente, non sarò in grado di piantarne altre, altrettanto solide, da qualche altra parte della mia vita. questa cosa non mi fa assolutamente paura, non so nemmeno se stava tra i miei “obiettivi”. io sono flessibile a priori: non mi immagino, a priori, a mettere radici, ma se sto bene con una persona posso anche immaginare di metterci radici. ma la grossa novità che mi porta in regalo il compleanno 2008 è che non ho più voglia di avere una storia. non solo di tentarci ma addirittura di pensarci. fuori dalla "cerchia" ho perso troppa energia e sentimento. e non ho più voglia di ricominciare ancora daccapo: ti va un aperitivo?, chissà se sto bene con questa camicia, forse dovrei farmi la barba, che bella mostra, chissà perché mi ha mandato quell’sms, andiamo a cena oppure solo a bere qualcosa, forse mi puzza un’ascella, adoro il cinema president e tu? il sabato sera, magari un bacio, la chiamo o non la chiamo, s’aspetta che la chiamo, sono prevedibile, non chiedere se puoi baciarla, baciala e basta, farsi beccare che le guardi le tette mentre parla del suo lavoro, spero che stia simpatica al mio amico, madonna come sta bene vestita così, tornerei a istanbul, è tenera perché si mangia le unghie, le tovaglie a quadretti in trattoria, ordina prima tu, preferisco ascoltare, il concerto più bello che ho visto è quello di prince, ho voglia di fare una passeggiata, il gelato al cioccolato, il peggiore di tutti è bossi, se non le piace la montagna e la fotografia non fa per me, i colori di matisse, i tavolini all'aperto, non mi stai annoiando anzi, sono in ritardo, preferisco il vino rosso, poi è più in ritardo sempre lei, mia sorella è buddista, penserà che sono strambo, ma bevo la coca cola, mi piace woody allen e andare in bici in spiaggia, i gatti una volta mi stavano sull'anima e adesso li adoro.
vaffanculo tutta sta roba. non ne ho più voglia. punto. non ho paura di correre il rischio di non sentire più niente. tutte le volte che ho rischiato ne ho ricavato qualche bel momento, certe volte il momento è durato anni, ma poi macigni terribili da digerire senza nemmeno l'aiuto della citrosodina. non voglio sentire, e basta. voglio diventare un grande apatico. adesso il sabato sera vado a mangiare dai miei, da qualche mia sorella o esco con qualche amico solido. lì parto in vantaggio, anche se sbaglio maglietta o sbadiglio come un cane tutta la sera, sicuramente non mi mollano per strada da solo al primo chiaro di luna.

martedì 20 maggio 2008

eravamo in 3 o 4

l'altra sera sono uscito per una pizza con un drappello fidato. i soliti, conosciuti tra le scuole medie e la prima liceo. quelli con cui ti puoi permettere lo sbadiglio, la battutaccia, il vai a cagare che poi finisce lì, quelli con cui ridi delle stesse cose e cerchi apposta quelle stesse cose per ridere. quelli, soprattutto, che capiscono se stai scavando sul fondo ma non indagano più di tanto. se hai voglia, del badile e della fossa ne puoi parlare tu, e allora ti ascoltano.
comunque l'altra sera penso proprio di aver esagerato nella parte dello scoglionato. è stata una di quelle sere che quando le racconti dici: "siamo andati a farci una pizza, eravamo in tre o quattro". ecco, in questo caso "o 4" ero sicuramente io.

national geographic


mercoledì, un paio d'ore libere, non mi capita spesso durante la settimana. c'è il sole e schizzo subito fuori in bici. bastano cinque minuti di pista ciclabile e dieci di sterrato e sono "in to the wild". oddio, sean penn c'ha insegnato terre selvagge di tutt'altro fascino e dimensioni. quaggiù, nel parco del ticino, al massimo ci può girare il seguito di "cento chiodi" ermanno olmi, che secondo me era un tributo al po e alla sua gente "di sponda". arrivo sul greto, esattamente dove un canale entra nel fiume: l'acqua in questo punto è più calda ed è piena di pesci. sono tantissimi e di dimensioni abnormi. ci son venuto mille volte ma così grossi non ne ho mai visti. mi sdraio un momento al sole a riflettere sui pescioni tutti ciccia e brufoli: che si saranno ingoiati? mercurio? metano? piogge acide? kinder ferrero? così quasi mi abbiocco, quando mi sveglia uno dei vecchietti che si danno appuntamento alla panchina sotto l'albero che sta duecento metri più su. parla ad alta voce: "stà atent, nani, che l'è pien de mirold". nonostante il pisolo incipiente colgo al volo: mi dice che è pieno di bisce (comunque grazie per il nani, caro signore, ma vado per i 37). non sono folco quilici e decido rapidamiente di evitare lo scontro frontale col boa padano. mi alzo con deferenza. il vecchietto, che ammiro nella sua tenuta da pescatore, scruta tra le frasche come piero angela e mi indica un essere di un metro e mezzo buono che striscia. verdastro. mai vista una biscia così lunga in questa zona. il signore s'aggiusta la dentiera e conferma che l'avvistamento è notevole. ormai mi sento in un documentario. riprendo la bici strappandola a un nugolo di mosceroni e, prima dei titoli di coda, sulla via di casa mi trovo di traverso sulla strada due ramarri verdi giganti. sono fosforescenti e, viste le dimensioni, hanno mangiato dallo stesso desco dei pescioni e del lucertolone.
non so cosa pensare. o il mercoledì è il giorno di libera uscita degli animali grandi obesi oppure i peruviani che fanno le grigliate al ticino si portano anche i loro amici dell'amazzonia e lì mollano qui. nelle mie terre selvagge.

sabato 17 maggio 2008

milano quando piove

per quello che mi ricordo, parigi bagnata è più bella: sembra scintillare. anche barcellona: puzza ancora di porto, sotto la pioggia battente sembra ritornare quella che era prima del lifting olimpico, meno rassicurante ma forse un pò più vera. i tombini del barrio gotico sembrano proprio lì ad aspettarle quelle secchiate. poi c'è una canzone, break the night with colours di richard ashcroft, che mi ricorda londra, so nice, con la pioggia. e il bello è che a londra non ci sono mai stato, però evidentemente quando non ci sono stato pioveva (http://www.youtube.com/watch?v=BahH6ClfMpQ&feature=related).
milano no. milano, nebbia a parte, gli agenti atmosferici un pò li soffre. sotto la pioggia perde fascino: pozzanghere centrafricane, autisti dell'atm impazziti che puntano i pedoni sulle strisce pedonali, scuteristi vestiti come palombari stesi per terra un semaforo dopo l'altro, le permanenti dei cagnetti bianchi delle sciure di via san marco che si sfaldano di fianco al suv in terza fila, la metropolitana affollata come un cpt di lampedusa, odori di fogne per le strade e, sulla metro, di cpt di lampedusa. se vien giù forte a una mia amica piove sulla scrivania dell'ufficio. e pensare che lei è la goccia che ha fatto traboccare il mio vaso (oppure è il vaso in persona?)
milano se c'è il sole è un pò come le sue signore che hanno superato la quarantina da un pò ma si tengono bene. truccate quanto basta, appena uscite dal parrucchiere, col vestito un pò volgarotto per l'età ma ancora allineato col fisico da tapis roulant con cui vorrebbero far invidia alla figlia quindicenne, bionda, un metro e ottanta per 19 chili.
ma poi, quando comincia a piovere, milano ha la faccia sfatta di quelle stesse signore quando si alzano la mattina dopo aver dormito quattro ore. pozzanghere stropicciate.

bimbo a bordo

sono in coda, otto e mezza del mattino. la macchina davanti a me mi fa un pò tediare: parte trenta secondi dopo che la fila si rimette in moto, alla rotonda lascia passare tutti anche se le spetta la precedenza e, naturalmente, dopo aver viaggiato per un chilometro buono a venti all'ora - dove si poteva andare anche a sessanta - prende seraficamente un semaforo rosso. mi vien voglia di farle i fari e mandarla a riprendere le regolari funzioni intestinali. quando mi accorgo dell'adesivo che campeggia sul retro: "bimbo a bordo". per essere un neonato non guida così male, penso. di sicuro meglio della mamma che, dopo il rosso, è impegnata a mettersi l'ombretto specchiandosi nel retrovisore. dove prima o poi vedrà il mio dito medio riflesso.

domenica 11 maggio 2008

incentivi per la rottamazione

lunedì, 7e30. mi sveglio e mi sento un resuscitato. ieri pomeriggio ho corso per un'ora e venti minuti. anche solo mettere su un caffé è uno sforzo. meglio il bar: apro il sepolcro, butto in spalla il primo sudario che trovo e scendo. uno dei discepoli, per fortuna, mi piazza un buon caffé sotto il naso.
poi la giornata passa e l’umore, alleluja, migliora di pari passo col mal di gambe. tanto che dopo il lavoro, mentre torno in macchina, mi chiedo: come si fa a restare in casa in una sera di primavera così?
alla fine rimango a casa. forse meglio che raggiungere al bar un gruppo di trentacinquenni di belle speranze impegnati nel giuoco delle carte.

dialogo sull'amore e sulla rai

dico: "che una persona in gamba come te non abbia un bel lavoro e un ragazzo che la porta in palmo di mano per me rimane un segreto di fatima. certe volte sembra che il mondo giri al contrario. forse bisogna solo mettersi un po’ a testa in giù".
risponde: "certo tutti i giorni mi trovo a combattere con l’idea che ho davvero qualcosa che non va. ma è come dici tu, il mondo è all’incontrario e io non ho intenzione di girami".
chiedo: "cosa sai facendo?"
risponde: "guardo benigni che recita il quinto canto dell’inferno sulla rai. emozionante".
aggiungo: "lo sto seguendo anch’io. pensa: paolo e francesca, la poesia, l'amore, il tradimento, la punizione, la prima serata su rai uno, l'ingegno italiano, una piazza piena di gente. tutto insieme dentro lo stesso schermo che sa anche proporre la marcuzzi che vende fermenti lattici. roba da non credere".
aggiunge: "i due delusi dall’amore che si buttano sulla cultura…"
chiudo: "brava. la cultura ci salverà, l’amore manda all’inferno".

parto

finora la parola chiave del 2008 è stata "parto". io, come al solito, non parto, salvo brevi escursioni sulle prealpi, ma i miei amici partono sempre più di frequente per le nursery.
pochi giorni fa arriva infatti una mail del lì con questo oggetto: "è nato il figlio di c". e via con i dettagli di peso, lunghezza e colorito del piccolo mezzo milanese e mezzo pugliese.
ieri ne arriva un'altra: "nuovo lieto evento". il lì, sempre lui, scrive: "è nato stamattina alle 04 il secondo figlio del pi. tutto bene, non hanno ancora deciso esattamente come chiamarlo: alternative gio, pie, and, uno dei tre l'ho infilato io e non c'entra niente. forse non può rispondere alle mail perché è partito per o, il luogo di nascita, e non ha internet. lo trovate al cellulare sicuramente".
al secondo annuncio del lì gli risponde il pip: "ma fai ancora l’avvocato o ti sei messo a fare la levatrice?". legittimo sospetto. "in qualsiasi caso - aggiunge pip - non è il caso di fare una vasectomia di gruppo?"

parallelismi

11 maggio 2008

oggi, e non è la prima volta, penso che tra la mia vita e quella della squadra per cui faccio un pò distrattamente il tifo ci siano dei parallelismi.
anch'io faccio cose buone e poi accartoccio tutto in una palla di carta che finisce nel cestino. poi cambio idea, e mi tocca rovistare nella rumenta per ripescare un buon lavoro già mezzo fatto.
mi coccolo un regalo inaspettato (un rigore che magari non c'è a dieci minuti dalla fine, una promessa di aumento, un'attenzione inaspettata di una ragazza, un gelato in una giornata da trenta gradi). e poco dopo, oplà, il regalo non c'è più: il rigore? parato. l'aumento? non ci sono più i fondi. la ragazza? s'era sbagliata. il gelato? m'è cascato per terra.
una vita sotto lo striscione del traguardo, senza superarlo. e meno male che c'è sempre una parte saggia di me che la prende con ironia e buon senso. e che mi dice: tutte avversità che fanno crescere. ma vaffanculo, parte saggia di me. a quest'ora dovrei essere un centenario alto tre metri.

sabato 10 maggio 2008

museo

ho cercato di vendere i miei ricordi dell'ultimo anno sentimentale al museo degli orrori. non li hanno voluti. consigliano di rivolgersi al museo delle cere.

a muso duro

"e adesso che farò, non so che dire e ho freddo come quando stavo solo. ho sempre scritto i versi con la penna non ordini precisi di lavoro. ho sempre odiato i porci e i ruffiani e quelli che rubavano un salario, i falsi che si fanno una carriera con certe prestazioni fuori orario.
canterò le mie canzoni per la strada e affronterò la vita a muso duro, un guerriero senza patria e senza spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro (...)"
(pierangelo bertoli, a muso duro)

venerdì 9 maggio 2008

opportuno e inopportuno

io non voglio disturbare. è una cosa che mi porto dentro fin da piccolo. nei rapporti umani la cosa più brutta che può capitare è che gli altri, le persone a cui vuoi bene soprattutto, pensino che tu sia inopportuno. io farei togliere il clacson dalla macchina pur di non aver la tentazione. mi faccio sentire poco anche con le persone care perché ho sempre il timore di interrompere qualcosa d'importante: "pronto? come stai? disturbo? puoi parlare?". e lì mi aspetto sempre un campionario di risposte del tipo: "sì, disturbi cazzo!", "no tranquillo, sono appena stato investito da un camion ma il cellulare funziona", "magari se non ti spiace ti chiamo dopo, che il mio fidanzato m'aspetta nudo di là", "ti richiamo io perché non riesco più a trovare il tampax. colpa della vibrazione del cellulare che avevo in tasca".
certe volte, se mi perdo in macchina, piuttosto che chiedere la strada continuo ostinatamente sempre dritto. verso nord. prima o poi c'è un confine di stato, penso. poi mi metto a piangere. alla fine reagisco, tanto so che al limite mi vengono a cercare con i cani (magari gli stessi che non ho voluto disturbare con un "mi scusi, vado bene per roma?").
solo che con questa storia ormai faccio addirittura fatica a classificare le cose "opportune": chi sono io per stabilire cos'è opportuno e cosa no per gli altri? magari quella persona pensa che me ne frego altamente di lei perché sto sulle mie, e invece la penso tanto. forse dovrei solo avere un pò meno rispetto.

il pistolotto delle libertà

domanda: "ma come mai sei andato a vivere per conto tuo?". risposta (da ufficio stampa): "per avere i miei spazi, perché sono più libero di vedere gente, perché finalmente posso fare da mangiare quello che voglio io e scegliere i mobili che mi piacciono".
ma, mentre recito il pistolotto delle libertà, in realtà penso: "vivo da solo così scogliono solo me stesso senza far preoccupare troppo i genitori anziani. quando ti vedono con i primi capelli grigi, steso sul divano tutta la domenica, si chiedono dove hanno sbagliato". o, peggio, come mi ricorda il caro amico effe, "per non farti più sentire al telefono di casa iniziare la tiritera: buffon, zanetti, panucci, nesta, pirlo, vannucchi, ibra e totti. che poi ti guardano con quella faccia con cui si vede un fiocco di neve ad agosto".
poveri genitori dei bamboccioni, ingiustamente bistrattati.

giovedì 8 maggio 2008

mastercard

mi arriva una mail di lavoro con una richiesta d’informazioni che non mi compete. la giro alla persona che se ne dovrebbe occupare, socia molto danarosa dell’azienda per cui lavoro. mi risponde letteralmente: “i contatti non farmeli a me perché in questi giorni non ho tempo. ok”. seguono convenevoli e punteggiatura in libertà.
da quella risposta ho ricominciato a credere in un essere superiore: è solo lui che tiene in vita ogni giorno questa benedetta società. c’è un dio buono che redige i bilanci e uno che risponde alle mail dei clienti. un altro cattivo che mi impedisce di usare bastoni nodosi, catene e olio bollente durante le riunioni, e un ultimo, birichino, che deve aver tramutato pani e pesci nella laurea in economia aziendale che la signora millanta di aver conseguito all’università di salerno.

...e ci mancava il "green funeral"

più che una notizia “ansa” è una notizia “ansia”. ci sono capitato per lavoro, per caso. e per fortuna che svolgo la mia attività professionale sempre con una mano sul mouse e l’altra sulle palle. leggo: “se proprio si vuole affermare di aver vissuto un’esistenza verde, bisogna preoccuparsi anche di come sarà il proprio funerale. il messaggio viene dalla prima fiera della sepoltura eco-compatibile che si è tenuta a londra. fra bare biodegradabili, vestiti naturali e persino urne cinerarie amiche dell’ambiente, di bambù o di vetro, tutto il necessario per chi vuole ridurre l’impatto ambientale della propria morte è già a disposizione”. memorabile. e non è finita: “l’idea di funerali verdi circola in gran bretagna già da qualche anno, tanto che i sudditi di sua maestà hanno già a disposizione agenzie di pompe funebri ad hoc”. come farne senza? nessuna parte della cerimonia sfugge alle regole verdi, ovviamente. e le regole, dice l’agenzia ansia, sono contenute “in un vero e proprio manuale preparato dall’azienda londinese natural death center. in inghilterra c’è anche un cimitero eco-compatibile, entrato in funzione dal 1995, dove alle lapidi sono sostituiti alberi con una placca di legno con il nome del defunto. il marmo, infatti, non è biodegradabile”. vabè che io ci trovo una vena comica anche nei funerali, soprattutto quando scruto le ultime file affollate dai professionisti del triste corteo: quelli che non se ne perdono uno, anche se non conoscono il festeggiato. però si conoscono tra di loro, i professionisti, e secondo me si ricontano a ogni giro perché non sono proprio giovinotti e signorinelle: se ne manca uno, ahi, è perché sta in testa alla processione bello disteso. ma qui, con sta storia del becchino di legambiente siamo oltre il comico.
già ci scassano le palle con l’inquinamento, il verde, il clima, al gore e l’ambiente tutte le volte che respiriamo. e non c’è dubbio che siamo nei casini per davvero: i ghiacciai si sciolgono, mica storie, e le polveri sottili non stanno sulle librerie di casa mia (quelle sono extra large) ma nei polmoni meneghini sì, per esempio. già, poveri polmoni meneghini: per fortuna che ora con l’ecopass io, con una utilitaria del 1999, non posso più infierirci coi miei scarichi e faccio volentieri un po’ di spazio in centro città al suv col motore eco-diesel. ma il punto è che le balle adesso cominciano a scassarcele soprattutto quelli col senso di colpa: i colossi dell’informatica, per esempio, dopo aver lasciato i propri materiali di scarto in mano ai pirati delle discariche a cielo aperto di mezzo mondo (quello povero), adesso mettono in giro comunicati sui loro progetti di “recycling”, efficienza energetica, etica e sostenibilità varie. son diventati tutti green: una passata di vernice verde sulla coscienza. scommetto che l’amministratore delegato di qualche superpotenza dell’information technology (l’ho scritto giusto?) sarà il primo a farsi mettere nella bara bio. e ci toccherà pure leggere la notizia su qualche pagina di carta non riciclata.

lunedì 5 maggio 2008

alberi (mi vergogno)

mi vergogno. mi è arrivata una delle mille catene di sant’antonio via mail e l’ho letta. in questi giorni pur di non lavorare potrei guardare un film dei fratelli taviani. la catena, che gira da anni, si chiama “da che albero sei caduto”. contiene le solite minacce, scritte in un italiano rocambolesco: “invia questo messaggio a 10 persone nell’ora che segue alla tua lettura. se lo fai, il tuo sogno si farà realtà. altrimenti diventerà il contrario. inusuale, no? ma dicono che funziona”. un capolavoro di consecutio temporum. mancano però riferimenti al viagra, peccato.
ma non è tutto: la catena si rifà all’astrologia celtica (devo essere finito in una mailing che organizza ronde padane e, nei ritagli di tempo tra i corsi di dialetto vicentino e l’esegesi della taragna, si trastulla con lo zodiaco irlandese). difatti leggo: “cerca il giorno del tuo compleanno e trova il tuo albero. una volta localizzato, ricerca sotto la spiegazione sullo stesso.
è interessante ed in qualche modo preciso, oltre ad essere parte dell’astrologia celtica”.
nonostante la premessa inquietante ho cercato l’albero e, diobono, mi ci ritrovo in modo abbastanza sorprendente. rileggo il profilo e mi aspetto di veder cadere una castagna dal mio orecchio. vado avanti e tra cedri e ciliegi rivedo sfumature di persone che conosco bene. sono rovinato, prigioniero di un druido e delle catene di sant’antonio. sta a vedere che mi devo iscrivere a un corso di materialismo marxista per ripigliarmi. ma poi, un lampo: possibile che tra tutti questi profili non c'è la pianta degli stronzi? cos'è, son nati tutti il 32 gennaio? posso andare a dormire tranquillo.


Dic 23 a Gen 01 - Melo
Gen 02 a Gen 11 - Abete
Gen 12 a Gen 24 - Olmo
Gen 25 a Feb 03 - Cipresso
Feb 04 a Feb 08 - Pioppo
Feb 09 a Feb 18 - Cedro
Feb 19 a Feb 28 - Pino
Mar 01 a Mar 10 - Salice piangente
Mar 11 a Mar 20 - Lime
Mar 21 - Rovere
Mar 22 a Mar 31 - Nocciole
Apr 01 a Apr 10 - Rowan
Apr 11 a Apr 20 - Acero
Apr 21 a Apr 30 - Noce
Mag 01 a Mag 14 - Pioppo
Mag 15 a Mag 24 - Castagno
Mag 25 a Giu 03 - Ciliegio
Giu 04 a Giu 13 - Hornbeam
Giu 14 a Giu 23 - Fico
Giu 24 - Betulla
Giu 25 a Lug 04 - Melo
Lug 05 a Lug 14 - Abete
Lug 15 a Lug 25 - Olmo
Lug 26 a Ago 04 - Cipresso
Ago 05 a Ago 13 - Pioppo
Ago 14 a Ago 23 - Cedro
Ago 24 a Set 02 - Pino
Set 03 a Set 12 - Salice piangente
Set 13 a Set 22 - Lime
Set 23 - Olivo
Set 24 a Ott 03 - Nocciole
Ott 04 a Ott 13 - Rowan
Ott 14 a Ott 23 - Acero
Ott 24 a Nov 11 - Noce
Nov 12 a Nov 21 - Castagno
Nov 22 a Dic 01 - Ciliegio
Dic 02 a Dic 11 - Hornbeam
Dic 12 a Dic 21 - Fico
Dic 22 - Aia

Pioppo, l’Incertezza
Persona con un alto senso dell'estetica, non molto sicura di sé stessa,
coraggiosa solo se necessario, necessita circondarsi di un ambiente
gradevole, è molto selettiva, a volte solitaria, molto entusiasta, di
natura artistica, buona organizzatrice, cerca di imparare attraverso la
filosofia, fidato in qualunque situazione, assume molto seriamente le
relazioni.

Betulla, l’Ispirazione
Persona vivace, attraente, elegante, amichevole, non pretenziosa,
modesta, non gli piacciono gli eccessi, odia le cose volgari, ama la
vita nella natura e la calma, non molto appassionata, piena di
immaginazione, un po' ambiziosa, cerca l'atmosfera di calma e
soddisfazione.

Abete, il Mistero
Persona di straordinario buon gusto, dignità, sofisticata, ama la
bellezza, di temperamento testardo, tende all'egoismo ma si preoccupa
per chi le sta vicino, piuttosto modesta, molto ambiziosa, di molti
talenti, industriosa, amante insoddisfatto, di molti amici e nemici,
molto fidato.

Acero, la Mente Aperta
Persona rispettosa delle cose comuni, piena di immaginazione ed
originalità, timida e riservata, ambiziosa, orgogliosa, sicura di sé,
con sete di nuove esperienze, a volte nervosa, ha molte complessità,
buona memoria, impara rapidamente, con una vita amorosa complicata, gli
piace impressionare.

Nocciole, la cosa Straordinaria
Persona affascinante, non chiede niente, molto comprensiva, sa come
impressionare la gente, attiva nella lotta per cause sociali, popolare,
di temperamento ed amante capriccioso, onesto e compagno tollerante, con
un senso della giustizia molto preciso.

Castagno, l’Onestà
Persona di bellezza inusuale, non desidera impressionare, con uno
sviluppato senso della giustizia, vivace, è una persona interessante,
diplomatici, tuttavia si irrita facilmente ed è molto sensibile, molte
volte per mancanza di sicurezza in sé stessa, a volte agisce con senso
di superiorità, si sente incompresa, ha difficoltà a trovare il partner
giusto.

Ciliegio, l’Ambizione
Persona eccezionalmente attraente, vivace, impulsiva, esigente, non gli
importano le critiche, ambiziosa, intelligente, piena di talenti, gli
piace giocare col destino, può essere egoista, molto affidabile e degna
di fiducia, a volte il cervello controlla il cuore, ma prende molto
seriamente le sue relazioni.

Faggio, la Creatività
Persona cui ama il piacere, lo preoccupano le apparenze, materialista,
organizza bene la sua vita, è una persona economa, buon leader non
prende rischi non necessari, ragionevole, splendida compagna di vita,
gli piace mantenere la linea con lo sport.

Hornbeam, il Buon Gusto
Persona di una bellezza molto fresca, si preoccupa per la sua apparenza
e la sua condizione economica, di buon gusto, non è egoista, vive in
maniera ragionevole e disciplinata, cerca bontà e conoscenza in un
compagno emotivo, sogna amanti inusuali, spesso è felice coi suoi
sentimenti, diffida della maggioranza delle persone, non è ma sicura
delle sue decisioni, molto coscienziosa.

Lime, il Dubbio
Persona che accetta quello che la vita gli dà, odia litigare, lo stress
ed il lavoro, ma lo disgusta la pigrizia e l'oziosità, è soave e sa
cedere, fa sacrifici per gli amici, di molto talento ma non
sufficientemente tenace per sfruttarli, si lamenta e anche spesso, è una
persona molto gelosa ma leale.

Melo, l’Amore
Persona di carattere leggero, molto carismatica, è una persona vistosa
ed attraente, di un'aura gradevole, civetta, avventuriera, sensibile,
sempre innamorata, vuole amare ed essere amata, compagna fedele e tenera, molto
generosa, di talenti scientifici, vive giorno per giorno, filosofa
spensierata con immaginazione.

Olmo, la Mentalità Nobile
Persona di figura gradevole, buon gusto nel vestire, di esigenze
modeste, tende a non dimenticare gli errori, allegro, gli piace
comandare ma non ubbidire, è un compagno onesto e fedele, gli piace
prendere decisioni per gli altri, di mentalità nobile, generosa, con
buon senso dell'umorismo, grande capacità pratica.

Rowan, la Sensibilità
Persona piena di incanto, allegro, dà senza aspettative, gli piace
richiamare l'attenzione, ama la vita, le emozioni, non riposa e gli
piacciono perfino le complicazioni, è tanto dipendente come
indipendente, ama piacere, è una persona artistica, appassionata,
emozionale, buona compagnia, non dimentica.

Cedro, la Fiducia
Persona di una bellezza strana, sa adattarsi, ama il lusso, di buona
salute, è una persona per niente timida, sicura di sé, con
determinazione, ma impaziente, gli piace impressionare gli altri, di
molti talenti, industriosa, salubremente ottimista, in attesa dell'unico
e vero amore, capace di prendere rapidamente decisioni.

Cipresso, la Fedeltà
Persona forte, muscolare, adattabile, prende quello che la vita le
offre, è una persona soddisfatta, ottimista, desidera il denaro ed il
riconoscimento, odia la solitudine, è una compagnia appassionata e
sempre insoddisfatta, fedele, si altera facilmente, indocile, pedante e
disinteressata.

Noce, la Passione
Persona implacabile, è una persona strana e piena di contrasti, spesso
egoista, aggressiva, nobile, di orizzonti ampi, di reazioni inaspettate,
spontanea, di ambizione senza limiti, per niente flessibile, è un
compagno difficile e poco comune, non sempre piace ma è ammirato, con
ingegno strategico, molto gelosa ed appassionata, non accetta
compromessi.

Olivo, la Saggezza
Persona che ama il sole, di sentimenti caldi e teneri, ragionevole, è
una persona equilibrata, evita l'aggressione e la violenza, tollerante,
allegra, calma, un senso ben sviluppato della giustizia, sensibile,
empatica, non gelosa, gli piace leggere e la compagnia di persone
sofisticate.

Pino, la cosa Particolare
Persona a cui piace la compagnia gradevole, molto robusta, sa fare della
sua vita qualcosa di confortevole, molto attiva, naturale, di buona
compagnia ma non sempre amichevole, si innamora facilmente ma la sua
passione si spegne in poco tempo, si arrende facilmente, la delude tutto
fino a che trova il suo ideale, è di fiducia e di carattere pratico.

Rovere, la Prodezza
Persona forte, robusta di natura, coraggiosa, implacabile, indipendente,
sensibile, non gli piacciono i cambiamenti, mantiene i suoi piedi ben
sistemati sulla terra, e gli piace l’azione.

Salice piangente, la Malinconia
Persona bella ma malinconica, attraente, molto empatica, ama le cose
belle e di buon gusto, ama viaggiare, sognatrice senza riposo,
capricciosa, onesta, può essere influenzata ma è difficile per lei
convivere, esigente, con buona intuizione, soffre in amore ma a volte
trova sostentamento nel suo compagno.

Fico, la Sensibilità
Persona molto forte, volenterosa, indipendente, non sopporta le
contraddizioni o le discussioni inutili, ama la vita, la sua famiglia, i
viaggi, i bambini e gli animali, un po' volatile socialmente, giocoso
in amore, grande senso dell'umorismo, gli piace l'ozio e la pigrizia, di
un talento pratico
.

domenica 4 maggio 2008

una sega mentale con le gambe

29 marzo 2008

meno male che stanotte torniamo all'ora legale. così domani mi faccio le seghe mentali solo per 23 ore invece che per 24.

desperate house boy

apro il frigo. c'è l'eco. dovrei cambiare le lenzuola o almeno scuoterle in modo virile, in primavera perdo peli come un gatto. per fortuna non ho ancora cominciato a mangiare a terra da una ciotola. è finita pure la carta igienica e mi sono dimenticato di rubare la carta a4 dall'ufficio. il goccio di latte con cui allungo il caffé è ormai classificato come "riserva".
un'altra giornata da desperate house boy.

il miglior film del 2008

Into the wild, di Sean Penn

la cosa buffa è che, quando penso che questo è stato il film che finora mi è piaciuto di più quest'anno, mi parte un link. e mi dico: cazzo, questa è una storia che può affascinare uno di vent'anni. non me. eppure mi affascina. mi affascina il modo in cui ti fa vedere i paesaggi e costruisce i rapporti tra i (pochi) personaggi. mi affascina l'idea del bastare a sè stessi ma fino a un certo punto. mi affascinano gli spazi e le sfide (perché mi fanno paura). per quanto mi riguarda, è il film giusto nel momento sbagliato, vista la riflessione sui rapporti umani che contiene. una riflessione che mi ha "accoltellato", così come la grande colonna sonora di eddie vedder. dopo un'alaska di solitudine così, o ti suicidi o vai in vacanza a riccione. io finirò per suicidarmi a riccione.

qui sotto c'è la recensione di pasquale colizzi che ho trovato sull'unità (
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=72392).

«La carriera è una invenzione del ventesimo secolo». Christopher J. McCandless, giovanissimo, fuggì da genitori distratti e da uno stile di vita che non gli corrispondeva. Nel ’90, appena laureato, ritirò i 20mila dollari del suo conto e li donò all’Oxfam. In due anni, senza «telefoni, piscina, gatti e sigarette» - elencava il crooner Roger Miller in "King of the road" - dalla calura di Lake Meal al Grand Canyon, attraversando i campi di grano del South Dakota dove ha lavorato come contadino, affrontando rapide con il kayak o saltando sui treni merci in transito, si spinse sempre più lontano dai luoghi della civilizzazione. Ad un piano intermedio del viaggio un anziano testardo che voleva adottarlo (Hal Holbrook, nominato all’Oscar come miglior attore non protagonista) e Slab City, una comunità di nomadi e vecchi hippies dove fece tappa conoscendo Leonard Knight, un artista settantenne (che appare in un cammeo), creatore di "Salvation Mountain", una sorta di monumento celebrativo di Gesù e dell’amore. Il punto d’arrivo voleva essere l’Alaska, che sarà anche l’ultima tappa, Into the wild.
Trovato come rifugio un "magic bus" abbandonato a Fairbank, dopo 113 giorni dettagliatamente descritti in un taccuino (e alcune foto rimaste nel rullino), nel settembre del '92 la natura gli tira uno di quei suoi scherzi selvaggi. Pentito delle sue scelte? Chi lo potrebbe sapere. Però tra le sue note si legge: "La felicità è reale solo se condivisa". Adesso quello è diventato un luogo di pellegrinaggio, un posto che i turisti (che non sono viaggiatori) raggiungono con viaggi organizzati. Una storia di desideri e fughe, di liberazione, solitudine e ingenuità, raccontata nel ’98 in un istant classic, "Nelle terre estreme", dallo scrittore montanaro John Krakauer. Poi il lungo avvicinamento di Sean Penn con i genitori di Chris e con l’amata sorella, molto diffidenti e infine conquistati da una fiducia reciproca.
In 147 minuti densi di visioni e suggestioni, dallo spirito di Jack London (uno degli autori preferiti dal ragazzo, insieme a Dostojevski e Thoreau) all’epopea steinbeckiana con l’America dei grandi spazi e la mistica del vagabondo, Sean Penn tenta di delineare il carattere difficile di Chris, che naturalmente aveva le sue profonde sfumature, le contraddizioni, gli egoismi di chi decide di fare una scelta estrema e solitaria. Attore che conosciamo, regista di grande personalità al quarto film, giornalista ormai non occasionale, Penn ha una sua idea di cinema a volte anche anacronistico, fuori dalle mode. Vedi quelle continue zoomate, lo schermo a settori come le pellicole anni settanta. Però il risultato è di estrema limpidezza, in questo caso esaltato dall’imponenza dei paesaggi, spesso girati nelle "golden hours", quelle ore a ridosso di alba e tramonto che rendono speciale la luce, catturata da un sapiente Eric Gautier. Tanto da evocare il collega e amico Terrene Malick, regista schivo e a suo modo leggendario, che ha assistito alla proiezione del film il giorno in cui è stato ospite dell’ultima Festa di Roma.
Nella parte, sensibile, molto autentico, aiutato dalle condizioni estreme delle riprese, Emile Hirsch ha dato carne e sentimento ad un personaggio sempre a rischio di “santificazioni” postume. L’attore 22enne, che si è rivelato giusto due anni fa come skater in Lords of Dogtown di Catherine Hardwicke e spacciatore spocchioso nel recente Alpha Dog, ha saputo misurare gli strumenti. Per le musiche Penn si è affidato alle chitarre di Michael Brook e Kaki King ma soprattutto ad Eddie Vedder dei Pearl Jam, un vecchio amico, che lo ha ricambiato scrivendo pezzi bellissimi. In uno strofa si sente la sua voce caldissima che dice: "La nostra società è una razza impazzita".
E sembra questo il nodo irrisolto, volutamente lasciato cadere: quanto siamo disabituati al contatto diretto con la natura, quanto siamo intimoriti dalla lontananza della civiltà. Curioso il giudizio su Chris espresso da alcuni abitanti dell’Alaska e riportato su Wikipedia (la pagina a lui dedicata). Videro quel ragazzo così impreparato e disinformato nel suo tentativo da giudicarlo una sorta di suicida. Non lontano dal luogo in cui era accampato c’erano dei punti d’aiuto ma lui non lo sapeva e non aveva nemmeno una cartina. Sembra di ricordare Grizzly Man di Werner Herzog, un doc su Timothy Treadwell, famoso in America come studioso di orsi bruni e perché viveva lunghi periodi in Alaska a stretto contatto con loro. Tanto si spinse oltre al confine, into the wild, che quell’ultimo volta fu ritrovato sbranato con la sua ragazza.

arresti domiciliari

qualche mese fa sono uscito un pò di sere con una. mi è tornata in mente in questi giorni perché mi sono fatto una coda di un'ora in tangenziale proprio davanti alla società dove lavora. l'ho conosciuta in vacanza e, a distanza di mesi, non ho ancora capito su cosa si potesse basare quel flirt estivo. io non sono uno da flirt, non ho il "graffio", come dice un amico. e in questo caso non avevo nemmeno l'intenzione di provare a graffiare. fatto sta che percepisco un interesse della signorina tuttosommato carina e mi lascio coinvolgere con entusiasmo posticcio dalla cosa. mi bastano poche ore per capire che non c'entriamo un tubo l'uno con l'altra: lei è una mezza leghista la cui massima ambizione nella vita sembra quella di far lasagne per gli ospiti che invita esclusivamente il sabato sera. di vedersi durante la settimana non se ne parla, è sempre stanca, almeno così dice. ai miei svariati tentativi di organizzare una serata al cinema risponde con altrettanti malesseri: mal di testa, congiuntiviti, vomiti vari conclusi con un ricovero ospedaliero per un complessivo check-up. il tutto nel formidabile lasso di tempo di circa quindici giorni. nemmeno giacomo leopardi era così cagionevole. naturalmente per il check-up è tutto ok. il problema, semmai, è solo l'inflazionato stress. doctor dixit. che mix: una leghista-stressata. per qualche sera ci siamo anche divertiti. avevo bisogno di un pò di attenzioni per scacciare un chiodo sentimentale ben conficcato e ho sfruttato spudoratamente la situazione, ben presto conscio che lei stava molto probabilmente facendo lo stesso gioco. ma capo-tribù insegna: "piccolo chiodo non scaccia grande chiodo". e la cosa, sfruttandosi a vicenda e a carte scoperte, si fa rapidamente triste, aggravata dai suoi problemi con la vita sociale. una sera mi scappa un sms: "come vanno gli arresti domiciliari?". s'è offesa. meno male.
io credo che i ragazzi si dividano in due grandi categorie: ci sono gli sciupa-femmine e gli sciupati dalle femmine. e io, a parte questo inutile flirt estivo che non saprei categorizzare, credo di appartenere drammaticamente alla seconda.

don't worry about a thing

primo maggio

"rise up this morning, smiled with the rising sun. three little birds pitch by my doorstep
singin' sweet songs of melodies pure and true, sayin': this is my message to you-u-u.
don't worry about a thing, 'cause every little thing gonna be alright".

bobby, three little birds