domenica 4 maggio 2008

il miglior film del 2008

Into the wild, di Sean Penn

la cosa buffa è che, quando penso che questo è stato il film che finora mi è piaciuto di più quest'anno, mi parte un link. e mi dico: cazzo, questa è una storia che può affascinare uno di vent'anni. non me. eppure mi affascina. mi affascina il modo in cui ti fa vedere i paesaggi e costruisce i rapporti tra i (pochi) personaggi. mi affascina l'idea del bastare a sè stessi ma fino a un certo punto. mi affascinano gli spazi e le sfide (perché mi fanno paura). per quanto mi riguarda, è il film giusto nel momento sbagliato, vista la riflessione sui rapporti umani che contiene. una riflessione che mi ha "accoltellato", così come la grande colonna sonora di eddie vedder. dopo un'alaska di solitudine così, o ti suicidi o vai in vacanza a riccione. io finirò per suicidarmi a riccione.

qui sotto c'è la recensione di pasquale colizzi che ho trovato sull'unità (
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=72392).

«La carriera è una invenzione del ventesimo secolo». Christopher J. McCandless, giovanissimo, fuggì da genitori distratti e da uno stile di vita che non gli corrispondeva. Nel ’90, appena laureato, ritirò i 20mila dollari del suo conto e li donò all’Oxfam. In due anni, senza «telefoni, piscina, gatti e sigarette» - elencava il crooner Roger Miller in "King of the road" - dalla calura di Lake Meal al Grand Canyon, attraversando i campi di grano del South Dakota dove ha lavorato come contadino, affrontando rapide con il kayak o saltando sui treni merci in transito, si spinse sempre più lontano dai luoghi della civilizzazione. Ad un piano intermedio del viaggio un anziano testardo che voleva adottarlo (Hal Holbrook, nominato all’Oscar come miglior attore non protagonista) e Slab City, una comunità di nomadi e vecchi hippies dove fece tappa conoscendo Leonard Knight, un artista settantenne (che appare in un cammeo), creatore di "Salvation Mountain", una sorta di monumento celebrativo di Gesù e dell’amore. Il punto d’arrivo voleva essere l’Alaska, che sarà anche l’ultima tappa, Into the wild.
Trovato come rifugio un "magic bus" abbandonato a Fairbank, dopo 113 giorni dettagliatamente descritti in un taccuino (e alcune foto rimaste nel rullino), nel settembre del '92 la natura gli tira uno di quei suoi scherzi selvaggi. Pentito delle sue scelte? Chi lo potrebbe sapere. Però tra le sue note si legge: "La felicità è reale solo se condivisa". Adesso quello è diventato un luogo di pellegrinaggio, un posto che i turisti (che non sono viaggiatori) raggiungono con viaggi organizzati. Una storia di desideri e fughe, di liberazione, solitudine e ingenuità, raccontata nel ’98 in un istant classic, "Nelle terre estreme", dallo scrittore montanaro John Krakauer. Poi il lungo avvicinamento di Sean Penn con i genitori di Chris e con l’amata sorella, molto diffidenti e infine conquistati da una fiducia reciproca.
In 147 minuti densi di visioni e suggestioni, dallo spirito di Jack London (uno degli autori preferiti dal ragazzo, insieme a Dostojevski e Thoreau) all’epopea steinbeckiana con l’America dei grandi spazi e la mistica del vagabondo, Sean Penn tenta di delineare il carattere difficile di Chris, che naturalmente aveva le sue profonde sfumature, le contraddizioni, gli egoismi di chi decide di fare una scelta estrema e solitaria. Attore che conosciamo, regista di grande personalità al quarto film, giornalista ormai non occasionale, Penn ha una sua idea di cinema a volte anche anacronistico, fuori dalle mode. Vedi quelle continue zoomate, lo schermo a settori come le pellicole anni settanta. Però il risultato è di estrema limpidezza, in questo caso esaltato dall’imponenza dei paesaggi, spesso girati nelle "golden hours", quelle ore a ridosso di alba e tramonto che rendono speciale la luce, catturata da un sapiente Eric Gautier. Tanto da evocare il collega e amico Terrene Malick, regista schivo e a suo modo leggendario, che ha assistito alla proiezione del film il giorno in cui è stato ospite dell’ultima Festa di Roma.
Nella parte, sensibile, molto autentico, aiutato dalle condizioni estreme delle riprese, Emile Hirsch ha dato carne e sentimento ad un personaggio sempre a rischio di “santificazioni” postume. L’attore 22enne, che si è rivelato giusto due anni fa come skater in Lords of Dogtown di Catherine Hardwicke e spacciatore spocchioso nel recente Alpha Dog, ha saputo misurare gli strumenti. Per le musiche Penn si è affidato alle chitarre di Michael Brook e Kaki King ma soprattutto ad Eddie Vedder dei Pearl Jam, un vecchio amico, che lo ha ricambiato scrivendo pezzi bellissimi. In uno strofa si sente la sua voce caldissima che dice: "La nostra società è una razza impazzita".
E sembra questo il nodo irrisolto, volutamente lasciato cadere: quanto siamo disabituati al contatto diretto con la natura, quanto siamo intimoriti dalla lontananza della civiltà. Curioso il giudizio su Chris espresso da alcuni abitanti dell’Alaska e riportato su Wikipedia (la pagina a lui dedicata). Videro quel ragazzo così impreparato e disinformato nel suo tentativo da giudicarlo una sorta di suicida. Non lontano dal luogo in cui era accampato c’erano dei punti d’aiuto ma lui non lo sapeva e non aveva nemmeno una cartina. Sembra di ricordare Grizzly Man di Werner Herzog, un doc su Timothy Treadwell, famoso in America come studioso di orsi bruni e perché viveva lunghi periodi in Alaska a stretto contatto con loro. Tanto si spinse oltre al confine, into the wild, che quell’ultimo volta fu ritrovato sbranato con la sua ragazza.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ovviamente non ho letto la critica, ma sono d'accordo con te sulla magia di questo film, che invece ho visto.

c'e' anche da dire che di film nel 2008 ne avro' visti 2 o3, tutti sulgli aerei...

tutto cio' per verificare se riesco finalmente a commentare e per darti il benvenuto. Il tuo blog spacca (ma non avevo dubbi)

pi

metiu (scappato di casa) ha detto...

grande pi, è bello saperti sull'aereo che guardi film di spessore. come sai sull'aereo io mi cacco sotto e son troppo impegnato a pregare manitù, jahvè, gesù e tutti gli altri che mi vengono in mente per riuscire a seguire un film. ce la sentimmo

Anonimo ha detto...

visnu'?

Anonimo ha detto...

visnu'?

Anonimo ha detto...

visnu'?

Anonimo ha detto...

Ora mi sta venendo una gran voglia di leggere il libro, sai?

Tu l'hai letto?
Grazie per esser passato/a sul mio blog, grazie per aver commentato... LadyMarian