
"voglia di tenerezza. e consapevolezza, quasi ostinata, di non poterla avere, né in vita né in arte. ho visitato la mostra di antonio ligabue, a milano, e ho pensato a salgari – con tutte quelle tigri dipinte – ai cartoni animati, alle fiabe orientali, al caminetto di casa. tra animali, castelli, scene di caccia e colori chiassosi ho pensato del pittore senza regole, vagabondo e segnato dalla follia, a un bimbo che sogna e che chiede al disegno di realizzarne i desideri. e poi ho guardato negli occhi i soggetti dipinti, quasi mai umani: "la lepre", il "cane setter in ferma", i signori de "ritorno dai campi con castello" mirano lontano dal centro abitato, le spalle opposte agli uomini, il destino affidato a un sentiero, la sconfitta in una ragnatela ("interno con ragnatela"). infine, ho visto un'incredibile passerella di autoritratti, tutti con gli occhi mesti, a un angolo, da umile contadino che parla agli umili. che ha voglia di tenerezza. e che sa che nessuno gliela può dare".