giovedì 29 gennaio 2009

l'avventore

l'avventore certe sere capita in un bar, uno di quelli che se entra una donna la vedi lampeggiare. lì dentro, per la maggior parte dei clienti, la montalcini è dove fanno il brunello; garcia marquez giocava mediano nel valencia di hector cuper; il “mistero buffo” è perché non hai giocato l’asso di cuori; l’unico scrittore contemporaneo conosciuto è giampiero mughini; e la moneta della thailandia si chiama “bath” perché là son tutte battone.
quelle sere gli piace mischiarsi e osservare. osservare anche l’altra porzione degli avventori, dove (non capisce perché) vanno e vengono il commercialista, l’avvocato, il dirigente pubblico, il giornalista, il bibliotecario, il marketing manager. e siccome alla fine se la tira, quelle sere gli viene in mente quella lettera di machiavelli...

“… ritorno all’hosteria: quivi è l’hoste, per l’ordinario, un beccaio, un mugnaio, due fornaciai. con questi io m’ingaglioffo per tutto dì giuocando a cricca, a triche-trach, et poi dove nascono mille contese et infiniti dispetti di parole ingiuriose, et il più delle volte si combatte un quattrino (…)
venuta la sera, mi ritorno in casa, et entro nel mio scrittoio; et in su l’uscio mi spoglio di quella veste cotidiana, piena di fango et di loto, et mi metto panni reali et curiali…”
lettera di niccolò machiavelli a francesco vettori, 10 dicembre 1513

giovedì 22 gennaio 2009

sono d'accordo

"... ci avevano insegnato che sui giornali bisogna raccontare l’uomo che morde il cane, ma oggi è il cane che morde l’uomo la vera notizia. Perché in un mondo di esibizionisti violenti e isterici che hanno reso rivoluzionario il buonsenso, essere normali sta diventando qualcosa di eccezionale".
massimo gramellini, la stampa

lunedì 19 gennaio 2009

omini verdi (col fischietto)

il mio amico pip è discretamente matto. e buona cosa è conoscere i discretamente matti: ti fanno cominciare la settimana recapitandoti alle otto del mattino in posta in arrivo un messaggio del tipo: “finalmente sono atterrati nel mar baltico!”. segue link a un articolo del corriere:
http://www.corriere.it/cronache/09_gennaio_18/meteorite_baltico_allarme_elmar_burchia_2468b918-e582-11dd-9276-00144f02aabc.shtml. l’articolo narra l’atterraggio di un meteorite straordinariamente luminoso che ha fatto gridare agli incontri ravvicinati (ma non so di quale tipo) con i marziani. il mio amico pip, se non s’era capito, li aspetta da anni. dal canto mio, non li aspetto. però con la crisi economica, le prodezze di burdisso, la macchina dal carrozziere, woody allen che invecchia, l'ennesima insalata ormai diventata blu in frigo e il poster di jennifer aniston che si rifiuta ancora di dormire con me, un giro sull’astronave lo farei anch’io. soprattutto, a questo punto mi auguro che i marziani rilevino la gestione del servizio effe-esse della linea che mi affligge ogni mattina: le divise dei capotreni sono già verdi, quindi niente spese inutili. bon, vado a dormire. che domani mattina devo prendere le ufo-esse abbastanza presto.

ho paura del buio

c’è una canzone che finisce così: “adesso la luce del sole è sparita, la foresta si popola di nuova vita”. nell’ultimo mese mi è capitato due volte di godermi per bene il momento in cui il buio prende il posto della luce, e di vivere questo passaggio non dal finestrino di un'auto o di un treno. e neppure dietro lo schermo di un computer né dalla finestra di casa. ma dentro un bosco. la prima volta è stata durante una nevicata memorabile. la neve, bianca e luminosa, ha tenuto in un certo modo lontano il ringhio di un paio di cani incazzati alle calcagna, domiciliati nelle cascine circostanti. la seconda è stata avvolta nella nebbia che, si sa, rende tutto un po’ spettrale. soprattutto i rami degli alberi, magri come l’inverno. questa volta a tenere a bada il brivido che corre per la schiena quando arriva il buio c’hanno pensato due gufi. abitano in un’oasi per il recupero di rapaci impallinati dai cacciatori. e in quel posto, si può dire, li ho visti crescere. chissà se un giorno li libereranno o se ormai sono talmente rincoglioniti da dover finire i loro giorni in quel gabbione: sinceramente, non ho mai avuto il coraggio di chiederlo ai loro salvatori. loro, i gufi, ti guardano guardarli da dietro le fessure. e pensano quanto sono idioti quegli esseri che prima li hanno fucilati, poi li hanno curati e adesso li spiano dal buco della serratura.
“narra una leggenda popolare che dio creò il mondo con tutti gli animali, ma che poi, riguardando il gufo, un po’ si pentì di averlo fatto così strano, con occhi così grandi, abitudini bizzarre e notturne. allora gli volle fare un grande dono: sarebbe diventato l’animale della buona sorte, quello che avrebbe sempre portato con sé i buoni auspici per migliorare la vita di coloro che se lo sarebbero tenuto vicino, senza averne paura”.
(grazie ad a + elle per aver diviso con me quei diversi tipi di buio. e grazie ad a per la "leggenda del gufo").

sabato 17 gennaio 2009

la seconda impressione

quattro anni fa, più o meno mezzogiorno. un bel mezzogiorno di una bella giornata di sole, quel sole limpido e gelato che c’è solo in montagna in pieno inverno. il paese è in fermento: il giorno dopo c’è la gara di discesa libera valida per la coppa del mondo. qui il fermento comincia alle sette del mattino e l’unico che va al bar a fare colazione alle 12 sono io. anzi, oggi non sono solo: un camperista esce dalla sua casa su ruote, barba di una settimana, occhiali da sole, aria di chi ha dormito molto poco. addosso maglietta, giubbotto di jeans e scarpe da ginnastica slacciate (ci saranno sì e no due gradi). entra al bar e ordina una birra per colazione. abituato al milanese con il suv e la bionda abbronzata, il barista dell’hotel valtellinese lo guarda come si guarda un delinquente. e prima di versargli la birra vaga con lo sguardo pensando “che barbon” e cercando l’intesa di qualche mummia seduta ai tavoli col decaffeinato.
il giorno dopo - con la barba di una settimana più un giorno, il casco al posto degli occhiali da sole, la tuta della nazionale americana invece del giubbotto di jeans - sugli sci a 130 all'ora bode miller ha vinto la discesa libera. secondo, a quasi un secondo, è arrivato uno svizzero che probabilmente era andato a dormire alle cinque del pomeriggio.

domenica 11 gennaio 2009

matematica


secondo gli organizzatori, questo blog (nella sua vecchia versione) è stato visitato da mille lettori. secondo la questura, i lettori sono stati due.

sabato 10 gennaio 2009

buon anno?

“se son d’umore nero allora scrivo”, dice una canzone. nel mio piccolo, succede anche a me. ma mi capita di scrivere anche perché sono di buon umore. da qualche tempo, però, non ho più un umore. è per questo che aggiorno con troppa parsimonia questo spazio di cazzeggio: avevo cominciato a scrivere per un’esigenza e perché avevo delle storie (mie, delle persone con cui passo un po’ del mio tempo, inventate) che mi giravano in testa. era un modo di scaricare energia e di riprendermela sotto diversa forma. ora quell’esigenza è in un certo modo finita e quelle storie faccio sempre più fatica ad afferrarle. comunque, visto che ci siamo, per il 2009 auguro a chi passa di qui “pace, risate, fatica, e fiori nei campi di ortica”, come dice un’altra canzone. a me auguro un buon 2010, che il 2009 m’ha già scassato.

fontane

passo davanti a una fontana semigelata, in questi giorni di freddo torrido. la guardo e mi vengono in mente i versi di petrarca: "fontana di dolore, albergo d'ira". e mi chiedo se sia giusto.