mercoledì 24 aprile 2013

donne, du du du


ai tempi del liceo bazzicavo un’aspirante parrucchiera, espertissima di politica. si sa, tutti quelli che avrebbero saputo come governare il paese, purtroppo, sono stati impegnati a tagliare i capelli o a guidare il taxi. ora scrivono su facebook.

poi ho avuto il classico colpo di culo con una specie di modella olandese, io, alto poco più di albano. riuscii a limonarla una sera ad amsterdam, seduti al bancone di un coffee shop.
mi lasciò quando le confessai che per salire sullo sgabello avevo dovuto prendere la rincorsa. 

quindi all’università c’è stata quella patita d’informatica, una ragazza piuttosto fredda. alla fine di ogni rapporto mi diceva: “è possibile rimuovere l’hardware”.

per ora la finisco qua così diventa un serial. e poi si è finalmente liberato il bagno: un ottimo modo per festeggiare i cinque anni di questo blog, compiuti ieri, ma a quanto pare me ne sono accorto oggi. 

venerdì 12 aprile 2013

la settimana in dieci comode suppostine


austerity al salone del mobile di milano: il taglio del nastro inaugurale affidato al fattorino peruviano di mondo convenienza.

scala le classifiche il nuovo singolo dei modà: “se si potesse non morire” ci toccherebbe ascoltarli per sempre. piuttosto mi getto sotto un treno come anna karenina.

ricerca: spopolano su twitter le donne del cancro. hanno 140 caratteri nel dna.

emergenza carne equina – nelle sale il nuovo film di robert redford “l’uomo che sussurrava alle polpette dell’ikea”.

la scomparsa della tatcher. la lady di ferro ha chiesto di essere cromata.

la scomparsa della tatcher. marx non sta più nella tomba: “se la pijo la cromo”.

russia, è ufficiale: l'abuso di incenso fa lo stesso effetto degli acidi.

trovato a casa di bettega uno chagall rubato. agnelli: quadro vinto sul campo. moratti chiede al louvre la restituzione della gioconda.

da questa settimana puoi seguirmi anche su facecul, ma non seguirmi quando sono in macchina perché son più le volte che mi perdo.

piesse: è inutile che ti versi un bicchiere d’acqua per mandarle giù. ho detto sup-po-sti-ne.

venerdì 5 aprile 2013

fauni, olindi e ore legali sul pianerottolo disperato


natale è passato da un po’, o sbaglio? eppure i miei vicini di pianerottolo espongono ancora sopra la porta di casa quelle inquietanti decorazioni in stile foresta svedese: sbuchi dall’ascensore e ti ritrovi nel “labirinto del fauno”.
presumo le abbiano comprate all’ikea, nelle cui polpette – insieme a varenne – temo di finire pure io ogni volta che incrocio la coppia.
lui, un tipo sfasato sulla trentina. credo lavori per la derattizzazione, altrimenti non capisco che cosa ci faccia tutti i sabati e le domeniche fisso in garage o in cantina. è quel genere che ti guarda come se tu gli avessi vomitato di fresco sul cofano della macchina lavata.
lei, non so: di certo ha un’espressione lucida come janis joplin sul palco di woodstock. forse è lei che gli vomita sul cofano.
sabato sera, rientrando, m’imbatto nei due che battibeccano sulla soglia di casa – sotto le fronde ikea, la porta spalancata – a proposito della fuga del loro gatto, alfredo.
hanno due facce che i bookmaker li danno per favoriti al prossimo incontro mondiale delle famiglie, davanti anche ai misseri e ai romano-bazzi. quarti i parolisi. crollano le giocate sui franzoni. spalti gremiti al limite della capienza. arbitra il signor bruno vespa dall’aquila, guardalinee i signori paolo crepet da torino e carlo giovanardi da modena. nell’intervallo dj set del cardinale ruini per la beatificazione di povia.
ma torniamo sul pianerottolo.
“buonasera”, dico ai due litiganti.
“mmmmms…sera”, gorgogliano i due litiganti.
entro rapido nel mio bunker. mi barrico, urino in abbondanza per l’ansia e mi rannicchio sul divano.
su la7 danno “mangia, prega, ama” con julia roberts: un film talmente brutto che, dopo venti minuti di sbadigli e ovvietà, mando avanti l’ora con quattro ore di anticipo pur di levarmelo di torno.
prima di dormire penso ad alfredo: gattone, resta fuori, non tornare. che da domani con l’ora legale si può fare l’aperitivo sui tavolini all’aperto e c’è ancora una bella luce. croccantini e crodino, offro io.