giovedì 8 maggio 2008

...e ci mancava il "green funeral"

più che una notizia “ansa” è una notizia “ansia”. ci sono capitato per lavoro, per caso. e per fortuna che svolgo la mia attività professionale sempre con una mano sul mouse e l’altra sulle palle. leggo: “se proprio si vuole affermare di aver vissuto un’esistenza verde, bisogna preoccuparsi anche di come sarà il proprio funerale. il messaggio viene dalla prima fiera della sepoltura eco-compatibile che si è tenuta a londra. fra bare biodegradabili, vestiti naturali e persino urne cinerarie amiche dell’ambiente, di bambù o di vetro, tutto il necessario per chi vuole ridurre l’impatto ambientale della propria morte è già a disposizione”. memorabile. e non è finita: “l’idea di funerali verdi circola in gran bretagna già da qualche anno, tanto che i sudditi di sua maestà hanno già a disposizione agenzie di pompe funebri ad hoc”. come farne senza? nessuna parte della cerimonia sfugge alle regole verdi, ovviamente. e le regole, dice l’agenzia ansia, sono contenute “in un vero e proprio manuale preparato dall’azienda londinese natural death center. in inghilterra c’è anche un cimitero eco-compatibile, entrato in funzione dal 1995, dove alle lapidi sono sostituiti alberi con una placca di legno con il nome del defunto. il marmo, infatti, non è biodegradabile”. vabè che io ci trovo una vena comica anche nei funerali, soprattutto quando scruto le ultime file affollate dai professionisti del triste corteo: quelli che non se ne perdono uno, anche se non conoscono il festeggiato. però si conoscono tra di loro, i professionisti, e secondo me si ricontano a ogni giro perché non sono proprio giovinotti e signorinelle: se ne manca uno, ahi, è perché sta in testa alla processione bello disteso. ma qui, con sta storia del becchino di legambiente siamo oltre il comico.
già ci scassano le palle con l’inquinamento, il verde, il clima, al gore e l’ambiente tutte le volte che respiriamo. e non c’è dubbio che siamo nei casini per davvero: i ghiacciai si sciolgono, mica storie, e le polveri sottili non stanno sulle librerie di casa mia (quelle sono extra large) ma nei polmoni meneghini sì, per esempio. già, poveri polmoni meneghini: per fortuna che ora con l’ecopass io, con una utilitaria del 1999, non posso più infierirci coi miei scarichi e faccio volentieri un po’ di spazio in centro città al suv col motore eco-diesel. ma il punto è che le balle adesso cominciano a scassarcele soprattutto quelli col senso di colpa: i colossi dell’informatica, per esempio, dopo aver lasciato i propri materiali di scarto in mano ai pirati delle discariche a cielo aperto di mezzo mondo (quello povero), adesso mettono in giro comunicati sui loro progetti di “recycling”, efficienza energetica, etica e sostenibilità varie. son diventati tutti green: una passata di vernice verde sulla coscienza. scommetto che l’amministratore delegato di qualche superpotenza dell’information technology (l’ho scritto giusto?) sarà il primo a farsi mettere nella bara bio. e ci toccherà pure leggere la notizia su qualche pagina di carta non riciclata.

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