lunedì 27 settembre 2010

san francisco masochisto

sabato pomeriggio di pioggia, sudovest di milano. l’aspirapolvere è impegnato tutto solo nel tentativo di pulire uno strato di polvere del paleolitico. non è fantascienza. io di solito mi organizzo così: lo accendo e poi lo lascio fare. a furia di contorcersi dopo un po’ si strappa la spina da solo. e qualcosa nel frattempo ha aspirato. mentre lui si dibatte io resto steso sul divano, quando – con vibrazione quasi piacevole nella tasca del jeans – un sms di un amico in viaggio a san francisco mi distoglie dalla semi-paralisi. scrive più o meno: “città bellissima, blablabla, pieno di matti, blabla, pensa che domani c’è il raduno dei masochisti. come va lì?”. rispondo più o meno: “qui clima e umore autunnale. magari ci vediamo al raduno”.
avviso ai naviganti: il raduno dei masochisti andrebbe in realtà organizzato durante una qualsiasi proiezione di “mangia, prega, ama” con julia roberts. per una serie di sfortunate coincidenze l’ho visto nel week end: tornato a casa, per riprendermi ho dovuto guardare per due ore le televendite dei tappeti.

ps: un favore, se hai visto il film dimmi qual è la tua scena o macchietta preferita. io voto javier bardem doppiato con accento di vicenza (ma spacciato per brasiliano): usgesgè, usgesgè, e un’altra ombra di quel bon. se l’hanno fatto apposta ritiro le critiche e mi scuso: in questo caso si tratta del film comico del secolo.

venerdì 24 settembre 2010

sette di sera

non capisco, ma in fondo non m’importa, perché molta gente se ne va dalla spiaggia presto per inseguire un aperitivo con la camicia pulita e il uaca uaca. io vorrei che al mare il tempo si fermasse proprio tra le sette e le otto di sera. che quell’atmosfera lì fosse per tutto il giorno. che quell’umore lì fosse per tutta la vita. guardo l’orizzonte e non me ne frega niente se non so nuotare, se mi sono scottato, se domani devo ripartire, se… me ne frega solo di quella luce lì.
(diobò, quante balle bisogna inventarsi quando non si sa ballare il uaca uaca)

lunedì 13 settembre 2010

un uomo vero si vede dal marciapiede

seguendo qualsiasi forma di sport trasmetta la televisione, mi sono appassionato un po’ anche alle evoluzioni della pattinatrice carolina kostner. ma non è per questo che tempo fa, nel bel mezzo di un gelido inverno, mentre accompagnavo verso casa una fanciulla mi sono esibito in un tuffo carpiato con avvitamento su ghiaccio. tutto bello, sebbene involontario, a eccezione dell’atterraggio: l’impronta gelata che ho lasciato sul marciapiede era onesta ma abbastanza scomposta.
adesso che ci ripenso, in quel mese di gennaio sono scivolato ovunque, su strade, marciapiedi e nel bosco, senza limiti di tempo, di spazio e di spettacolarità. da solo o in compagnia. per fortuna che il mio fisico da intellettuale mi ha sempre permesso di cadere con stile e di rialzarmi con prontezza. che bello se diventasse trendy: esci con una ragazza e per impressionarla rotoli giù brutto dal marciapiede. a ibiza c’è gente che si butta nelle piscine dai balconi degli hotel (www.mefeedia.com/watch/32493404). si chiama balconing. e allora? vuoi mettere il coraggio che ci vuole a rialzarsi con dignità dopo il “marciapiedoning”?

giovedì 9 settembre 2010

scrivanie disperate – consigli per il rientro

rovisto affannato da qualche giorno ma non so più dove l’ho messa. e quando la troverò, forse, sarà troppo tardi. nell’attesa che la mia voglia di lavorare risalti fuori da sotto il letto, da qualche scatolone o dalla valigia ancora insabbiata dall’estate, mi prescrivo una serie di farmaci per ammorbidire l’atterraggio in ufficio. se hai ulteriori suggerimenti sono graditi.

1) nostalgia della spiaggia? ricorda, insieme alla rovesciata fatta per impressionare qualche sgabuzzino in costume, anche la semi paralisi che ti ha lasciato in eredità. che con l’inverno padano può solo migliorare.

2) la sveglia la mattina t’importuna? niente che non si possa risolvere con una sonora bestemmia seguita da un “posponi”.

3) se non riesci a digitare “posponi” perché troppo rincoglionito (tipo che fai partire due chiamate, ti colleghi a internet e mandi un sms a tuo zio, defunto da una settimana, ma la sveglia continua a trillare) alzati e comincia a manifestare i sintomi di una malattia immaginaria. e avvisa subito in ufficio: la voce nasale del risveglio può essere confusa con un principio di tubercolosi.

4) presentati con un paio di bermuda improponibili al lavoro e starnutisci malamente accusando l’ambrosia, che va di moda. vedrai che un paio di giorni di permesso te li danno ancora.

5) pranza leggero: una digestione difficoltosa rallenta i riflessi pomeridiani, fondamentali quando dalla tua porta spunta il capo e la finestra di youporn va chiusa in tempi stretti.

6) e se proprio… non dimenticare che l’ufficio è l’unica parte divertente della giornata. almeno fino a quando non ricomincia il dottor house.

lunedì 6 settembre 2010

scrivanie disperate - che cosa si fa per campare

i lavori nell’era del digitale e della creatività riservano sorprese e cotillon. qualche tempo fa, per esempio, ho ricevuto un comunicato via mail con l’oggetto e il testo seguenti (giuro che è vero):
oggetto: boglo, nuova collezione ovilia by giulio attiecchi
testo: alleghiamo foto e schizzi dell’orinatoio ovilia di boglo disegnato da giulio attiecchi

ora, io amo il design e come tutti urino. per questo sarei anche interessato a un pisciatoio di bell’aspetto. non è questo il punto. mi chiedo piuttosto come abbiano fatto ad allegare gli schizzi. naturalmente, mi sono guardato bene dall’aprire quegli allegati. quindi non lo saprò mai.

ps: i nomi del maestro, del prodotto e dell’azienda sono “remixati” a mio gusto per non urtare la sensibilità degli uffici marketing e delle rispettive prostate e vesciche.