mercoledì 9 novembre 2011

vagoni disperati – fermi tutti! questa è una rapina

ogni tanto mi fa bene prendere il treno per andare al lavoro. così mi rinfresco le idee sul perché, dopo quasi vent’anni di sopportazioni ascetiche, non lo prendo più. a costo di fracassarmi di noia da solo in auto e di correre il rischio che la radio mi aggredisca con una canzone di anna tatangelo, detta anche lady tata.
ho ripreso accidentalmente il treno, dicevo. e pure con curiosità perché alla freccia delle risaie hanno da poco raddoppiato i binari. chissà quali golose novità. infatti: i binari sono aumentati ma non così i treni e le carrozze. il riscaldamento continua a non funzionare (buono per chi conserva le banane) o a funzionare troppo (buono per chi le coltiva). c’è sempre il cinese che mi tossisce addosso. posti solo in piedi. ritardo di quindici minuti “e ti è andata bene”, mi dicono.
l’unica novità, scopro, è la rapina. il biglietto di andata e ritorno per la grande città costa ora 5 euro e 30 centesimi. che, sommati a due biglietti della metro rincarati di fresco, fanno 8 euro e 30 centesimi. in tutto, fermi tutti, 16.000, sedicimila, vecchie lire. per andare in ufficio. mica, chessò, al ristorante (sempre che si trovi posto con l’aria che tira).
e non cominciamo con i soliti bizantinismi secondo i quali un biglietto costa come un caffè al bar o come cinque sms mandati ad cazzum. perché il caffè al bar posso scegliere di non berlo, e i cinque sms ad cazzum posso scegliere di non mandarli. a lavorare invece ci devo andare, bizantinista mio.
adesso la smetto di parlar di soldi che il post si fa meschino. non vorrei finire come quel tale di “occhio alla spesa” che sa tutti i prezzi a memoria e si fa chiamare “il re delle casalinghe”. io, al massimo, posso fare il marchesino della schiscetta.
in fondo in fondo, prendere il treno è anche bello. la fauna pendolare raggiunge punte inaspettate di biodiversità, come sanno bene la mia amica maffie e il mio amico tramp. bus o vagone non fa differenza.
sul mio pendolino dei fossi, ad esempio, trovano il loro habitat diverse specie protette. c’è la signora che si fa la manicure come se fosse al cesso di casa sua. c’è la pecorina di trent’anni che vive su feisbuc e scrive “sono in treno”, e il pecorone che le fa il filo, seduto di fronte, che clicca “mi piace”. c’è il tizio che dorme con il collo piegato all’ingiù oltre le possibilità d’inclinazione di una giraffa. c’è il mio amico broker che inventa aneddoti sulla sua roboante vita sessuale sperando che qualche commessa in astinenza ci caschi. c’è il lemure che non sposta la borsa con cui tiene occupato un ramo, nonostante i venti gorilla in piedi a squadrarlo (facciamo diciannove più un macaco, detto il marchesino della schiscetta). c’è anche la femmina competitiva, già concentratissima e caricatissima quando per il marchesino è ancora notte, che deve salire per prima sul treno alla caccia feroce di un posto a sedere, lasciandosi dietro la scia di compatimento degli alluci calpestati.
e c’è sempre “un tot al metro quadro” che, entrato nel vagone, sbuffa forte e apre tutti i finestrini senza accorgersi che le ascelle al minestrone sono le sue. vuncion.

3 commenti:

AdrianaMeis ha detto...

che bella fauna che incontri :)
io per fortuna oltre a questo tipo di incontri, trovo sempre l'uomo della mia vita, peccato che poi è l'uomo di un'altra, oppure non mi guarda nemmeno.Ma questo sono dettagli.
Ah il prezzo del biglietto...carissimo!

Simona ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
metiu (scappato di casa) ha detto...

mannaggia ai dettagli, cara michi.
mi ero scordato che anche tu pendoli: che compagnia di obliteratori che c'è sui blog!
;)
a presto
-m