martedì 31 marzo 2009

l’arte della rottamazione

di solito al sabato sera è impegnato a scegliere tra una frutti di mare e un calzone farcito. di solito ascolta ben harper o rino gaetano. di solito non perde una puntata di csi new york. ma per le strade non previste della vita gli capita di finire sulle poltrone della scala: di fronte al naso, l’orchestra filarmonica. poi, un’altra sera, per altre strade, altrettanto impreviste, gli capita di essere invitato all’inaugurazione di un atelier di uno scultore. e qui, il segno: l’utilitaria l’abbandona in tangenziale. con un soffio bianco dal cofano, nei pressi di un celebre rondò, gli bisbiglia (in modo anche artistico, se vuoi): “no, dallo scultore no”. pensa: è l’arte che si ribella, non c’è dubbio. e quasi s’incazza: è l’arte, intollerante, che non ci sta e lo mette fuori dalla porta, lui, i suoi telefilm e le sue pizzerie.
oppure è un buco nel radiatore, vacca puttana.

giovedì 19 marzo 2009

attendo in linea

c’è poco da fare. che tu sia montanelli, dante alighieri, uno studente di lettere o pinco pallo, ci sono periodi in cui ti metti davanti alla tastiera e le dita battono quasi da sole. e magari, battendo, tirano fuori anche cose sensate. altri periodi, invece, che ti siedi lì e non viene fuori un tubo. e per fare un tubo magari ci vogliono tre ore. dico questo perché oggi per mandare una mail – dove, in sostanza, giustificavo il fatto che non sarei andato a un convegno – sono stato in ballo quasi mezz’ora.
la cosa mi fa pensare a quegli scrittori che si son fatti la fama di essere addirittura troppo veloci nel fare il loro mestiere; come simenon. una storiella dice che churchill lo chiamò al telefono e gli rispose la cameriera: “non le posso passare il signor simenon perché sta scrivendo il suo nuovo romanzo”. e churchill: “allora attendo in linea”.

giovedì 12 marzo 2009

fornelli disperati – il biscotto del coach

dicembre.
assaggio la pasta per capire se è cotta: direi che lo è pure troppo e, soprattutto, è molto dolce (seguono improperi). ti credo: c’ho messo lo zucchero invece del sale. decido in un battito di ciglia: devo assoldare un personal trainer in cucina. mi sembra la strada giusta per porre fine agli incendi nel microonde, per dare una registrata a un’alimentazione da scatolame postatomico, per emanciparmi un po’ dalle schiscette di mammà (frequenza: almeno tre volte la settimana) e anche per dar retta una volta tanto agli astri: quelli del toro, dicono le stelle, sarebbero ottimi chef (e non parlo dei tifosi granata). assoldato il personal trainer inizio con fiducia un programma da terapia intensiva: teoria, su comodi fascicoli enciclopedici, e pratica, padella in mano, col coach alle spalle. e raggiungo anche un paio di buoni risultati: qualcosa che assomiglia a un sugo fatto in casa e un secondo piatto non uscito dal freezer.
marzo.
poi, una domenica di fine inverno, la tragedia. vedo il mio personal trainer dar fuoco a una teglia di biscotti nel suo forno. dico: nel suo forno, il forno del coach (seguono improperi, miei ovviamente. il coach non si scompone). sopra molli, sotto arsi vivi, i biscotti. e io non c’entro nulla: mi limitavo ad assistere. ora, siccome sbavo per proverbi e luoghi comuni, lo scrivo: “non tutte le ciambelle riescono col buco”. eppure nemmeno nel luogo comune trovo pace. sono a pezzi. sì, perché – altro frammento da conversazione in treno – il cattivo esempio che arriva dall’alto è devastante. adesso ho paura: e se il nero biscotto del coach mi facesse perdere la poca fiducia che mi era rimasta nelle istituzioni? rivedo già i miei fornelli disperati: sono listati a lutto, e piangono davanti a un incurabile anarchico del mestolo.
come canta jovanotti: “fàmose ‘na pizza a mezzojurno, beibeeeee…”

giovedì 5 marzo 2009

il finferlo

c’è un tale assai metereopatico. già dal letto, la mattina presto, capisce che tempo fa. e senza guardare dalla finestra: gli basta annusare il proprio umore. se c’è il sole si catapulta con una specie di carnevale di viareggio giù dal materasso. se invece piove anche solo arrivare in bagno a far pipì è una battaglia (e perderla sarebbe un guaio). se c’è nebbia, va da sé, si sente annebbiato. e se c’è vento morde come i gatti. poi, dopo un po’, gli passa tutto. però quel po’…
quel po’ bisogna farlo passare, santodio. una soluzione, pensa l’assai metereopatico, potrebbe venire dalle scienze. non ricorda bene (forse c’è nebbia) ma ha sentito parlare di una cosa che si chiama biomimesi (http://www.asknature.org) e la vorrebbe tutta per sé. acqua a catinelle? si ciuccia una provetta e si trasforma in un finferlo molto fico. sole a picco? prende la forma di una tartaruga e fa cassa con tutta quell’energia bollente che gli arriva addosso.
oggi piove. e l’assai metereopatico ha fatto fatica anche a far le scale della metropolitana. ma deve comunque ricordarsi di mandare una mail al dottor house per proporgli una puntata su un malato afflitto da biomimesi. sempre che un finferlo possa utilizzare outlook.