definizione, tre lettere: nella tastiera del computer si trova sopra al tasto “canc”.
il babbo, seduto sul balcone
di una breve villeggiatura lontana dalla calura, chiede l’aiuto del pubblico.
“il tasto è ins, papà. i-enne-esse: proprio così”.
“la settimana enigmistica”
la dovrebbero dare in abbonamento vitalizio quando consegni le carte all’inps,
per quanto tempo inganna. lo stesso tempo che la mamma aggira
spignattando.
sul balcone ci sono anch’io:
ed è sempre bello stare in alto, per me nato al pian terreno.
sono lì, a passare una
giornata nella pancia della balena, come non ne passo da un bel po’.
mentre avvito un ombrellone
che placa il sole dei mille metri, mi vien da sorridere pensando a un
ottantenne alle prese con “canc” e “ins”. quasi subito, il sorriso s’incrocia
con la riconoscenza per quella idea di vita che mi è stata trasmessa. un’idea
fatta di onesta quotidianità. un’idea “che lascia una scia”, come dice la
canzone. un’idea alla quale ho aggiunto una sola altra idea: non dare niente
per scontato.
di là dalla finestra, una
radio dice che da qualche parte sta nascendo un figlio di una principessa e, da
un’altra parte, un papa argentino dice una messa per migliaia di brasiliani nel
santuario nacional di nossa senhora da conceição aparecida (detto zico?), che
sembra la finale della coppa america.
io sto qua sul balcone a
praticare la riconoscenza.
per il passato e per il
presente.
per dirla con l’informatica:
ai computer invidio la capacità di archiviare il passato senza perdere nulla;
io, che vivo il presente come un disco sempre vuoto da riempire.
l’archivio. e poi “canc” e
“ins”. e, perché no, un po’ di “control”.
ma il mio tasto preferito è
“start”.