domenica 29 aprile 2012

lov is ol ui nid – ben, tranquillo, al massimo ti risposo io

torna lov is ol ui nid”, la posta del cuore dei senzafamiglia. una rubrica in via di estinzione tanto che neppure io ne ricordavo l’esistenza. la sola a cui non ha mai scritto nessuno e, nonostante questo, la redazione non si è inventata lettere farlocche di finti lettori a cui rispondere vantandosi.
oggi mi tocca rianimarla perché ho ricevuto una mail. te la copincollo qua sotto, insieme al sospetto che l’abbia mandata una delle mie numerose sorelle.

caro reietto,
ti scrivo perché sono stata colpita dalla separazione tra l’attrice laura dern e il cantante ben harper, che so essere uno dei tuoi preferiti.
ricordo perfettamente quel natale in cui tentasti di spiegare al tuo primo nipotino, dell’età di un anno e mezzo, come fosse meglio diventare eroinomani piuttosto che frequentare i concerti di biagio antonacci, come faccio io. poi, per i due anni del piccolo, gli regalasti “live from mars” di ben harper con una precisazione nel biglietto di auguri: “comunque ai concerti di antonacci è pieno di gnocca”.
mi chiedevo, in qualità di fan e di senzafamiglia, come ti poni di fronte a questa notizia che riguarda il tuo adorato ben?
ti ringrazio per la risposta
baci
la sorella del reietto

cara sorella del reietto,
ti ringrazio per la domanda: torno con gioia a occuparmi dell’ammore con la “a” minuscola perché a me le maiuscole mi stanno sul cippo.
e così laura dern ha lasciato ben harper. se fossi donna sarei io quella sposata con ben harper, altro che ‘sta zoccoletta. mi chiedo: ma come si fa a mollare ben harper?
un conto è mollare me, che a un certo punto sembrava essere diventato il terzo sport nazionale dopo il calcio e il lavaggio della macchina il sabato pomeriggio.
a proposito: ti ho mai detto della volta in cui sono stato scaricato via mail da una tizia con cui non stavo insieme? mi ha chiesto di “fare un passo indietro”. io non ricordavo di aver mai fatto un passo avanti. le ho risposto: “ma che è? un, due, tre… stella?”
poi di messaggi deliranti sui telefonini ne riceviamo tutti.
io mi sono posto l’obiettivo di mollare qualcuna via satellite che il digitale terrestre è troppo da poveretti.
sto divagando.
veniamo a noi: al concerto di biagio antonacci – anche se è pieno di topolone – non ci vengo. la croce, se vuole, la porta tuo marito. io vado a consolare ben harper che quest’estate viene in tour in italia.
ah, domani sera passo a cena da voi che la mamma non mi accetta più. al citofono fa rispondere dalla vicina polacca, una stronza fatta, facendole dire che lei e il papà sono andati in montagna e che comunque è ora d’imparare a cucinare. quindi: o vengo da voi o mi faccio crescere i baffi e invado la polonia*.
essendo obiettore di coscienza preferirei la prima (anche perché la polacca, francamente, è uno sgabuzzino).
baci
il fratello della sorella del reietto


per la posta del cuore dei senzafamiglia scrivi a: scappatodicasa@gmail.com
stesso indirizzo per spedirmi i buoni pasto che ti avanzano. prima però devi fare la scansione. bisogna proprio dirti tutto

ti ricordo che è tempo di dichiarazione dei redditi: da quest’anno puoi versare l’otto per mille a scappatodicasa! la prima onlus (con la residenza a montecarlo) che si occupa della tutela dei senzafamiglia. altro che i sottanoni, l’unicef e il wwf

martedì 24 aprile 2012

scrivanie disperate – la parabbola dell’uomo ragno

ci sono giorni che vorrei mandare tutto a puttane. adesso, per colpa dello zio malato, tocca pure precisare: volevo dire “mandare tutto al burlesque”. ma poco cambia.
sono giorni che cominciano come questa mattina che mi sono alzato storto e il mondo fa di tutto per assecondare l’inversatura. per dire: riesco a non bruciare il caffè ma ho finito lo zucchero. il capo mi chiama sul cellulare alle 8.34. soprattutto, nel bagno dell’ufficio non scende l’acqua dal bidè.
non so te, io una sciacquata dopo il pit-stop ci tengo a darla. una giornata di lavoro culo-cagato la puoi affrontare solo se di professione fai tarzan e pulisci la gabbia dei leoni*(1). ma io, pur con un’intima passione per la natura, faccio un altro mestiere.
così, col bidè fuori uso, me ne sto lì appoggiato indeciso se far risalire o meno i calzoni in sede, quando mi viene la genialata: di gambe sono allenato, azzardo, e a scuola col quadro svedese me la cavavo benino. perché non tentare un bidé in sospensione nel lavabo?
allora metto un piede sulla tazza del water e l’altro sul muro, con una mano apro l’acqua e con l’altra gestisco uno shampoo per capelli nodosi che non so che cosa ci faccia lì.
e che dio assista l’uomo ragno dell’igiene intima.

circa dieci minuti dopo.
ti sto scrivendo deterso e senza fratture di rilievo. dio c’è, che mi serva da lezione.

il senso di questo post, o parabbola, si estrinseca nel fatto che il mio intestino percepisce oramai l’ufficio come la propria casa*(2): sarà che ci passo circa 12 ore ogni giorno che il protettore degli uomini ragno manda in terra?
e ciò significa che se mi capitano periodi di tappo non serve l’activia: la mia marcuzzi si chiama scrivania. varco la soglia del lavoro, giusto il tempo di accendere il computer e sento rombare il motore.

ah, buona merenda vista l’ora.

note a cura del comitato scientifico di scappatodicasa.com:

*(1): tarzan non ha mai pulito la gabbia dei leoni. il compito era affidato alla colf ucraina poli-laureata
*(2): l’affermazione è al solito approssimativa. in effetti il titolare del blog espleta con discreta frequenza anche tra le mura domestiche*(3)

note a cura di metiu scappato di casa:

*(3): vi pago per la supervisione scientifica dei contenuti del blog non per contare quante volte vado al cesso

e questa è la parabbola più bella che c’è: www.youtube.com/watch?v=-e0hpumo0qy


sabato 21 aprile 2012

anche se non sono pronto

sono disorientato.
come fa una rana a fare dentro e fuori dall’acqua nel tempo di un “cracra”?
questa mattina la pioggia ha lasciato il posto al sole e io non sono pronto. toccherebbe uscire e io non sono pronto. toccherebbe organizzare il ponte della liberazione e io non sono pronto. toccherebbe rispondere a domande su dove andrò in vacanza questa estate e io non sono pronto. toccherebbe scoprire la pelle bianca e io non sono pronto. toccherebbe sghignazzare mangiando il gelato e io non sono pronto.
potrei sentirmi pronto per andare al parco, sedermi su una panchina e dare da mangiare ai piccioni. questo sì. ma i piccioni più sensibili finirebbero per dare da mangiare a me.
dopo averlo stramaledetto come una prigione, me ne accorgo adesso che se ne è andato: il maltempo di questo mese mi ha dato una mano.
“eppure non mi sono mai sentito così libero”, come dice la miglior canzone italiana dell’era geologica che stiamo vivendo*.
occhei, esco. anche se non sono pronto.

venerdì 13 aprile 2012

fornelli disperati – a cena con maledetta

suonano alla porta: è maledetta parodi.
non l’aspettavo. entra senza chiedere permesso, si siede e mi guarda con aria severa. corrispondo di malavoglia il suo sguardo con l’aria meno intelligente che mi viene, qualcosa tra bobo vieri e valeria marini, sperando: “magari se ne va”.
e invece comincia con le domande.

anziché parlare male dei programmi di cucina sul tuo blog, perché non impari a cucinare?
non ho mai parlato male dei programmi di cucina*(1). giuro.

impara dal tuo amico: lui si è dato da fare e adesso è un cuoco più che discreto…
occhei. il ragazzo è uno che prende le cose molto seriamente. pure troppo. per dire, oltre che di arrosti adesso è appassionato di religione e nel weekend di pasqua si è volatilizzato. poi sono venuto a sapere che si è fatto la via crucis il giovedì, la veglia funebre il venerdì e una doppietta di messe tra domenica e lunedì.

quindi?
martedì si è fatto crocifiggere sulla scrivania dell’ufficio.

che cosa prepari per cena? pensavo di fermarmi anch’io.
dovrebbe essermi rimasto del pangasio*(2) in freezer. ma ho il timore che con il riscaldamento globale si stia scongelando.

ma che cosa c’entra il riscaldamento globale?
c’entra. e sentiti responsabile, tu e tutte quelle come te che accendono fornelli, forni e griglie in continuazione.

quindi niente cena? che allegria…
appunto, “senza cena però che allegria”: te la ricordi la sigla di remì? era un senzafamiglia pure lui, così come la piccola fiammiferaia. adesso ci chiamano singol ma non cambia un cazzo*(3).

ma smettila! remì era un povero orfano con la scimmietta per compagnia.
pensa che in cina se le mangiano le scimmie. tu come le cucineresti? in salmì? fritte? alla livornese? alla diavola? in umido? guarda, ti ho trovato anche il titolo del tuo nuovo programma sulla cucina etnica: “maledetta in de uord”.

driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinnnnnnnn.
ma si può fare un sogno del genere?

note (a cura del comitato scientifico di scappatodicasa.com):

*(1) bugia palese (aggravata dallo spergiuro): un post sì e l’altro pure metiu sparla della parodi, di caressa, di ramsay, della clerici e anche dei cuochi del reparto piatti pronti dell’esselunga.

*(2) in realtà il pangasio, ottimo pesce radioattivo del fiume giallo, non è commercializzato in italia. metiu è visibilmente in difficoltà sotto i colpi incalzanti della parodi.

*(3) altra imprecisione: la piccola fiammiferaia, nota lesbica, convive tutt’ora con lady oscar. singol una sega.

venerdì 6 aprile 2012

sondaggi disperati – il calo delle nascite è colpa dei blog?

il mio ottavo nano, se esistesse, si chiamerebbe “singolo”.
questo post di queen zit mi ha fatto riflettere su una caratteristica comune a singoli e singole: quella di non sapere dove si trovano e se davvero esistono. un po’ come lo spirito santo, i treni della milano-alessandria e gli occhialini ai raggi x dell’“intrepido” che ti facevano vedere le donne nude.
così mi è venuta voglia di fare un sondaggio onlain per capire dove sono nascosti i milioni di singol italiani. conto sulla tua preziosa collaborescion perché quella del professor mannheimer (o come diavolo si scrive) costa troppo.
butto lì una ridda di ipotesi che comprendono anche quelle della dottoressa queen zit di “continua così che resti zitella”.

ipotesi scai (bai queen zit)
presi dallo sconforto, a natale i singol hanno abboccato all’offerta scai (la tivvù che se paga) e stanno tappati in casa, uccisi di telefilm e birra, con telefonini zeppi solo di sms con offerte relative al pacchetto “cinema+champion’s+porno+gordonramsay+caccia&pesca”.

ipotesi piselli in fuga (e galline pure)
sono tutti emigrati. è la risposta dei singol ai “cervelli in fuga”, adattabile in: “piselli in fuga”, “galline in fuga”, “travestiti in fuga”. ognuno secondo i suoi gusti.

ipotesi maya de noantri
in realtà i singol non esistono. ma potrebbero materializzarsi improvvisamente insieme agli ufo il 12/12/2012.

ipotesi giacomino l’ha fatta ancora
sono coinvolti da coppie, pietose e crudeli, in cene casalinghe dove devono fingere interesse per le differenti e innovative tonalità della diarrea espulsa dal neonato degli amici.

ipotesi movida degli scoppiati
coltivano il loro lutto bazzicando penosi locali latinoamericani ripieni di divorziati e separati rancorosi che iniziano qualsiasi conversazione con amici o estranei facendo riferimento a “quella là” (la ex moglie o la ex fidanzata) o a “quello là” (l’ex marito o l’ex fidanzato).
al sesto chupito si fanno convincere dal buttafuori e dalla barista (che stanno insieme, se non l’avevi capito) a iscriversi a una crociera per singol.

ipotesi pippe&blog

non escono mai di casa perché sono troppo impegnati a scrivere sui blog.

ti sarò grato se vorrai votare facendo una “x” sullo schermo del computer.
per gli italiani all’estero c’è il solito avanzatissimo sistema della lettera da spedire a: scappato di casa, presso ministero degli interni, milanopiùomeno (la via e il civico non metterli che arriva lo stesso. il postino sa che sono sempre in casa a scrivere il blog e mi butta la posta direttamente sul balcone insieme a un po’ di provviste).

piesse: queen zit, mersì bocù, ti devo un’idea!