a testa alta e ascella bassa
affronto la bella stagione. bella sì, ma disseminata d’insidie.
tipo i matrimoni dei cugini:
il più recente l’ho subìto settimana scorsa.
ti eviterei la tiritera che
devo gestire in questi casi, così come tutti i ganassa che si presentano
all’appuntamento con gli orridi lanci di riso senza passeggini da spingere e
mano nella mano con la donna invisibile.
te la eviterei, appunto. ma
visto che sei venuto qui senza essere obbligato, te la becchi: “dove hai
lasciato la morosa?”, “e tu quando ti sposi?”, “fammi vedere come stai con in
braccio il cuginetto”.
è bene saperlo: la prova-zie
dura poco. e a ogni matrimonio è sempre più breve, che piano piano si perdono
d’animo anche loro, seppur apparentemente indistruttibili come le prime fiat
panda.
e poi mandarle a quel paese
non è bello.
per questo io sorrido,
sorrido sempre. elargisco destabilizzante serenità.
con le amiche della sposa
m’invento di essere un giovane vedovo. raccolgo attestati di solidarietà e
spesso il numero di cellulare.
se sono in forma riesco a
battermela prima del dolce, adducendo improvvisi impegni di lavoro, proprio
mentre un gruppo di facinorosi della bassa padana con ossessioni
para-sudamericane si contorce sulle note di “una mano en la cabeza”.
pochi metri più in là una
selezione di commesse su tacchi pericolanti, mista a gagà appassiti con la
cravatta annodata in testa, abbozza un trenino.
e io, fermo come un
passaggio a livello guasto, sorrido. pronto alla fuga.
la locomotiva accelera, i
vagoni aumentano.
è il momento giusto.
mi congedo rapidamente – dal
neonato bavoso, dai patriarchi bavosi, perfino dal padrone della melunera dove
si è ovviamente mangiato da schifo – e sono libero.
al che sento alle mie
spalle: “sei in moto? mi dai un passaggio?”
“no, sono in bici”,
rispondo.
l’amica della testimone mi
guarda con sospetto, manco fossi un passaggio a livello guasto.
“dai, che cosa cambia?”, le
faccio. “sali sulla canna e andiamo: fazzoletto
al collo, lo sguardo incazzato, per me una birra media, per te un gelato. anzi
no, io prendo una minerale che la birra mi fa venire il reflusso”.
“in giro per il mondo come sopra un razzo, anche se poi abbiamo fatto il giro del palazzo – ribatte. – per il
reflusso conosco delle pastiglie che fanno miracoli”.
apperò.
potrei fingere di redimermi,
almeno per partecipare al mio addio al celibato.
*con tre euro in più sul prezzo di copertina ti porti
a casa anche il cappello di paglia per l’estate, il braccialetto anti vomito da
usare sull’aereo di ritorno da ibiza e la raccolta dei grandi successi di
jovanotti cantati a spaccagola da me al concerto di san siro (#metiuneglistadi)