martedì 23 giugno 2009

fornelli disperati – il futurista

se non fosse per la battaglia contro la pastasciutta – che non condivido – in cucina ho scoperto di essere una sorta di “futurista”. leggo che il precursore della cucina futurista è considerato un cuoco francese, tal jules maincave. costui nel 1914 aderì al movimento artistico e, annoiato dai “metodi tradizionali delle mescolanze”, a suo dire “monotoni sino alla stupidità”, si ripropose di “avvicinare elementi separati da prevenzioni senza fondamento”. e auspicò la creazione di “bocconi simultaneisti e cangianti”. esattamente quello che faccio io, senza saperlo, quando apro le scatolette in offerta della settimana e le fondo in un unico calderone. oppure quando mescolo roba scaduta da un paio di settimane con altra che scadrà tra due mesi per bilanciare le scadenze, ottenendo simpatici arcobaleni batterici.
ma proprio mentre comincio a compiacermi dell’arte che potrebbe celarsi dietro la mia demenza culinaria, m’imbatto in quel passo sulla pasta: “l’alimento amidaceo”, sostenevano marinetti e i suoi sodali, sarebbe "colpevole di ingenerare negli assuefatti consumatori fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo”. mi domando che gli avrà fatto di così male lo spago coi frutti di mare. gli avranno rifilato del pesce avariato, mi rispondo, e non aveva tisane al finocchio a portata di mano.
nella mia enciclopedia sulla storia della cucina scopro poi che i futuristi si impegnarono anche a italianizzare alcuni termini di origine straniera. il cocktail, per esempio, divenne la polibibita (che si ordinava al quisibeve e non al bar). in modo analogo il sandwich prese il nome di traidue, il dessert di peralzarsi e il picnic di pranzoalsole. com’è evidente, i futuristi non stavano bene. ma quando l’altro giorno, nel bel mezzo di una conferenza a cinisello balsamo, c’hanno proposto un networking lunch invece del pranzo ho sentito dentro di me agitarsi il fantasma di marinetti. poi mi son fatto un piattone di pasta e sono tornato il fiacco, inattivo e neutrale di sempre. giusto in tempo per russare un’oretta davanti alla sessione pomeridiana di power point.

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