venerdì 31 luglio 2009

scuse

dopo “scusa se ti chiamo amore” e “scusa ma ti voglio sposare”, è già pronto il nuovo bestseller di federico moccia. si intitolerà “scusa se vado a puttane”.
roberto rosas
(l'ho letta su internet e non riesco a smettere di ridere)

giovedì 30 luglio 2009

sudori

guardo l’albero fuori dalla finestra del mio ufficio: foglie immobili come in un quadro di de chirico. il vento, o almeno la brezzolina, in sta pianura torrida ‘e mmerda sono un optional. un optional che puoi avere solo facendo roteare le pale del ventilatore o, ma solo per i più fortunati, premendo il tasto dell’aria condizionata. io l’aria confezionata ce l’ho solamente in auto, ma l’altro giorno un tubo che la conduce ha abbandonato questo mondo, riversando sul tappetino alla mia destra un liquame orrendo e frigido. l’incidente è avvenuto di notte e la mattina sono stato accolto in macchina da un sentore di cadavere: il tappetino, già reso batterico da scarpe altrui (non riesco a guidare stando sul lato passeggero, anche quando per il caldo sul mio sedile mi arde il culo), s’era imbevuto fino a creare un effetto pulp fiction. ma a me non m’ha aiutato nessun signor wolf: ho buttato il tappetino morto da solo, con le nude mani, e mi sono messo in viaggio verso la metropoli. nonostante i finestrini abbassati l'odore del feretro ha continuato a rimanere lì, vagante nell’aria ferma. l’unica cosa non immobile dentro l’auto erano le mie gocce di sudore.
dopo aver parcheggiato, staccare i pantaloni dal sedile per scendere è stata dura. ma alla fine ce l’ho fatta, con un rumore tipo “splot”. e mi sono trascinato lento a scaldare la sedia (in senso estivo, non “brunettiano”) di chi mi paga per lasciargli la sindone delle chiappe su un tessuto verde ikea.

giovedì 16 luglio 2009

tutto davvero buono

è una serata di lavoro assai sudata. tra una cosa e l’altra trovo il tempo di appropinquarmi al discreto buffet. assaggio con giuoia i prodotti tipici offerti dal paese sponsor dell’evento. roba pesantuccia, con sto caldo. ma sarà la fame o che dal mio frigo escono solo prodotti ricercati dai carabinieri del noe (il nucleo operativo ecologico), che alla fine me la pappo. sbocconeggiando fingo di mandare sms, come tutti quelli che ai buffet non conoscono mai un cazzo di nessuno.
poi, dal nulla, spunta il pro-console del paese sponsor: “piace nostrce spescialitov?”. deglutisco un tronco di pesce del baltico agliatissimo e lo tranquillizzo subito: “tutto davvero buono, grazie”. “quale suo preferito?”, rilancia dall’alto dei suoi due metri il diplomatico. “sicuramente il vino”, e gli sorrido da un paio di spanne più in basso. anche lui mi sorride, ma per pietà: scoprirò a fine serata da un collega che il vino era l’unica “specialitov” italiana.
la classica figura di merda colossale. per fortuna, almeno, che fiammetta è entrata nella band sennò pensa che estate passavo.