lunedì 25 luglio 2011

il mio amico ben

qualche sera fa è venuto a trovarmi il mio amico ben. è stato qui, a cinquecento metri dall’ufficio dove lavoro. lo aspettavo.
quando è arrivato sono rimasto a bocca aperta. a guardare e ad ascoltare. all’inizio, l’ho fatto quasi con devozione: guardavo e ascoltavo “dal basso verso l’alto”.
poi mi sono rilassato. ho spento devozione e cervello.
ho tenuta accesa solo l’anima.
e allora mi è sembrato di essere seduto con le gambe incrociate, le braghe corte, su una spiaggia della california, col mio amico a suonarmi la chitarra lì di fianco.
un paio d’ore dopo l’ho salutato battendo le mani che non finivo più.
poi mi sono incamminato piano verso la macchina. era quasi mezzanotte di una bella notte, e quel movimentato corso alberato dove lotto sanguinosamente per il parcheggio tutte le mattine ha cominciato a trasfigurare.
me lo ricordo che sembra adesso. quindi tempo presente.
gli alberi del corso, che sopportano religiosamente mille macchine sulle loro radici, sono i santi gospel di “where could i go”. la ragazza sul motorino, sono certo, è una tremenda bugiarda ma dentro di sé porta un meraviglioso diamante. l’aria di milano questa sera di luglio è talmente fresca e inconsueta che mi sembra di poter cambiare il mondo con le mie sole mani. ma non posso cambiare me stesso. perché non mi conosco.
poi i santi, la ragazza, l’aria fresca e le mie mani che cercano le chiavi dell’auto lasciano il posto ai ricordi: dieci anni, forse venti. il mio amico è dappertutto.
l’auto punta verso casa. accendo lo stereo.
adrenalina. groppo in gola. ancora adrenalina.
“burn one down” è nelle cuffiette la prima volta che ho preso un aereo.
“ground on down” è tutte le volte che avrei dovuto gridare e non l’ho fatto.
“with my own two hands” è un asino che mi guarda in un cortile bollente di rodi. bollente come il reggae.
true happiness is “having wings”, e scendo in macchina dal sole della maiella verso il mare.
“better way” è una picchiata in bici giù dal gavia. “fly one time” è quando salgo: vola almeno una volta. ho volato. e voglio rifarlo.
“boa sorte” è un finestrino del treno, tornando a casa.
“by my side” è la carezza malinconica della domenica sera.
nel video di “diamonds on the inside” ci sono tutti i colori che vorrei vedere la mattina al suono della sveglia.
“mama’s got a girlfriend now” è divertimento. punto e basta.
i’ve been “waiting for you” è sempre.
“don’t give up on me now” è la mia pelle, collezione 2011.

il flusso è finito. e il mio amico è ripartito per la california. io vado a dormire perché domani si ricomincia. i believe in a better way, nonostante tutto.
come il mio amico ben.

http://www.benharper.com/media/videos/better-way
http://www.youtube.com/watch?v=bq_6tm8ibmc

2 commenti:

Melinda ha detto...

Con questo tuo post ho sognato con te, deve essere stata un'esperienza incredibile.
Mi fai tenerezza Metiu :*

metiu (scappato di casa) ha detto...

dieci piani di tenerezza, come la carta igienica. o era morbidezza?
vabbè, tanto abito al primo.
grazie bella, un abbraccio grande