giovedì 30 luglio 2009

sudori

guardo l’albero fuori dalla finestra del mio ufficio: foglie immobili come in un quadro di de chirico. il vento, o almeno la brezzolina, in sta pianura torrida ‘e mmerda sono un optional. un optional che puoi avere solo facendo roteare le pale del ventilatore o, ma solo per i più fortunati, premendo il tasto dell’aria condizionata. io l’aria confezionata ce l’ho solamente in auto, ma l’altro giorno un tubo che la conduce ha abbandonato questo mondo, riversando sul tappetino alla mia destra un liquame orrendo e frigido. l’incidente è avvenuto di notte e la mattina sono stato accolto in macchina da un sentore di cadavere: il tappetino, già reso batterico da scarpe altrui (non riesco a guidare stando sul lato passeggero, anche quando per il caldo sul mio sedile mi arde il culo), s’era imbevuto fino a creare un effetto pulp fiction. ma a me non m’ha aiutato nessun signor wolf: ho buttato il tappetino morto da solo, con le nude mani, e mi sono messo in viaggio verso la metropoli. nonostante i finestrini abbassati l'odore del feretro ha continuato a rimanere lì, vagante nell’aria ferma. l’unica cosa non immobile dentro l’auto erano le mie gocce di sudore.
dopo aver parcheggiato, staccare i pantaloni dal sedile per scendere è stata dura. ma alla fine ce l’ho fatta, con un rumore tipo “splot”. e mi sono trascinato lento a scaldare la sedia (in senso estivo, non “brunettiano”) di chi mi paga per lasciargli la sindone delle chiappe su un tessuto verde ikea.

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