qualche giorno fa sono stato a una conferenza. tra i relatori c’era vincenzo cerami, un signore che tra le altre cose ha scritto un film da premio oscar. parlando di cinema, pubblico e critica ha raccontato un aneddoto bellissimo. negli anni sessanta, quando era un giovanissimo autore agli esordi, dice che esisteva una proiezione-test dei film prima della loro uscita. proiezione alla quale gli autori imberbi non potevano assistere. la reazione del pubblico, allora, era da leggere nelle facce dei produttori dopo il test. se era andato tutto bene erano sorridenti e annunciavano: “dalla prossima settimana siamo nelle sale”. s’era andato male, cioè se le cavie avevano mugugnato, sbadigliato o se n’erano proprio andate dalla sala, il produttore scrollando la testa annunciava: “niente da fare. questo film lo mandiamo al festival di venezia”. ecco, in questa storia c’è tutto quello che penso da anni sulla cultura alta e sulla cultura bassa.
oggi le cose per fortuna un pò sono cambiate. purtroppo sono cambiate anche le attrici. oggi ci becchiamo la bellucci, all'epoca cominciava la cardinale. guarda che bella (e che brava). comunque questa riflessione mi ha fatto tornare la voglia di andare al cinema. era un sacco che non ci andavo, per un’infinità di motivi. principalmente perché da un po’ di tempo le proposte per andarci mi arrivano da gente con cui non ci voglio andare. una serata al cinema è una cosa importante, mica un giro al multisala a spendere dodici euro per pieraccioni e i popcorn. se vado avanti a ragionare così mandano anche me al festival di venezia (quello degli anni sessanta).
in realtà credo che tra certa arte troppo seria, quella dei film vietnamiti con i sottotitoli da guardare vestiti di nero e con la ruga fissa in mezzo alla fronte, e i vanzina ci sia una sana via di mezzo. la maggior parte del pubblico la puoi trovare lì. me compreso.
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